Nei commenti che leggiamo in giro a proposito della conclamata presenza di organizzazioni riconducibili a George Soros – finanziere e speculatore globale, attivo da decenni con "attività filantropiche" finalizzate a provocare "rivoluzioni colorate" – vediamo con chiarezza come il pensiero di questa "sinistra" sia diventato bipolare in senso psichiatrico. Ogni cosa è o buona o cattiva, prima ancora di ogni analisi o – peggio – in sostituzione di un'analisi che non viene fatta.
Che la gran massa di partecipanti alle proteste anti Trump sia espressione di genuina indignazione antirazzista, democratica e progressista, non c'è alcun dubbio. Che ci sia un pesante tentativo di "condizionamento", da parte di Soros o altri, neanche. Le due cose non sono in alternativa ("tutti buoni" o "tutti pagati"), così come non lo sono mai le vicende politiche che vedono scendere in piazza movimenti numericamente consistenti. La "spontaneità" di una protesta ha infatti solidissime ragioni oggettive (economiche, politiche, sociali, culturali, ecc), così come "l'indirizzo" da far prendere a ogni protesta spontanea è questione di battaglia politica tra diverse opzioni. Un tempo c'erano anche i comunisti, in questa battaglia. Ora la "sinistra" si accontenta di tifare da lontano, capendoci sempre meno...
Per dare un ulteriore contributo informativo (non ideologico) sulla vicenda Usa, pubblichiamo qui una scheda apparsa sul media russo Rt, che di Soros e delle sue "rivoluzioni colorate" ha evidentemente avuto modo di occuparsi a fondo...
*****
Organizzazioni riconducibili al miliardario George Soros dietro i gruppi di protesta anti-Trump
Dal sito RT (Russian Times), 12 Novembre 2016
Traduzione e cura di Francesco Spataro
Alcune delle proteste anti-Trump negli States, sono state organizzate da gruppi che erano sponsorizzati dal miliardario e simpatizzante di Hillary Clinton, George Soros.
Fra le e-mails attribuite da Wikileaks a John Podesta* c’era un documento strategico, che coinvolgerebbe gruppi e movimenti politici locali legati all’imprenditore ungherese George Soros; in particolare i finanziamenti proverrebbero dall’organizzazione “MoveOn.org”**.
L’organizzazione mercoledì pomeriggio ha emesso un comunicato stampa riguardante le proteste, dove si afferma che, “centinaia di Americani, decine di organizzazioni, si stavano radunando pacificamente fuori la Casa Bianca e in tutto il paese, per seguire i risultati delle elezioni presidenziali di martedì.”
“I raduni, – organizzati da MoveOn.org ed altre organizzazioni a noi vicine – vogliono confermare il completo rifiuto dell’intolleranza, della xenofobia, dell’islamofobia e delle misoginia di Trump, e dimostrare che la nostra determinazione a combattere insieme per l’America, crediamo sia ancora possibile,” continua la dichiarazione.
“Quelli che stanno fomentando ed incitando le proteste, e molti di loro lavorano nelle organizzazioni finanziate da Soros, raccontano diversi manifestanti ingenui e pacifisti (ma ci sono anche quelli meno ingenui), sono un pericolo per Trump, anche se Trump non ha fatto altro che raccomandarsi per l’unità sin da quando ha vinto le elezioni, ha riferito venerdì ad RT il commentatore politico anglo-serbo Marko Gasic; ed ha aggiunto che le obiezioni che l’élite globale contesta al Presidente neo – eletto Donald Trump, sono di differente natura da quelle dei dimostranti.
“E’ stata una tornata elettorale nella quale ( i Democratici n.d.t.) hanno avuto a disposizione tutto, media, potere, denaro e invece l’hanno persa,” continua Gasic. “Ora è come tirare a sorte, per chi crede nel punto di vista Clinton – Soros, ossia, che la sola democrazia permessa sia quella monopartitica, che concorda con quello che viene affermato, e appena questo non si realizza, sono tutti pronti a fare una controrivoluzione, per distruggere quella democrazia e quel voto democratico.”
Comunque, Gasic non crede che si vogliano liberare di Trump.
“Vogliono intimidirlo, questo sì, per indurlo a ristabilire la pace sociale nel paese, fintanto che alle élites globali sia permesso di perseguire le guerre sparse per il mondo. Vogliono che diventi un neocon proprio come lo sono loro, che si ammorbidisca” aggiunge il commentatore.
Da quando Trump ha vinto, martedì scorso, le proteste si sono estese in diverse città degli States, alcune delle quali sono roccaforti Democratiche. Ci sono state tre notti di proteste, e ne sono state organizzate altre per Venerdì sera e programmate ancora altre per il week-end.
Giovedì sera, ad un raduno a Portland, al quale hanno partecipato più di 4000 persone, la polizia, affermando che erano in corso dei disordini (c.d. “riots”) ha usato gas lacrimogeni e sparato pallottole di gomma verso la folla, dopo aver dichiarato che erano stati attaccati dai dimostranti. Hanno arrestato 26 persone.
In California, le più grandi organizzazioni Democratiche per la raccolta di fondi, hanno iniziato una campagna per rifiutare i risultati elettorali, sostenendo che non erano in linea con i valori della nazione e della Costituzione.
Gasic crede che ci sia qualcuno che “peschi nel torbido” perché “l’America tradizionalmente non ha mai avuto problemi ad accettare l’esito elettorale”.
Continuando nelle sue dichiarazioni, Gasic, riferendosi alla “Rivoluzione arancione” in Ucraina, fra le altre, afferma che “Soros è dietro molte rivoluzioni “colorate” in altri paesi e che, al momento, sta finanziando qualcosa del genere in USA. Non so se si possa classificare tutto ciò, come tradimento. Di certo opera nell’ombra, e la sua unica legittimazione è il proprio portafoglio. Il suo solo interesse è far nascere quel tipo di democrazia che egli possa sostenere, e che gli assicuri un beneficio personale. Ecco il tipo di persona che sta dietro queste continue proteste contro una valida, legittima, libera elezione.”
Tra le e-mails “hackerate” da John Podesta, presidente della campagna elettorale per Hillary Clinton e pubblicate da WikiLeaks ce n'è una del 9 settembre 2007, spedita dal gruppo di esperti del Centro per il Progresso Americano diretto dallo stesso Podesta, che è stata condivisa anche da “MoveOn.org”: conteneva in allegato, un documento strategico, in cui si chiedeva supporto economico a George e Jonathan Soros, Peter e Jonathan Lewis, Herbe e Marion Sandler, Steve Bing e John Sperling, per un impegno nella società civile.
“Sebbene le prospettive per un continuo consenso elettorale siano solide, – e le risorse del movimento progressista sono aumentate rispetto all’anno passato – una serie di lacune va colmata. Podesta, in un documento di 13 pagine indirizzato ai Democratici ha scritto che “la lacuna più importante è rappresentata da un cattivo collegamento fra attività di base e sostanziale contenuto e il messaggio da cui deriva. Se vogliamo vincere la prossima volta, dobbiamo impegnarci a fare un lavoro migliore, sul controllo del dialogo con l’elettorato, e soprattutto sulla struttura delle elezioni.”
Più avanti nel documento, si asserisce che il controllo del discorso politico, si può attuare usando i networks delle “organizzazioni della società civile; gruppi di sostegno multi-settoriali; gruppi di esperti; organizzazioni giovanili; comunità religiose; società per individuare gli obiettivi; il mondo della rete e dei blog... per far passare i contenuti della politica attraverso una sorta di “camera dell’eco” e far arrivare il messaggio ovunque, nel sistema.”
“Ed è chiaro che ciascuno di noi, come individuo, giocherà un ruolo importante, nel finanziare il restante lavoro.”
In un articolo del 2004, il Washington Post rivelò che Soros e sua moglie, Susan Weber Soros, donarono un milione e quarantaseimila dollari a “MoveOn.org.”
Nel 2014, riferisce la CNN, una società di analisi dati, dal nome “Catalist”, che aveva sposato la causa progressista, ha ricevuto un nuovo finanziamento, inclusi due milioni venticinquemila dollari donati proprio dal miliardario liberale George Soros.
*Giurista e politico statunitense, Presidente della campagna elettorale alle presidenziali 2016 di Hillary Clinton. In precedenza ha ricoperto la carica di Capo di gabinetto della Casa Bianca del Presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton dal 1998 al 2001.
È presidente del Center for American Progress, un think-tank liberal con sede in Washington D.C. ed è visiting professor al Georgetown University Law Center. Podesta è stato co-presidente della fase di transizione iniziale dell'amministrazione Obama.
**Organizzazione dalle politiche pubbliche progressiste negli Stati Uniti. Fu fondata nel 1998 come risposta all'impeachment del Presidente Bill Clinton. Successivamente condannò pubblicamente la guerra in Iraq del 2003. Ha poi sostenuto la candidatura di John Kerry alle presidenziali del 2004, accumulando milioni di dollari per i candidati democratici.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento