La notizia è stata riportata ieri dall’emittente araba Al Mayadeen: “truppe finanziate dalla Turchia sono intervenute per evacuare i miliziani di Daesh da Mosul”. Secondo diverse fonti mediorientali, in effetti, numerosi miliziani jihadisti avrebbero abbandonato Mosul verso la zona occidentale a ridosso tra l’Iraq nord-occidentale e il confine siriano.
Al Mayadeen, attraverso le dichiarazione del portavoce dell’Hashed Shaabi o Forze di Mobilitazione Popolare (FMP, milizia multiconfessionale che combatte a fianco delle truppe irachene) Ahmed Al Assadi, afferma che “lo stesso leader Abu Bakr Al Baghdadi sarebbe uscito da Mosul” e si troverebbe “in una zona tra Tal Afar e Al Baaj, vicino al confine con la Siria”.
Dopo le minacce di Ankara su un possibile intervento nella battaglia per Mosul e le successive risposte di ingerenza negli affari interni dell’Iraq, da parte del premier iracheno Al Abadi, il regime di Erdogan ha deciso di mantenere un basso profilo negli scontri per la liberazione della seconda città irachena. Le forze curdo-irachene hanno lanciato la loro offensiva per la liberazione di Mosul lo scorso 17 Ottobre, nella sua parte settentrionale, orientale e meridionale, lasciando scoperto il lato occidentale. Un mancato accerchiamento richiesto da USA e Turchia. Il divieto per quell’area è stato giustificato dalla coalizione come possibile corridoio per la fuga di civili ed è stato inizialmente negoziato in cambio di un sostegno aereo. In realtà è stato voluto per favorire un massiccio ritiro di Daesh dall’Iraq verso il territorio siriano al fine di fortificare le posizioni jihadiste nella città di Deir Ez-Zor.
Dopo la garanzia di un maggiore impegno militare russo e la successiva richiesta da parte di Bashar Al Assad di “sradicare definitivamente Daesh dall’Iraq e non di spostarlo verso il territorio siriano”, il premier Abadi ha deciso di aprire un nuovo fronte di combattimento proprio nella zona occidentale (Tal Afar) con l’intervento delle Hashed Shaabi (FMP).
Il premier iracheno ha confermato un coordinamento militare tra Baghdad e Damasco visto che “gli interessi e le priorità irachene sono comuni a quelle della Siria per combattere e sconfiggere definitivamente Daesh” aggiungendo che “le Forze di Mobilitazione Popolare puntano a liberare Mosul, a rinforzare la sicurezza lungo il confine siriano e (su invito di Damasco, ndr) a combattere Daesh in Siria dopo la liberazione dell’Iraq”.
La volontà di Abadi e Al Assad, infatti, è quella di combattere e distruggere in maniera definitiva Daesh sia in Iraq che in Siria, a scapito delle mire di destabilizzazione dell’area da parte del dipartimento di stato americano.
Le FMP hanno ottenuto in questi giorni diverse vittorie fino ad arrivare alla conquista dell’area di Tal Afar, cruciale via di comunicazione con la Siria.
Le stesse notizie che arrivano da Mosul mettono in evidenza le difficoltà da parte di Daesh. Alla conquista di quasi metà della città, ad est, da parte delle truppe irachene, le milizie jihadiste mostrano sempre più la loro frustrazione. Dopo ogni sconfitta o arretramento gli uomini di Al Baghdadi mettono in mostra la loro crudeltà nei confronti della popolazione civile.
Qualsiasi persona sospettata di collaborazionismo con l’esercito iracheno viene immediatamente uccisa con esecuzioni pubbliche. Diversi abitanti hanno riportato notizie di esecuzioni di intere famiglie per il semplice possesso di Sim telefoniche o di cellulari. La scorsa settimana è stata scoperta una prigione sotterranea nella zona meridionale con quasi 900 persone tra uomini e adolescenti detenuti in celle piccolissime e vittime anche di torture e denutrizione (fonte RT).
La collera jihadista si è abbattuta anche sui suoi stessi miliziani: sono all’ordine del giorno le esecuzioni di combattenti di Daesh, uomini e ragazzi, accusati di diserzione. Secondo altre agenzie stampa è aumentato in maniera esponenziale l’utilizzo di baby-kamikaze utilizzati per attacchi suicidi nella zona perimetrale di Mosul. Un alto responsabile di Daesh ha dichiarato al quotidiano britannico The Guardian che “la maggior parte dei bambini-bomba sono figli di combattenti uccisi dal nemico, indottrinati e programmati come robot, senza paura di morire”. Altrettanto diffuso è l’utilizzo della popolazione civile come scudi umani per la difesa di obiettivi strategici.
Secondo le stime diffuse dal rappresentante dell’ONU per l’Iraq, Jan Kubis, l’operazione per la liberazione di Mosul “potrebbe durare fino alla fine dell’inverno” causando, purtroppo, ancora tante vittime tra la popolazione civile”.
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