“Si va a caccia di negri e antifa”. Ieri a La Spezia i carabinieri hanno eseguito diverse perquisizioni e attuato un'ordinanza cautelare nei confronti di tre neofascisti italiani ritenuti responsabili dei reati di “associazione finalizzata all'incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e nazionali” ed a vario titolo anche per reati di danneggiamento e danneggiamento seguito da incendio aggravati. L’operazione è stata ribattezzata “Aurora”. Il gruppo neofascista secondo i carabinieri, organizzava ronde punitive contro gli extracomunitari, in alcune circostanze avrebbe appiccato il fuoco a raccoglitori di indumenti usati della Caritas diocesana della Spezia e al macchinario di una cava. Le indagini erano partite a maggio dello scorso anno, dopo che era stata imbrattata una sede del Pd.
I neofascisti facevano base in una una roulotte parcheggiata in una zona boschiva di Follo (La Spezia), dove i carabinieri hanno trovato istruzioni per fabbricare ordigni rudimentali, realizzabili con componenti di uso comune normalmente in vendita. Il nome del gruppo, secondo i magistrati, sarebbe “Autonomi NS La Spezia”. “Si va a caccia di negri e antifa”, “è giunto il momento delle spedizioni punitive in questa città” si scrivevano e incitavano nel gruppo WhatsApp creato ad hoc i neofascisti spezzini.
La Spezia. Da Aurora ad Aquila Nera
La Spezia non è però la prima volta che viene coinvolta da indagini sull’attività di gruppi neofascisti. Nel dicembre del 2014 era stata lambita dall’operazione “Aquila Nera”. In quella occasione Gianni Lisetto, 50 anni, friulano di origini ma da anni residente nella città ligure, insieme alla sua compagna Barbara Bottinelli, di La Spezia, furono iscritti sul registro degli indagati con l’accusa di fare parte di un'associazione sovversiva e la loro abitazione perquisita dai Ros dei Carabinieri. La perquisizione era stata ordinata dal gip dell’Aquila Gargarella nell’ambito dei provvedimenti per la maxi inchiesta “Aquila Nera” contro l’associazione terroristica “Avanguardia Ordinovista”, un fascicolo con 44 indagati, di cui 14 finiti agli arresti. Un gruppo che vedeva ai suoi vertici, Stefano Manni, 58 anni, di Ascoli Piceno, esponente di estrema destra. Nel luglio 2015 con giudizio immediato sono stati disposti i rinvii a giudizio di tutti gli accusati iniziali, in tutto 44 persone. Attualmente una ventina di persone è sotto processo a Pescara. A settembre del 2016 la condanna a 6 anni di reclusione per Stefano Manni, il capo del gruppo politico clandestino è arrivata dal Gup del tribunale dell'Aquila Guendalina Buccella, dopo un processo con rito abbreviato.
Fascisti al cimitero
Inevitabile segnalare che nello stesso giorno in cui a La Spezia la magistratura attuava l’operazione “Aurora” contro un gruppo di neofascisti, il cimitero di Milano ha dovuto assistere alla prova di forza dei fascisti che, sfidando il divieto della Prefettura, ha assistito ad una vomitevole parata come quella visualizzata dalla fotografia qua sotto. Eppure per il 25 aprile, il Pd e la lobby sionista hanno provato a convincere il paese – fortunatamente fallendo – che il problema erano le bandiere palestinesi nei cortei che celebravano la giornata della Resistenza e della Liberazione. Non una parola sull'attività e le complicità di cui godono i gruppi neofascisti in questo paese, anche nel 2017. Pericolosi e ipocriti.
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