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26/05/2020

In Europa le persone non consumano. Il Financial Times si preoccupa

Gli abitanti europei durante la pandemia e di fronte alla recessione economica stanno ammassando i soldi nei depositi bancari invece di spenderli nei consumi, e questo rischia di pregiudicare la ripresa post pandemia di Covid-19.

A rilevarlo con una certa preoccupazione è il Financial Times sulla base dei dati diffusi della Bce e della Banca d’Inghilterra, che già a marzo riportavano forti aumenti dei depositi nelle maggiori economie.

Il timore degli economisti del modello “produci, consuma e crepa” è che a questa dinamica segua poi anche una scarsa propensione a effettuare spese per consumi, proprio ora che servirebbero a favorire rilancio.

Secondo i dati rilevati in Francia, i consumatori hanno “accantonato” 20 miliardi di euro sui conti correnti a marzo, ben sopra la media mensile che era più o meno di 3,8 miliardi di euro. Secondo dati più recenti della Banca di Francia a metà maggio questo aumento del risparmio messo nei conti correnti avrebbe raggiunto i 60 miliardi di euro.

In Italia, secondo il Financial Times, i dati della Bce segnalano a marzo un aumento di 16,8 miliardi di euro sui depositi, anche qui a fronte di una media mensile che era di 3,4 miliardi. In Spagna il fenomeno riguarda 10 miliardi invece dei 2,3 canonici e anche in Gran Bretagna il fenomeno ha visto 10 miliardi di euro di risparmi depositati sui conti piuttosto che utilizzati per i consumi.

La Germania invece è andata in controtendenza. I depositi sui conti correnti sono calati ma questa, secondo il Financial Times, sarebbe una controprova della tendenza in atto, dato che tradizionalmente i risparmiatori tedeschi nelle fasi di crisi preferiscono ritirare soldi dai conti per avere contanti.

E infatti, dice ancora il quotidiano, secondo la Bundesbank tra gennaio e marzo l’ammontare del cash in circolazione in Germania è salito di 39,7 miliardi di euro.

Il segnale evidente è che gli europei non si fidano dei loro governi né delle roboanti e annunciate misure espansive delle istituzioni europee. Le incertezze sul futuro – che la narrazione istituzionale non riesce affatto a dissipare – non sembrano spingere le persone a spendere e a consumare quanto, al contrario, a mettere fieno in cascina per prepararsi a momenti peggiori e prospettive niente affatto rassicuranti.

Del resto la pandemia del Covid 19 è andata solo ad aggravare e ad aggiungersi alla crisi economico/sociale in gran parte determinata dall’austerity e dai vincoli di bilancio europei e nazionali che hanno portato ad un aumento dell’impoverimento e dei tagli al welfare.

Ma i templari del liberismo e del “produci, consuma, crepa” avanzano anche la pretesa che “le masse” debbano alimentare i consumi senza però sganciargli nulla in termini di salari, welfare e investimenti. Non a caso li hanno voluti trasformare da cittadini in meri consumatori.

Pare di sentire la canzone di Dario Fo, quella secondo cui il “nostro piangere fa male al Re, al ricco e al Cardinale”. Tutte figure che vorremmo vedere spazzate via.

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