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28/05/2020

Rapporto Confcommercio-Censis. 60% delle famiglie preoccupate dal presente e dal futuro

L’emergenza sanitaria del Covid 19 e le misure di lockdown che ne sono derivate, hanno impattato pesantemente sulle condizioni di vita delle famiglie nel nostro paese ma gettano una prospettiva inquietante anche sul futuro.

Secondo un rapporto Confcommercio-Censis reso noto oggi, il 42,3% delle famiglie ha visto ridursi l’attività lavorativa e il reddito, il 25,8% ha dovuto sospendere del tutto l’attività, il 23,4% è finito in cassa integrazione.

“Un ulteriore tassello per valutare i disastrosi effetti generati sul sistema produttivo e sociale dalla pandemia e si inscrivono a buon diritto nel vasto insieme dei numeri ‘mai visti prima’” scrive l’Ufficio Studi di Confcommercio commentando i dati dell’Inps sulle ore di Cassa Integrazione autorizzate ad aprile. Si tratta di oltre 772 milioni di ore (il 98% delle quali ha la causale emergenza sanitaria Covid-19 cui si aggiungono 85 milioni di ore di fondi integrativi), cifra di poco inferiore alla CIG autorizzata nel complesso del triennio 2017-2019.

“Anche il confronto con gli anni della doppia recessione – aggiunge l’Ufficio Studi – aiuta a capire l’eccezionalità del momento: nell’arco di tempo che va dal 2009 al 2014 sono state autorizzate mediamente, su base annuale, un miliardo di ore. Infine, gli stessi dati di aprile non danno ancora pienamente conto della riduzione dell’input di lavoro in quanto, verosimilmente, non conteggiano completamente la cassa in deroga, a causa dei noti ritardi procedurali”.

Gli effetti però non si misurano solo sul presente ma ipotecano anche le aspettative sul futuro. Quasi 6 famiglie su 10 nutrono infatti il timore di perdere il posto di lavoro. Ovvia la preoccupazione della Confcommercio soprattutto sul versante dei consumi, un dato questo che però sembra essere comune a tutti i paesi europei colpiti dall’emergenza Covid 19.

Secondo il rapporto il 48% delle famiglie ha dovuto rinunciare definitivamente a qualsiasi forma di vacanza (week end, ponti, Pasqua, vacanze estive) e il 23% all’acquisto di beni durevoli (mobili, elettrodomestici, auto) già programmati.
Per le vacanze estive, oltre la metà delle famiglie non ha fatto programmi e il 30% ha già deciso che resterà a casa; solo il 9,4% ci andrà ma con durata e budget ridotti.

Resta molto ampia la fascia di chi, dopo la riapertura del Paese, vede il futuro con pessimismo: il 52,8% vede “nero” per la propria famiglia, ma la percentuale sale al 67,5% con riferimento alle prospettive del Paese.

Dopo un 2019 già quasi sull’orlo della recessione conclamata, secondo l’Ufficio Studi della Confcommercio, il 2020 è iniziato con un calo tendenziale del Pil del 4,8% nel 1° trimestre e con veri e propri crolli ad aprile e maggio stimati, rispettivamente, in un -24% e -16%.

Ma ciò che emerge in modo particolarmente pesante, è la conferma che la crisi da Covid-19 non ha innescato ma si è abbattuta su una società già fortemente debilitata da anni di bassi salari, lavoro povero, welfare smantellato, scarsi investimenti e disuguaglianze sociali aumentate vertiginosamente.

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