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28/05/2020

Regione Lombardia. Quando l’inquisito si sceglie il giudice

Il 26 maggio sarà ricordato nella storia della Lombardia e forse, anche nella storia politica del nostro paese perché, per la prima volta, degli inquisiti si sono scelti il giudice.

In discussione al consiglio regionale della Lombardia era chi avrebbe dovuto presiedere la Commissione d’inchiesta sulla pessima gestione dell’emergenza sanitaria che ha provocato sinora, nella Regione, ben 16.000 morti e una quantità non ancora valutabile di ammalati e di invalidi.

Le opposizioni avevano richiesto la costituzione di questa commissione che, per regolamento consiliare, deve essere presieduta da un loro membro.

Proprio su questo è avvenuto un colpo di scena inaudito, perché la maggioranza (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) è andata a pescare tra i banchi dell’opposizione una presidente di suo gradimento, la consigliera di Italia Viva Patrizia Baffi, che è stata eletta in contrapposizione al candidato del PD, Scandella.

La scelta non è stata casuale, ma è caduta su Baffi perché ella non aveva condiviso la mozione di sfiducia all’assessore Gallera presentata dalle opposizioni. Per la consigliera Baffi i voti della maggioranza più il suo, per Scandella quelli del PD e dei 5 stelle, forze che ora minacciano di formare un’altra commissione d’inchiesta.

Con questa operazione la giunta Fontana spera, evidentemente, in una commissione d’inchiesta addomesticata, che indichi – come ha già dichiarato Patrizia Baffi – dei “contributi e indirizzi” per migliorare il sistema della sanità lombarda. Sistema che invece dovrebbe essere completamente rivoltato con la preliminare messa in stato d’accusa della giunta.

Pochi giorni fa, peraltro, la ministra renziana Bellanova aveva parlato, a proposito dell’istituzione di una commissione parlamentare sul caso lombardo, di “evitare scontri” per accertare ciò che nella sanità lombarda “non ha brillato”. Un po’ pochino, diciamo così, di fronte a ciò che è successo.

Peraltro, l’elezione di Patrizia Baffi a presidente della commissione d’inchiesta regionale è avvenuta nelle stesse ore in cui Italia Viva salvava Matteo Salvini dall’incriminazione per il caso Open Arms non partecipando al voto per l’autorizzazione a procedere nell’apposita commissione del Senato.

Stabilire a quali logiche rispondano questi giochi d’intrallazzo politico tra Lega e Italia Viva non ci appassiona, siamo più interessati alla politica vera. Tuttavia è evidente che esiste, in tutto ciò, una logica che sta nella lotta accanita per il potere, che vede protagonisti e alleati i due peggiori Matteo della politica italiana.

Alla lotta per conservare il potere è da ascrivere anche una voce che circola insistentemente in Lombardia che immagina un rimpasto della giunta regionale, nei prossimi mesi. Con tale operazione, la Lega di Fontana scaricherebbe l’imbarazzante assessore Gallera, quello del tragicomico show sull’indice di contagio in cui spiegava la necessità d’incontrare due portatori sani per “farlo ammalare”. Indimenticabile stupidaggine.

Per intanto, in un vertice di maggioranza, presente Salvini, è stato deciso che Gallera sarà affiancato da un gruppo di “esperti”, insomma, una messa sotto tutela.

Un siluramento di Gallera potrebbe essere salvifico per la giunta Fontana, che scaricherebbe in questo modo su un singolo assessore colpe che sono in realtà di un sistema di potere che comprende la sanità ma anche tutti gli altri settori della vita pubblica – sempre più invasi dal privato – e che esiste dai tempi del pluricondannato Formigoni, per passare attraverso Maroni e arrivare, appunto, a Fontana.

In sostanza, attribuire a un singolo le colpe del disastro lombardo per salvare il “sistema Lombardia”, difendendolo anche dalla quantità di denunce che sta piovendo sulla giunta da parte di parenti di persone decedute, sanitari mandati allo sbaraglio, associazioni, semplici cittadini ed esponenti politici.

Tra l’altro, proprio in questi giorni è terminata una raccolta di firme contro la chiusura degli ospedali milanesi San Paolo e San Carlo, che Fontana vuole dismettere per costruire un altro nosocomio più piccolo. Anche in calce a tale petizione si chiede il commissariamento della Regione.

Piuttosto che attendere e farsi travolgere da un’inchiesta giudiziaria che potrebbe essere devastante, Fontana starebbe quindi pensando a liquidare il suo ormai impresentabile assessore al welfare. Tutto ciò con il consenso di Salvini, che il 2 giugno terrà un comizio a Milano e ha già annunciato che sul palco, al suo fianco, ci sarà il presidente Fontana.

Evidentemente, per la Lega, sostenere Fontana per tenere in pugno la Lombardia è decisivo sul piano strategico anche nazionale.

Al contrario, è necessario insistere nel dimostrare che le responsabilità del tracollo della Lombardia di fronte al virus non sono di qualche individuo particolarmente sprovveduto, bensì di tutto il sistema di potere che le destre hanno instaurato in regione da trent’anni a oggi.

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