La Commissione europea ha approvato gli aiuti di Stato sino a 4 miliardi di euro per la ricapitalizzazione di Air France, la compagnia aerea di bandiera francese.
Il provvedimento è stata approvato utilizzando la sospensione temporanea del divieto per gli aiuti di Stato da parte dell’Unione Europea.
Nella relazione che ha portato all’approvazione del provvedimento, la vicepresidente esecutiva della Commissione Ue, Margrethe Vestager, responsabile della concorrenza, ha dichiarato: “La Francia contribuirà fino a 4 miliardi di euro per rafforzare il capitale di Air France e aiuterà la compagnia aerea ad affrontare le difficoltà finanziarie.
Allo stesso tempo, il sostegno pubblico verrà fornito attraverso dei vincoli, in particolare per garantire che lo Stato francese sia remunerato, e ulteriori misure per limitare le distorsioni della concorrenza.
In particolare, Air France si è impegnata a rendere disponibili fasce orarie presso il congestionato aeroporto di Parigi Orly, dove Air France detiene un significativo potere di mercato.
Ciò offre ai vettori concorrenti la possibilità di espandere le proprie attività in questo aeroporto, i prezzi equi e una maggiore scelta per i consumatori europei”, ha detto Vestager.
In sostanza, Air France riceverà gli aiuti di Stato francese e olandese di 4 miliardi di euro, ma in cambio dovrà cedere 18 slot orari all’aeroporto di Orly.
Per il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, soddisfatto per l’intesa raggiunta “Questo prestito lo trasformeremo in partecipazione dello Stato, in fondi puliti nell’impresa. Diventeranno un aiuto definitivo”.
In realtà i finanziamenti in termini di prestiti pubblici per Air France-KLM sono stati di 10,4 miliardi: 7 stanziati dal governo francese e 3,4 da quello olandese. I nuovi 4 miliardi autorizzati dalla Commissione europea per Air France si riferiscono invece alla quota di prestiti che verranno convertiti in capitale (3 dalla Francia e 1 dall’Olanda), cioè in veri e propri aiuti. I restanti rimarranno come prestiti.
Dalla Francia arriva dunque la conferma di come le polemiche in Italia sui soldi pubblici investiti su Alitalia sono strumentali e idiote. Strumentali perché in ben 47 anni si tratta solo di 13 miliardi. Idiote perchè nell’ultimo periodo prima dell’amministrazione controllata, lo Stato ha regalato le poche risorse messe a disposizione ad un gruppo di “prenditori privati” che hanno speculato su Alitalia, si tratta solo di 3 miliardi, uno in meno di quelli messi a disposizione dallo Stato francese.
Secondo i dati contenuti in un report di Mediobanca, dal 1974 al 2014, anno in cui la società fu comprata da Etihad, il conto di Alitalia per lo Stato italiano era di circa 7,4 miliardi.
In questi 40 anni lo Stato ha speso 5,397 miliardi di euro (a valori del 2014) tra aumenti di capitale (4,949 miliardi), contributi (245 milioni), garanzie prestate (8 milioni) e altri contributi pubblici (195 milioni). Nello stesso periodo Alitalia, tra collocamenti e negoziazioni, imposte e dividendi ha generato introiti per lo Stato pari a 2,075 miliardi di euro. Il saldo finale quindi è negativo per 3,322 miliardi.
Altro capitolo è quello che va dalla fine del periodo ‘Ethiad’ (2014) a oggi. Nel 2017 i lavoratori bocciarono con un referendum il preaccordo per il salvataggio e la ricapitalizzazione da 2 miliardi della società (piano che prevedeva circa 1.000 esuberi). Etihad uscì di scena e il 2 maggio 2017 Alitalia entrò in amministrazione straordinaria, decisa dal governo allora guidato da Paolo Gentiloni.
L’esecutivo decise anche una ricapitalizzazione da 900 milioni di euro. La scadenza del prestito fu prorogata diverse volte e infine eliminata definitivamente dal primo governo Conte. Con i 7,4 miliardi accumulati nei 40 anni precedenti, ciò ha fatto salire la somma spesa dallo Stato per la compagnia aerea a quasi 10 miliardi di euro. Poi, con l’emergenza Covid sono stati stanziati (ma non erogati) 3 miliardi del decreto Rilancio.
Quindi il saldo finale salirebbe a 13 miliardi, anche grazie ai 350 milioni di “indennizzi Covid-19” stanziati dal governo Conte. Di questi ristori la compagnia ha ricevuto finora 273 milioni. Restano 77 milioni, ma, da quanto trapela dall’Ue, Bruxelles non sarebbe intenzionata ad autorizzare il versamento dell’intera somma.
Il problema fondamentale rimane però quello della mancanza di un progetto industriale valido e i provvedimenti presi dai recenti governi e da quello attuale evidenziano da una parte una incompetenza spaventosa e dall’altra una sempre più preoccupante dipendenza da quel che emerge a livello di Unione europea, pronta a difendere gli equilibri che nel settore del trasporto aereo hanno da decenni favorito le compagnie aeree di Francia e Germania.
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