La notizia è apparsa stanotte su China Daily. Il Premier cinese ha dato mandato di accelerare la dismissione degli oneri sociali per le imprese pubbliche. Esse garantivano ai dipendenti e alle comunità ospedali, scuole, servizi di assistenza. Ora verranno gestite secondo un’ottica di servizio pubblico. La decisione era già stata presa nel 2015 ma non attuata.
Non sappiamo se questa misura faccia parte di un contesto più ampio per creare un servizio universale per la sanità, sull’esempio della riforma Anselmi. Certo è che il governo di Pechino, dallo scoppio della pandemia, ha posto al centro la costruzione di una rete di sicurezza sociale, inclusa la sanità.
Notizie complete ancora non pervengono su questo campo, ma la decisione di ieri ha un significato preciso: 1) d’ora in poi le imprese pubbliche non avranno questi oneri sociali e si potranno focalizzare sulla competitività; 2) qualora queste funzioni venissero attribuite al sistema pubblico, sarebbe un altro tassello del salario sociale globale di classe che si sta implementando a partire dal 2008.
Iniziarono con la costruzione di decine di milioni di alloggi pubblici, poi la reflazione salariale e la legge sul lavoro del 2008, che dava molte garanzie ai lavoratori.
Quattro mesi fa il governo decise di obbligare le assicurazioni e i fondi pensioni (la sanità è stata fin qui gestita da assicurazioni e un mese fa il governo si è attribuito il costo economico dei restanti 300 milioni, migranti interni, che non l’avevano) a investire i loro patrimoni nella creazione di una vasta rete di alloggi popolari a prezzo calmierato, come fece Fanfani nel 1953 con Inail e Inps.
In questo lasso di tempo, ci sono da aggiungere le riforme riguardanti gli sgravi fiscali per i lavoratori (fino a 700 euro mensili non pagano nessuna tassa, al di sopra la tassazione è comunque minima), i bonus per l’istruzione, la sanità e la cura degli anziani.
Il welfare cinese si incastra con la strategia della “doppia circolazione” con un forte, maggior peso del mercato interno.
Un’ultima osservazione. È nota la ferocia con cui da un anno e mezzo le economie occidentali fanno internamente la guerra al “proprio” capitale commerciale, ai commercianti e al lavoro autonomo, favorendo le multinazionali come Amazon, ecc.
Ebbene, qualche giorno fa è apparsa la notizia che il governo cinese non farà pagare l’Iva a tutti quei soggetti economici che fatturano 19 mila euro al mese. Ciò implica aumentare la fascia di classe media nei servizi, nei piccoli dettaglianti e nei lavoratori autonomi.
In tutta franchezza: non capisco perché l’Occidente, facendo l’opposto, insista in una azione che porta al suicidio. Manca la cultura economica, ma forse c’è anche molta stupidità in chi comanda.
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