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03/04/2021

Spionaggio. Ma quando ci si spia tra “alleati” a chi si deve fedeltà?

Che tra paesi ritenuti “nemici” ci sia lo spionaggio reciproco non è una novità, è una norma. Un caso di spionaggio della Russia in Italia, membro della Nato, è episodio disdicevole ma non certo sorprendente.

Ma che lo stesso avvenga tra paesi formalmente alleati è un discorso diverso. Alcuni episodi infatti confermano come gli Stati Uniti considerino certamente “nemici” Cina, Russia, Cuba etc. ma considerano anche “competitori” partner della Nato come Germania e Francia; per certi versi anche l’Italia.

Era il luglio 2014 quando la Germania di Angela Merkel espulse una spia di uno stato straniero. Il problema è che si trattava del massimo responsabile dei servizi d’intelligence statunitensi nel territorio tedesco, che venne dichiarato “persona non grata” ed espulso, costretto a lasciare il paese alleato in poche ore.

Il giorno prima veniva rivelato che una seconda talpa di Washington, un funzionario politico al ministero della Difesa, era stato scoperto.

Ovviamente l’identità della superspia americana espulsa è rimasta ignota. Come avviene di solito in questi casi tra paesi alleati, l’identità del ‘residente’, cioè il capo dell’ufficio dei servizi d’intelligence di un paese Nato in un altro paese Nato, è nota solo a livello confidenziale, nei più ristretti circoli governativi e della Difesa dei due paesi.

I servizi di intelligence tedeschi avevano inoltre scoperto che il cellulare della cancelliera Merkel e quelli di altri alti membri del governo erano intercettati dalla Nsa, ossia l’Agenzia Nazionale di Sicurezza Usa (quella in cui lavorava Edward Snowden, insomma).

Secondo Der Spiegel, la Nsa avrebbe almeno venti siti attivi in Germania. Un agente del Bnd, i servizi segreti tedeschi, era stato smascherato come traditore al soldo della Cia almeno dal 2012, e fornitore ai servizi Usa di oltre 200 dossier segreti tedeschi.

Nel 2015 alcuni documenti, pubblicati da Libération, Mediapart e dall’Espresso, indicano che ben tre presidenti francesi – Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy e François Hollande – sarebbero stati spiati dagli Stati Uniti per almeno 6 anni, dal 2006 al 2012. Non solo. Tra le conversazioni intercettate dall’Nsa ci sarebbero anche quelle di ministri, ambasciatori, diplomatici francesi.

Il quotidiano tedesco Bild rivela poi che una nota del 22 maggio 2012, resa pubblica da Wikileaks, riporta di un “incontro segreto” tra il presidente francese Hollande con alcuni esponenti politici europei per discutere “riservatamente” delle rigidità tedesche verso la Grecia, sottoposta ad austerity forzata, e delle possibili ripercussioni.

Fra i partecipanti anche il leader della Spd, segnato erroneamente come “Sigmair Gabriel”. L’incontro sarebbe stato organizzato all’insaputa della Merkel e, su suggerimento dell’allora premier francese Jean-Marc Ayrault, sarebbe stato tenuto segreto per evitare “problemi diplomatici”.

C’è poi lo spionaggio statunitense ai danni degli alleati nel settore delle industrie e delle commesse militari. In Danimarca sono emerse nuove accuse secondo cui gli Stati Uniti avevano spiato i loro alleati in materia di industria della difesa e su una gara d’appalto per jet da combattimento danese, vinta dagli Stati Uniti a danno dei “concorrenti” europei.

A novembre del 2020 il ministero degli Esteri della Danimarca – Stato membro della Nato – dichiarava all’AFP di non aver “commentato” un rapporto della televisione pubblica danese DR.

Il servizio della DR affermava che la sua indagine dimostrava come nell’attività di spionaggio la US National Security Agency (NSA) “avesse approfittato di una collaborazione top secret di sorveglianza danese-americana per spiare deliberatamente i ministeri centrali e le società private in Danimarca“.

L’emittente ha riferito che gran parte dello spionaggio statunitense riguardava il settore della difesa e in particolare la gara d’appalto della Danimarca per un nuovo caccia a reazione con cui sostituire i propri stormi aerei.

Alla fine della vicenda la Danimarca – membro della Nato – invece di acquistare il caccia europeo Eurofighter o lo svedese Saab Gripen, ha finito per ordinare 27 F-35 dal produttore statunitense Lockheed Martin (!).

In tale contesto, è difficile credere che i servizi di intelligence statunitensi non abbiano fatto di tutto per conoscere gli effettivi contenuti dei colloqui tra il governo Conte e la delegazione cinese nel 2019.

Dopo settimane di discussioni sono stati siglati gli accordi tra Italia e Cina con 29 intese per un valori di almeno 7 miliardi. A firmare le intese principali, per la parte italiana, è stato il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, per la Cina, il presidente della National Development and Reform Commission, He Lifeng.

Come noto, le bozze dell’accordo circolate non contengono tutti i dettagli e i servizi di intelligence Usa hanno operato e stanno operando da mesi per cercare di ottenerli... con ogni mezzo necessario.

In tale contesto, la vicenda dell’ufficiale di Marina arrestato per spionaggio verso la Russia, andrebbe almeno decostruita in due categorie: spifferare segreti o notizie riservate relative al proprio paese è un conto, fare altrettanto con materiale di provenienza o competenza della Nato è un altro.

Se la Nato, politicamente e moralmente, è una organizzazione non sempre alleata e dove ci si spia tra “alleati”, a quale livello di fedeltà si deve essere chiamati in questo caso?

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