Ieri e oggi in tutta Italia scioperano i conducenti di taxi contro l’articolo 10 del Decreto Legge Concorrenza del governo Draghi. Ad essi va tutta la nostra solidarietà ed il nostro sostegno, la loro lotta è giustissima.
Il Decreto concorrenza in realtà è il via libera alla totale privatizzazione di ciò che resta dei servizi pubblici ed alle multinazionali che vogliono impadronirsene. Esso fa parte del tragico mercato coperto del PNRR. La UE ci finanzia – non certo gratuitamente – in cambio svendiamo il paese.
Sono anni che i beni pubblici e comuni vengono appaltati ai privati, qualcuno onestamente può citare un solo caso ove questo abbia comportato un miglioramento per i cittadini?
Abbiamo visto il disastro della nostra sanità privatizzata di fronte alla pandemia. Vediamo i trasporti pubblici delle periferie appaltati funzionare sempre peggio. Riceviamo le telefonate delle compagnie che ci offrono elettricità e gas, mentre i prezzi sono fuori controllo.
Con la siccità si scopre che perdiamo metà dell’acqua per mancati investimenti, ma il Decreto Concorrenza vuole privatizzare la gestione del primo bene comune, contro il referendum di dieci anni fa che aveva deciso l’esatto contrario.
Le privatizzazioni non solo vogliono dire saccheggio di beni di tutti, ma anche il super sfruttamento del lavoro. Con il mercato, nei servizi che erano pubblici, arrivano le esternalizzazioni ed i subappalti, i contratti da meno di 6 euro/ora, gestiti da cooperative che spesso in realtà sono ai confini del caporalato.
Perché il privato deve fare profitto sul servizio e lo può fare solo con tre modi, spesso assieme: far pagare di più il servizio, peggiorarlo, pagare meno i lavoratori.
“Uberizzazione” è un termine che si è diffuso nel mondo del lavoro per indicare un servizio gestito da multinazionali e fornito da schiavi comandati a cottimo da algoritmi.
Uber, che grazie al Decreto Concorrenza entrerebbe nei trasporti a danno dei taxi, è sotto processo a Milano per caporalato nel settore dei riders, i fattorini che consegnano il cibo nelle case.
Non è vero che se un servizio pubblico è trascurato, esso rinasce se va ai privati. È vero l’esatto contrario. Se il demanio ha rinunciato a far valere se stesso sulle spiagge, la soluzione è riportarle alle condizione di bene pubblico, non sostituire il bagnino con una finanziaria.
I tassisti chiedono il potenziamento del servizio pubblico, interventi sul traffico e sulla viabilità, lotta al caporalato. Hanno ragione e la loro lotta preannuncia quella che tutto il mondo del lavoro dovrà fare contro il governo Draghi e le sue politiche liberiste e di guerra, per le multinazionali e i ricchi.
Non è concorrenza è svendita e sfruttamento. I tassisti hanno ragione.
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