Aver “scoattato” per mesi sulla guerra in Ucraina e contro la Russia, non gli ha portato fortuna. Il primo ministro britannico Boris Johnson si dimetterà oggi da leader dei Conservatori, anche se intende continuare a guidare il governo britannico fino all’autunno. Lo rende noto l’emittente BBC, secondo cui il Partito conservatore sceglierà in estate il successore di Johnson. Anche il nuovo primo ministro britannico dovrebbe venire nominato entro il congresso dei Conservatori, previsto a ottobre.
Con le dimissioni dal governo di una cinquantina fra ministri, sottosegretari e altri funzionari, la pressione per Johnson è diventata insostenibile. Il primo ministro questa mattina si riunirà con i suoi consiglieri più fidati e redigerà una dichiarazione in cui annuncerà le sue dimissioni, in primis da leader del Partito conservatore. In autunno ci sarà il congresso della forza politica e, a quel punto, Johnson dovrebbe lasciare anche l’incarico di primo ministro.
Per trovare un precedente simile in Gran Bretagna occorre tornare al 1932 quando si dimisero 11 ministri in un solo giorno. I Conservatori ora dovranno trovarsi un nuovo leader. Nell’attesa Johnon resterà a Downing Street nonostante il caos in cui si trova il partito di maggioranza e, di conseguenza, il Paese. La crisi che stava scivolando dal piano politico a quello costituzionale potrebbe essersi fermata.
Sul paese e la gestione di Johnson pesano non solo il superbellicismo nella guerra in corso – che piace molto al presidente ucraino Zelenski ma che non deve aver convinto molto all’interno del paese – ma anche il più grande sciopero dei ferrovieri degli ultimi quaranta anni, la questione irlandese che ha ripreso forza dopo la vittoria elettorale del Sinn Fein e il referendum sull’indipendenza della Scozia annunciato per il 2023.
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