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08/07/2022

Per il Rampini furioso la consegna di migliaia di rifugiati curdi ad Erdogan è un “costo accettabile”

Mercoledì sera, durante la trasmissione #inonda, su #La7, interrogato dalla giornalista in studio che gli chiedeva cosa pensasse dell’accordo raggiunto tra NATO ed Erdogan – che ha permesso a Svezia e Finlandia di entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica in cambio della possibile estradizione di decine di migliaia di esuli curdi, appunto, dalla Svezia e dalla Finlandia, verso la Turchia dove rischiano la tortura e la stessa vita – l’ultrà atlantista Federico Rampini ha risposto senza mezzi termini: “sono un costo doloroso ma accettabile per lo sblocco delle derrate di grano“.

E lo ha fatto davanti ad una incredula Concita De Gregorio (!) che insisteva facendogli presente che una estradizione in massa di cittadini curdi da Svezia e Finlandia corrisponderebbe ad una vera e propria pulizia etnica.

Reazione analoga da parte dell’altra ospite in studio, Eddi Marcucci, la partigiana torinese “sorvegliata speciale” che ha combattuto con le YPJ curde contro l’Isis, visibilmente esterrefatta per quella gravissima affermazione, e che ho visto faticare parecchio per trattenersi dal rispondergli a tono.

Quella frase pronunciata da Rampini, peraltro con estrema naturalezza, è certamente rivelatrice di un cinismo raggelante ma, allo stesso tempo è un clamoroso autogol che demistifica la vulgata guerrafondaia in auge sui grandi mezzi di comunicazione di massa, quella che ci propone – continuamente ed ossessivamente – il paradigma manicheo “buoni da una parte-cattivi dall’altra“, gli uni portatori di valori di pace, civiltà e progresso, gli altri di sola barbarie.

Federico Rampini è un giornalista e saggista italiano naturalizzato statunitense. Adesso fa l’editorialista del Corriere della Sera da New York, ed è stato vicedirettore de IlSole24Ore e dal 1997 al 2021, ed anche corrispondente estero per La Repubblica.

Insomma, una “colonna” del giornalismo mainstream. La sua deriva ultra-atlantista e filoamerikana era nota ma, fino ad un po’ di tempo fa, lo contraddistinguevano, quanto meno, dei toni ed uno stile decisamente più pacati.

Tuttavia, dall’inizio della guerra in Ucraina, l’uomo sembra aver subito una decisa e repentina trasformazione, diventando un concitato comiziante televisivo filo-USA e filo-NATO che arriva a dire cose che nemmeno Edward Luttwak, o l’Henry Kissinger dei tempi più truci, si sarebbero sognati mai di dire.

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