In guerra la prima vittima è la verità. La constatazione fatta un secolo fa dal senatore Usa Hiram Johnson viene dimostrata in questi giorni con particolare serialità.
Indifferenti anche al ridicolo tutti i media italiani di un certo “peso” hanno abbandonato qualsiasi pretesa di “obiettività” o almeno di scrupolo deontologico. E si limitano a ripetere all’infinito le versioni del governo israeliano, magari supportate con interviste ad israeliani che parlano italiano.
Del resto erano già ben allenati con la “copertura” della guerra in Ucraina, quando Zelenskij straripava in qualsiasi trasmissione e nessuno osava fargli alcuna domanda.
Sappiamo di dire cose ovvie, ma forse è bene tenere sotto osservazione alcune tecniche, ed anche diversi scivoloni, che potrebbero aiutare anche telespettatori o lettori meno “critici” ad orizzontarsi nella marea di notizie deformate.
Una tecnica semplicissima è quella di usare parole diverse, apparentemente sinonimi, per indicare fatti uguali. Avviene anche sui media anglosassoni, certamente, ma qualche volta – da quelle parti – lo ammettono e si scusano. Qui mai.
Per esempio.
Gli israeliani che cadono in questo conflitto, sia civili che militari, sono sempre definiti “uccisi”. Ed è giusto, perché di certo non sono morti per cause naturali.
Però i palestinesi che rimangono sul terreno sono semplicemente “morti”. Per cause ignote, forse un raffreddore...
Vi diamo qui due esempi da media anglosassoni, decisamente chiarificatori, più una vignetta indubbiamente meritata.
Ma questo è nulla...
Attribuire al nemico ogni orrore, soprattutto se contro i bambini, è una tecnica eterna, che si ripete sempre uguale, cambiando soltanto il nemico di turno.
Ricordiamo che “i comunisti mangiano i bambini”, secondo la propaganda democristiana anni ‘50 (poi ripresa da Berlusconi e mai del tutto abbandonata dai governi successivi).
Saddam Hussein è stato accusato di tutto pur di giustificare più volte l’invasione dell’Iraq. Nel settembre del 1990, fu portata davanti al Congresso una bambina, Nayirah, per testimoniare che “effettivamente” i soldati di Saddam avevano rovesciato delle incubatrici con all’interno i neonati nell’ospedale di Kuwait City. Orrore!
Peccato che Nariya fosse la figlia dell’ambasciatore del Kuwait negli Usa, e che non avesse mai messo piede nel suo paese d’origine.
Sempre Saddam possedeva “armi di distruzione di massa”, parola del ministro della difesa Usa, Colin Powell, che agitava una boccetta con polvere bianca asserendo fosse antrace. Durante e dopo l’invasione non ne venne trovata neanche una...
L’esercito statunitense usò invece effettivamente armi di distruzione di massa, massacrando la popolazione irachena, ma questo non sconvolse più di tanto l’allora segretaria del Dipartimento di Stato (il ministero degli esteri), Madeleine Albright.
La quale – rispondendo alla domanda di Lesley Stahl, della Cbs, “Abbiamo sentito che sono morti mezzo milione di bambini iracheni, più che a Hiroshima. Ne è valso il prezzo?” – non mostrò neanche un attimo di compassione rispondendo “Penso che sia stata una scelta molto difficile, ma il prezzo ne vale la pena”.
Si potrebbe andare avanti a lungo, sorvolando sugli scenari di guerra degli ultimi 30 anni in Europa e altrove, ma lo schema non cambierebbe.
Fino a Netanyahu e le presunte foto, mostrate a Blinken, sui “40 bambini decapitati da Hamas a Kafr Azza”. Notizia ripresa in tutto il mondo e mai, se non altro, “ridimensionata” da nessun media italiano.
Nonostante l’autocritica della Cnn, che pure aveva dato il via alla “conferma”, scusandosene poi con i telespettatori, dopo aver verificato che funzionari del governo israeliano “non avevano potuto confermare” quell’orrore.
Usare le violenze presunte sui bambini è un’ottima tecnica per alzare il livello dell’orrore attribuibile al nemico e quindi giustificare le terribili violenze, anche contro i bambini, che verranno portate contro “il nemico”.
Ricordiamo che la popolazione di Gaza è composta al 51% da minori di 15 anni, e che il 40% è al di sotto dei 12 anni. Quindi, quando leggete, “tremila morti [non “uccisi”, per carità…] a Gaza“, finora, dovete calcolare 1.200 bambini e 300 giovanissimi adolescenti.
Ma se sono palestinesi non si fa troppo caso, vero?
Dev’essere per questo che in queste ore tutte le televisioni ci bombardano (è il caso di usare questo termine) con i video dei bombardamenti su anonimi palazzi di Gaza. Video girati e forniti direttamente dall’esercito israeliano, probabilmente per mostrare al mondo la propria infallibile potenza a supporto della sete di vendetta.
Non è neanche questa una tecnica di propaganda particolarmente nuova. Iniziarono gli States, proprio nella guerra contro l’Iraq, abituandoci così a vedere l’orrore trasformato in videogioco.
Anche nei programmi “spara-spara” del gaming compulsivo si vedono scene del genere. Ed è il segreto di ogni videogioco: non si muore e non si uccide davvero, poi si può ricominciare da capo e fare meglio, arrivare a “un livello” più elevato.
Mitridatizzati così, per decenni, i telespettatori occidentali assistono senza fare una piega all’esplosione di un palazzo di diversi piani sotto bombe da 500 chili o più. Sembra una scena di “demolizioni fulminee”, senza sangue, senza dolore, senza esseri umani. Disumana, appunto.
Là sotto c’era gente di ogni età. Di sicuro da quando Israele ha smesso di “avvertire” – come faceva prima dell’assedio di questi giorni – dando pochi minuti per evacuare gli obiettivi indicati.
Perciò. Se un macellaio e bugiardo matricolato (parola di Obama!) dice che sono stati “decapitati 40 bambini israeliani” gli dobbiamo credere sulla parola, commuoverci fino al pianto, solidarizzare e ignorare le smentite successive (poi ci pensano i “fact checker” di regime...).
Se invece vediamo in diretta la “spianatura” di interi quartieri, ma senza poterne osservare gli effetti sugli esseri umani che li abitavano, allora possiamo tranquillamente “goderci lo spettacolo” senza sollevare neanche una domanda.
Diciamola semplice. Quei video sono assolutamente uguali a quelli con cui Al Qaeda o l’Isis rivendicavano l’uccisione dei loro prigionieri. Un po’ più primitivi e splatter, certo. Ma la logica è la stessa.
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