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29/10/2023

Per il giudice non c’è reato, ma il Pm indaga Persichetti

“Vorrei tanto che un uomo, un uomo solo mi capisse. E desidererei che quell’uomo fosse lei”. Questo scriveva il protagonista del romanzo di Georges Simenon, Lettera al mio giudice.

Paolo Persichetti, invece, ha scritto al pm Eugenio Albamonte una lettera aperta dal titolo: “Io indagato per favoreggiamento di chi e per cosa?”“Il favoreggiamento c’è o non c’è” scrive il ricercatore storico in passato condannato per fatti di lotta armata.

Il favoreggiamento sarebbe relativo alla presunta divulgazione di materiale riservato della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Moro.

Una storia tra l’assurdo e l’incredibile dove un anno fa il gip scrisse che non c’era reato dopo la caduta di quello più grave nel giro di pochi giorni, l’“associazione sovversiva finalizzata al terrorismo”. “E chissà se mai ci sarà”, aggiungeva il giudice.

Che il reato fosse il favoreggiamento Persichetti lo ha saputo dopo una richiesta formale alla procura fatta perché i termini di indagine sono scaduti da tempo. Non è possibile fare alcuna attività e il pm non decide cosa fare, se chiedere il processo o archiviare.

La data del reato – diciamo così – è il 2015. Quindi sarebbe già tutto prescritto. E con ogni probabilità la procura di Roma per uscire dal cul de sac in cui si è cacciata punta proprio a quello. Per non ammettere di essersi sbagliata, sintetizziamo così.

La materia è molto delicata. Fa parte, questa indagine, di una lunga caccia ai misteri inesistenti del caso Moro, a una sorta di gruppo di mandanti e complici occulti che non sono mai stati trovati ma si sono rivelati utili per mettere in circolazione volumi e atti a partire da ormai quasi mezzo secolo fa.

Paolo Persichetti fu perquisito l’8 giugno del 2021. Subì il sequestro di tutto il possibile e immaginabile, comprese le cartelle mediche del figlio diversamente abile.

Nel 2015 ci fu l’invio via mail a un sacco di persone, ricorda Persichetti, di un breve stralcio della prima bozza di relazione annuale della commissione Moro2. Testo pubblicato a distanza di 48 ore.

“Perché ci sia favoreggiamento deve esserci prova del sostegno alla fuga o al riparo oppure al sostentamento. Come avrei potuto favorire nel 2015 una persona fuggita dall’Italia nel 1981 quando avevo 19 anni? Parliamo di una persona che vive, lavora e ha famiglia in un paese dove ha residenza e nazionalità.

In che modo avrei potuto favorire persone già condannate all’ergastolo per quei fatti?
– scrive Persichetti – Interrogare una fonte storica, ricostruire quel che ha fatto o non ha fatto, integrando o divergendo dalle conclusioni giudiziarie, sarebbe forse un reato?”.

Albamonte è un magistrato “di sinistra”, corrente Area, appartiene a quella parte politica che in pratica da sempre alimenta i misteri che diversi processi negli anni hanno escluso. Anche perché nessun pentito, nessun dissociato ha mai detto nulla al riguardo.

“Terrorismo” e soprattutto “Moro” sono paroline magiche che permettono di formulare le ipotesi più strambe e tenerle in piedi senza mai provarle. Insomma sul punto non ci sono regole da rispettare.

Aveva ragione lui su tutta la linea: “Il mio sangue ricadrà su di voi”. Lui sì che aveva capito bene.

Dietro le Brigate Rosse c’erano solo le Brigate Rosse al culmine di uno scontro sociale e politico durissimo sfociato in una guerra civile a bassa intensità. Neanche troppo bassa a dire il vero. Ma dopo mezzo secolo c’è ancora chi lo nega raccontando favole.

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