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27/10/2023

Israele sta facendo saltare il Medio Oriente. Italia ed Europa si suicidano

L’ambasciatore israeliano all’Onu Gilad Erdan, parlando alla sessione speciale di emergenza dell’Assemblea Generale, si è scagliato anche contro la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania che dovrebbe essere votata in queste ore, definendola “ridicola” e sottolineando che “quando si legge questa bozza, Hamas sembra perso per strada, è una vergogna per la vostra intelligenza, è una follia che un testo che neppure menziona Hamas venga anche solo preso in considerazione per essere votato”.

La cosa non sorprende visto l’attacco frontale scatenato due giorni fa contro lo stesso segretario generale dell’Onu Guterres. Ma questa volta c’è qualcosa in più.

Nel frattempo infatti Emirati Arabi Uniti, Giordania, Bahrein, Arabia Saudita, Oman, Qatar, Kuwait, Egitto e Marocco hanno condannato gli attacchi contro i civili e le violazioni del diritto umanitario internazionale nella Striscia di Gaza.

In un comunicato congiunto, i ministeri degli Esteri dei nove Paesi arabi hanno infatti condannato “gli sfollamenti forzati e le punizioni collettive a Gaza”. “Il diritto all’autodifesa non giustifica le violazioni del diritto internazionale e la deliberata negligenza dei diritti legittimi del popolo palestinese”, ha proseguito la nota.

Non è un dettaglio sottolineare che due dei paesi firmatari del documento (Egitto e Giordania) da anni ormai avevano ripreso le relazioni diplomatiche con Israele. Altri tre (Emirati Arabi Uniti, Barhein e Marocco) avevano recentemente sottoscritto i cosiddetti “Accordi di Abramo” con Israele, fortemente sponsorizzati dagli Stati Uniti. L’Arabia Saudita stava discutendo di aderirvi ma già in fase di negoziato aveva posto come prioritaria la soluzione della questione palestinese.

La normalizzazione tra Tel Aviv e le capitali arabe, tanto cercata e faticosamente costruita in questi anni, sta andando in frantumi sotto le bombe israeliane sganciate su Gaza.

Ma anche sul fronte dei paesi “non arabi” (sui quali Israele negli anni aveva pure cercato interlocuzioni in funzione anti-araba, giocando proprio sulle storiche contrapposizioni), le cose stanno andando piuttosto male per le prospettive israeliane nella regione.

Da tempo si è esaurita la relazione speciale con i maroniti libanesi. È rimasta invece quella con i curdi iracheni, ma questi si guardano bene dal cacciarsi in guai che vadano oltre gli affari dei loro clan. È sui “pezzi grossi” come Turchia e Iran che ormai è un disastro.

Il presidente turco, Erdogan, che aveva definito Hamas non terrorista ma movimento di liberazione, in un colloquio telefonico con Papa Francesco ha definito gli attacchi compiuti dalle forze israeliane sulla Striscia di Gaza “un massacro”. I due hanno discusso del conflitto in corso tra Israele e Hamas e della situazione che vivono i palestinesi nell’enclave. “È una vergogna che la comunità internazionale abbia chiuso gli occhi di fronte al dramma di Gaza”, ha detto Erdogan durante il colloquio, spiegando che gli attacchi di Israele “non possono essere giustificati in nessuna religione”. La Turchia per anni – pur con alti e bassi – è stata un interlocutore privilegiato di Israele in Medio Oriente.

Sono ormai lontanissimi i tempi anche delle “relazioni non dichiarate” con Teheran in nome della comune ostilità verso l’Iraq fino alla fine degli anni Ottanta. Durante la guerra tra Iran e Iraq (1980-1988), Israele nel 1981 bombardò il reattore nucleare iracheno di Osirak e oggi si ritrova con un programma nucleare iraniano avanzato e ben organizzato.

Ieri anche il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, in sintonia con la Turchia, ha dichiarato che Hamas “è un movimento di liberazione palestinese di fronte all’occupazione israeliana e questo è in linea con le leggi internazionali” e che “le azioni della resistenza e delle forze di liberazione palestinesi sono in linea con la Carta delle Nazioni Unite”. “Le condizioni nella regione sono preoccupanti e le cose potrebbero andare fuori controllo in qualsiasi momento”, ha aggiunto il ministro, secondo il quale “qualsiasi risoluzione delle Nazioni Unite deve chiedere la fine dei crimini di Israele, la consegna degli aiuti e il rifiuto dello sfollamento forzato”.

Del resto per Israele l’aver pervicacemente scelto in questi anni lo scontro sul controllo di Gerusalemme e la sua ebraicizzazione forzata, con tanto di pulizia etnica contro i palestinesi e le ripetute provocazioni alla moschea Al Aqsa, hanno acutizzato la divaricazione ed esteso l’inimicizia e le ostilità dai soli popoli arabi e palestinese a tutto il mondo islamico, anche quello più lontano dal conflitto legato alla questione palestinese. Una scelta arrogante e ottusa di cui oggi si vedono tutte le conseguenze. Esattamente come il mattatoio in cui hanno trasformato Gaza.

Non sappiamo quale tipo di nuovi equilibri o di baratri produrrà il bagno di sangue in corso in Palestina e Israele. Quello che è certo è che Israele sta seppellendo con le proprie mani ogni possibile interlocuzione a venire con il mondo arabo-islamico. E le sole relazioni con Usa e Ue potrebbero non bastare più. È per questo che appare del tutto sconsiderata – oltre che immorale – la posizione di complicità dei governi europei verso Israele. Aver omesso la parola “cessate il fuoco” dalla risoluzione approvata dal Consiglio Europeo ne è la dimostrazione. Per un paese euromediterraneo come l’Italia poi è un vero suicidio, oltre che una vergogna politica.

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