Sabato scorso per le strade di Roma è successo qualcosa che in Italia non accadeva da anni ormai.
Un fatto politico determinato dalla partecipazione combattiva e di massa degli abitanti di questo paese che hanno espresso senza mezzi termini la propria posizione sulla questione internazionale par excellence di questo momento: il popolo sta dalla parte della Palestina!
I media mainstream si sono subito messi al lavoro per provare ad annebbiare il messaggio gridato forte da Porta San Paolo a San Giovanni, passando per il Colosseo.
Prima con una serie di numeri sconclusionati sulla partecipazione, (“centinaia” per il Messaggero, “tre mila” per Tpi, “più dei cinque mila attesi” per Repubblica, “quindici mila” per il Corsera), poi adeguandosi sui numeri al ribasso comunicati della Questura (“venti mila” in piazza), poi relegando il fatto a mera cronaca locale, finito in ultimo nei fondo-pagina alle edizioni online.
Un’isteria dettata dal fatto che il coperchio non tiene più la pressione spinta contro la cappa della menzogna.
50 mila in piazza a Roma
Che infatti salta e straripa in una partecipazione che si attesta al minimo sulle 50 mila persone vere in carne e ossa (contate, non numeri per la propaganda), con slogan duri contro il regime di apartheid israeliano, la complicità occidentale e il silenzio degli indifferenti nei confronti dell’eroica e pluridecennale Resistenza palestinese.
È indubbio che il 7 ottobre rappresenta una di quelle date che entreranno nella storia della Resistenza palestinese, che adesso ha bisogno di tutto l’appoggio possibile, in Palestina come qui in Italia, per squarciare il velo di ipocrisia misto a silenzio sotto cui sembrava essere costretta la causa palestinese.
Niente di tutto questo invece, dimostrazioni di solidarietà umana e internazionalista hanno letteralmente invaso le strade delle capitali d’Europa e del mondo intero, sfidando divieti, polizia e intimidazioni sioniste e fasciste.
Tuttavia, in Palestina lo Stato di Israele continua nei bombardamenti criminali e indiscriminati sulla Striscia e praticamente su tutti i paesi confinanti, mentre da Gaza e dalla Cisgiordania la Resistenza chiama all’azione tutti coloro che sono solidali con la causa.
Sabato 4 novembre si replica
Per questo, sabato 4 novembre a Roma ci sarà un’altra occasione per dimostrare tutto il sostegno al popolo palestinese in lotta.
Alle ore 14:00 in piazza Vittorio infatti partirà una manifestazione nazionale contro le guerre e la partecipazione dell’Italia ai conflitti in tutto il mondo, per la libertà della Palestina e per la revoca degli accordi militari tra Italia e Israele.
Il governo Meloni, in questo sostenuto in maniera bipartisan dalla totalità dell’arco parlamentare, si schiera senza indugio dalla parte del sionismo e della guerra come soluzione finale dei conflitti.
Invia armi in Ucraina e aumenta le tasse ai più deboli, si dice per la pace ma giura fedeltà alla Nato, appoggia Israele e reprime il dissenso interno, manganellando gli studenti solidale con la Palestina fin dentro le università, come accaduto a Torino.
Una scelta di campo
Roma ancora una volta è chiamata a una risposta di responsabilità contro la barbarie generata dall’Occidente imperialista e guerrafondaio, fascista e colonizzatore.
Contemporaneamente, a Milano Salvini sfilerà “contro gli islamici” e per la “difesa dei valori occidentali” (quelli perfettamente rappresentati da Israele in Medio Oriente), nel giorno della fine della Prima guerra mondiale che il governo vorrebbe contrapporre come sostrato ideologico dell’unità nazionale contro la Repubblica nata dai fucili della Resistenza e immortalata nel 25 aprile.
Noi sappiamo da che parte stare!
Fuori l’Italia dalle guerre, con la Palestina, il 4 novembre manifestazione nazionale a Roma
Stop all’invio di armi per la guerra in Ucraina; riconoscimento dello Stato Palestinese; revoca dell’accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele; via l’Italia dalla Nato; tagliare le spese militari per finanziare le spese sociali; stop al genocidio a Gaza.
Appuntamento: ore 14:00, piazza Vittorio – Roma.
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