Vogliamo riportare interamente quello che ha detto, perché possiate valutare anche voi:
“Questa [situazione] è la conseguenza di una politica di totale cecità, di occupazione e colonizzazione. La striscia di Gaza non è un territorio libero, è una gabbia: è vero che dentro non ci sono gli israeliani, ma loro controllano comunque i confini marittimi e aerei, l’accesso delle merci, l’energia, l’acqua.Questa frase, in cui ci riconosciamo completamente, Moni Ovadia l’ha detta da attore, da intellettuale, da essere umano, e da ebreo, che da circa 30 anni, non dal 7 ottobre, difende i diritti del popolo palestinese, contro uno Stato e un Governo israeliani che portano avanti una politica di occupazione coloniale.
Non a caso l’Onu aveva già dichiarato Gaza zona ‘non abitabile’. La situazione è vessatoria, dirò di più: è infernale. Israele lascia marcire le cose, fingendo che il problema palestinese non esista, per cancellare la stessa idea che i palestinesi esistano“.
Per questa frase è stato attaccato dal senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni, che lo ha accusato di insultare “le vittime di Hamas“. Eppure all’indomani dell’attentato uno dei quotidiani più venduti in Israele, Haaretz, affermava in un editoriale che “il disastro che si è abbattuto su Israele durante la festività della Simchat Torah è chiaramente responsabilità di una persona: Benjamin Netanyahu”.
A Balboni e alla maggioranza di ultradestra che guida il nostro paese chiediamo: anche quello di Haaretz, che rappresenta un’opinione di forte peso dentro la società israeliana, è un insulto alle vittime?
Costringere un direttore di teatro ad andarsene per le sue idee politiche, perché denuncia un’occupazione coloniale, ci ricorda i momenti più bui della nostra storia.
Crediamo sia arrivato il momento di rompere “il silenzio degli onesti“, non solo di fronte all’orrore di Gaza, ma anche per contrastare la torsione autoritaria che potere mediatico e politico stanno prendendo nel nostro paese.
Solidarietà con Moni Ovadia.
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