Il vento di solidarietà alla causa palestinese soffia sempre più forte anche oltre i confini del mondo arabo, animatosi venerdì su scala globale con la “giornata della rabbia”.
Manifestazioni di massa si sono susseguite infatti fino nel ventre della bestia occidentale dagli Stati Uniti alla Francia nonostante pesanti divieti stanno venendo messi in campo contro i solidali alla Palestina, e anche nel nostro paese assistiamo a una ripresa delle mobilitazioni in sostegno al popolo palestinese decisamente in controtendenza col clima di passività politica generale ereditato dagli ultimi decenni.
L’ultima settimana è stata infatti un crescendo di piazze e di partecipazione che, passando per la giornata di agitazione nazionale studentesca per la Palestina nelle scuole e nelle università di venerdì, anche a Milano dopo Roma ha visto scendere in piazza diecimila persone, con forte protagonismo giovanile e delle seconde generazioni, che dopo essersi radunate nella piazza della Stazione Centrale hanno attraversato la città gridando la propria rabbia contro i crimini di Israele.
Il maldestro tentativo da parte dell’apparato politico-mediatico di riproporre lo schema utilizzato per la guerra in Ucraina – difesa dei “valori dell’Occidente democratico” e caccia alle streghe, stavolta bollando la solidarietà come sostegno al terrorismo, pensiamo alle uscite di Valditara – non solo non è penetrato, ma ha ricevuto una risposta che anche quantitativamente ha saputo aprire una breccia nel silenzio forzato a cui si voleva condannare la solidarietà al popolo palestinese.
Un martellamento ideologico, quello filosionista, dai tratti quasi farseschi ha rivelato ancora una volta tanto la miopia quanto la debolezza di una classe dirigente che ha sempre meno strumenti di tenuta e si trova costretta a ricorrere alla più becera propaganda di regime – preludio dei manganelli che non a caso si sono abbattuti di nuovo sugli studenti che a Roma contestavano il raduno europeo delle destre giovanili (tra cui il Likud israeliano) prima di raggiungere la piazza per la Palestina.
Le piazze per la Palestina non hanno, però, solo rispedito al mittente le operazioni ideologiche dei “giardinieri” dell’Occidente nostrani intenti a straparlare del “diritto di Israele a difendersi” sorvolando sulla brutalità dello stato sionista e pensando di non fare i conti con le ragioni palestinesi, ma hanno anche saputo disinnescare i tentativi di recupero a “sinistra” sul terreno ormai definitivamente impraticabile dell’equidistanza.
Esemplificativo è stato su questo proprio il caso di Milano, già dopo un presidio sionista animato da appena una dozzina di persone, con il fallimento dell’operazione di piazza provato a imbastire venerdì pomeriggio da PD e CGIL con il loro solito arcipelago di realtà e associazioni che ha visto la partecipazione di poco più che un centinaio di persone.
Un presidio che, anche con poco lungimiranza e senso di realtà, hanno deciso di tenere proprio in Stazione Centrale da dove sarebbe partito il giorno dopo il corteo per la Palestina che con le sue diecimila persone ha simbolicamente travolto la mascherata filosionista delle “sinistre”.
Siamo probabilmente solo all’inizio – sembra ormai prossima l’invasione terrestre di Gaza da parte dell’esercito israeliano – ora su questa determinazione e su questa forza bisogna continuare, rafforzando e allargando il sostegno alla Resistenza palestinese.
Ma guardando a queste prime piazze è proprio il caso di dire che non partiamo da zero.
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