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13/04/2024

Minacce e manovre militari in Medio Oriente. Gli Usa complici di Israele

Alcuni funzionari Usa hanno rivelato che le forze della Marina statunitense tenteranno di intercettare eventuali missili lanciati dall’Iran e dai suoi alleati regionali contro Israele, “se sarà possibile”.

La portaerei Usa Eisenhower ha lasciato il Mar Rosso dove è in missione per passare il canale di Suez ed entrare nel Mediterraneo a copertura di Israele, non solo nel caso di eventuali missili contro il territorio israeliano. Gli apparati della portaerei potrebbero essere in grado di intercettare attacchi anche contro le forze Usa di stanza in Siria e in Iraq.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha detto di aspettarsi “presto” un attacco iraniano contro Israele. Parlando con i giornalisti alla Casa Bianca, Biden si è quindi rivolto direttamente alle autorità di Teheran. “Non fatelo”. Gli Stati Uniti rimangono impegnati a garantire la difesa di Israele, “aiuteremo Israele a difendersi: l’Iran non vincerà”, ha aggiunto Biden schierandosi ancora una volta a fianco di Tel Aviv.

Fonti dell’intelligence Usa hanno dichiarato all’emittente “Cnn” che le forze iraniane stanno spostando e riposizionando diversi asset militari, tra cui droni e missili da crociera, all’interno del proprio territorio nazionale.

Dalla narrazione sui possibili scenari di una escalation di guerra in Medio Oriente, è scomparsa l’informazione decisiva sul fatto che un attacco militare e letale contro una sede diplomatica – in questo caso quella iraniana a Damasco – è un atto di guerra dichiarata. Logica vuole che al momento – sulla base del diritto internazionale – sia da considerarsi Israele lo stato aggressore nei confronti dell’Iran e non viceversa.

In secondo luogo va ricordato che da mesi Israele ha colpito fuori dei propri confini ed in particolare la Siria.

A febbraio un raid israeliano aveva ucciso 15 persone tra cui diversi civili. L’attacco è avvenuto a Damasco, nel quartiere centrale di Kafar Sousah.

A ottobre raid aerei israeliani hanno colpito negli stessi minuti l’aeroporto di Damasco, capitale della Siria, e di Aleppo, seconda città del Paese.

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