L’inviato delle Nazioni Unite Geir Pedersen ha visitato Damasco per la seconda volta dalla caduta di Bashar al-Assad, incontrando il nuovo leader dell’amministrazione Ahmad Al-Sharaa e il ministro degli Esteri Asaad Al-Shibani. La visita ha coinciso con il rilancio dell’Early Recovery Fund for Reconstruction, sostenuto da un’esenzione di sei mesi dalle sanzioni statunitensi. Il coordinatore delle Nazioni Unite Adam Abdul Mawla ha espresso speranze che dei contributi possano venire dai paesi del Golfo.
Sebbene le informazioni dettagliate sull’incontro siano ancora scarse, la visita di Pedersen indica che vi sono discussioni in corso su varie questioni tra le Nazioni Unite e la nuova amministrazione siriana, tra cui gli aiuti umanitari e il processo politico delineato nella risoluzione ONU 2254, di cui Al-Sharaa ha criticato alcune disposizioni, in particolare il coinvolgimento dell’ex regime e la classificazione di HTS, l’attuale autorità di governo in Siria, come organizzazione “terroristica”.
Separatamente, ieri Al-Shibani ha partecipato al Forum economico di Davos, come atto simbolico, dato il crescente interesse europeo per la Siria post-Assad, che Bruxelles cerca di sfruttare per intensificare la pressione sulla Russia, ridurre il flusso di rifugiati e facilitare i rimpatri.
Da parte sua, la Turchia ha riaperto il suo consolato ad Aleppo dopo 12 anni, segnalando quella che vede come una propria vittoria nella Siria settentrionale. Nel frattempo, Al-Sharaa ha dovuto affrontare delle reazioni negative dopo che l’agenzia SANA ha riferito del suo incontro con la madre del giornalista statunitense Austin Tice, scomparso nel 2012.
Molti siriani hanno criticato l’incontro e lo hanno accusato di trascurare i prigionieri siriani sotto il precedente regime che sono scomparsi, in particolare dopo che le prigioni, tra cui Sednaya, sono state sottoposte a furti e vandalismi, i quali hanno distrutto la maggior parte dei suoi archivi. Quanto ai prigionieri rilasciati, sono stati lasciati senza alcun supporto e le loro storie sono state sfruttate a uso e consumo dei media, senza alcuna assistenza successiva.
Internamente, la “Coalizione Nazionale delle Forze Rivoluzionarie e di Opposizione Siriane”, che controlla un piccolo governo temporaneo nella campagna di Aleppo, ha perso influenza dopo l’ascesa al potere di HTS. Fonti locali hanno confermato che il governo della coalizione sta continuando le sue attività nel nord di Aleppo, imponendo tasse di transito nelle aree sotto la nuova amministrazione, tra cui Idlib e Aleppo, mentre cede ad HTS il controllo dei valichi di frontiera alla Turchia.
Nel frattempo, alcune aree di Homs e Latakia controllate da HTS sono testimoni di omicidi e arresti quotidiani, con il pretesto di dare la caccia ai “resti del regime di Assad” o “atti individuali” che alimentano la tensione nelle aree prevalentemente alawite, sotto la costante minaccia di combattenti estremisti all’interno dei ranghi di HTS, alcuni dei quali sostengono apertamente la violenza contro la gente del luogo.
Contemporaneamente, le aree di confine vicino al Libano subiscono frequenti incursioni di HTS a causa di presunte perquisizioni in cerca di armi, che terminano con arresti, come in occasione di alcuni scontri a Qusayr, che hanno visto l’utilizzo di armi medie e pesanti, presumibilmente per tensioni settarie, contrabbando e dispute territoriali.
Nel nord di Homs, fonti locali hanno spiegato che i combattenti di HTS hanno espulso alcune famiglie dai villaggi, tra cui Hazmiyeh, Ashrafiyeh e Kazmiyeh, sequestrando le loro case in favore delle famiglie di HTS, alimentando così la preoccupazione che siano in corso sistematici tentativi di cambiamento demografico.
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