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31/01/2025

“Noi vittime delle torture di Almasri ci siamo illusi che l’Italia potesse fare giustizia”

Alla Camera si è tenuta una conferenza stampa di alcune delle vittime del torturatore libico Almasri, scarcerato e rimpatriato dall’Italia nonostante l’arresto diposto dalla Corte penale internazionale, hanno raccontato i crimini del capo della polizia giudiziaria di Tripoli e i sistemi con cui governa i campi libici. Pubblichiamo la loro lettera, indirizzata a Giorgia Meloni, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e Alfredo Mantovano.

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“Egregio presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ministro Matteo Piantedosi, ministro Carlo Nordio e sottosegretario Alfredo Mantovano,

vi scriviamo in qualità di portavoce dei Rifugiati in Libia ma anche come vittime e sopravvissuti di Osama Najim Almasri. I nostri corpi portano i segni dei suoi crimini e le nostre menti sono piene di ricordi che nessun essere umano dovrebbe sopportare. Quando Almasri è stato arrestato a Torino, abbiamo creduto, anche se per poco, che la giustizia potesse raggiungere quelli di noi che hanno conosciuto solo la sofferenza. Ma voi ci avete tolto questa speranza, rispedendolo in Libia, dove continuerà a fare del male ad altri, come ha fatto a noi.

Il dolore per questo tradimento è profondo. È lo stesso dolore che ci portiamo dietro da anni. Siamo venuti in Italia in cerca di protezione e siamo grati per la sicurezza che abbiamo trovato. Ma la nostra dignità, rubata in Libia, è stata rubata di nuovo qui. L’Italia era un Paese in cui credevamo, un Paese che parlava di giustizia e di diritti umani. Ma la giustizia non ci è stata data. Al contrario, abbiamo assistito alla liberazione dell’uomo che ci ha torturato.

E mentre scriviamo questa lettera, altri stanno ancora soffrendo sotto lo stesso sistema che ci ha brutalizzato. Oggi i migranti in Libia vivono in condizioni peggiori delle prigioni. Vengono torturati per ottenere un riscatto, venduti come proprietà, violentati, affamati e lasciati morire. Quelli che si trovano ancora nella prigione di Mitiga, dove Almasri ha costruito il suo impero di crudeltà, non conoscono altro che il dolore. La stessa Libia con cui lavorate, che finanziate e a cui stringete la mano è diventata una terra di sofferenza infinita per chi non ha potere.

Ora sappiamo che l’Italia non ha solo le dita in Libia, ma ha le mani intere sepolte nei suoi affari e può dire chi è libero o meno. Non siete solo testimoni di ciò che accade in quel Paese, ma contribuite a plasmarlo. Non si può affermare di combattere il traffico di esseri umani mentre si fanno accordi con chi ne trae profitto. Non potete definire Almasri “pericoloso” mentre lo proteggete dalla giustizia. Non potete definirvi difensori dei diritti umani mentre lasciate le persone a marcire nelle prigioni libiche.

Pertanto, Vi chiediamo:

1. La cessazione immediata di tutti gli accordi tra Italia e Libia che consentono abusi nei confronti dei migranti.

2. Un impegno pubblico per chiedere il rilascio di tutti coloro che sono ancora imprigionati a Mitiga e in altri centri di detenzione in Libia.

3. Una spiegazione ufficiale del perché Almasri, che il vostro stesso Governo ha definito pericoloso, sia stato rilasciato invece di essere consegnato alla Corte penale internazionale.

4. Un percorso legale per i migranti intrappolati nei centri di detenzione libici, compresa la riapertura dell’Ambasciata Italiana a Tripoli per l’ottenimento di visti umanitari.

La giustizia non può essere selettiva. Non può servire i potenti mentre gli impotenti vengono scartati. L’Italia deve rispondere delle sue scelte.

Cordiali saluti,

David Yambio, Lam Magok e le vittime di Osama Najim Almasri

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Almasri, oltre l’orrore

Sono una delle persone che hanno presentato denuncia presso la Corte Europea, attraverso un lavoro coordinato con alcuni studenti della Sorbona.

Parlo da testimone diretto: sono passato dalla Libia nel 2014 e ho visto con i miei occhi l’orrore. Oltre alle torture, c’è un uomo che si vanta di abusare di bambine di 12 e 13 anni, che costringe le ragazze migranti a prostituirsi, che riduce i ragazzi in schiavitù nei campi e si appropria dei loro soldi.

È colui che ha impiccato diverse persone nelle sue prigioni per spingere altri prigionieri a chiamare i parenti o i conoscenti per mandare i soldi.

Quest’uomo si chiama Almasri, ed è uno dei più spietati torturatori in Libia. Vende esseri umani filmando le aste. In Libia, basta pronunciare il suo nome per scatenare il terrore. Non è solo paura: è qualcosa di più profondo, un orrore senza limiti.

Ha persino costruito un aeroporto privato sfruttando i migranti, che chiama “i suoi schiavi”.

Eppure, il governo italiano tratta questo criminale con una gravità senza precedenti, violando ogni principio di giustizia e diritto.

Questa non è solo una questione politica. È una scelta tra giustizia e complicità, tra umanità e disumanità.

Soumaila Diawara

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Qui un articolo di Avvenire pubblicato 5 anni fa che documenta soltanto alcune delle tantissime atrocità commesse nei lager libici dai criminali finanziati e supportati a suon di miliardi dall’Unione Europea e da TUTTI i governi italiani degli ultimi anni a partire da quello guidato dal “democatico” Paolo Gentiloni (Commissario europeo per gli affari economici e monetari dal 2019) che nel 2017 firmò quel “memorandum della vergogna” che pose le basi per questa immensa barbarie.

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