Cade l’ultima fragile barriera «europea ed europeista» che impediva alla destra neofascista di determinare le politiche di un Paese. Ed è accaduto in Germania, il più importante e grande dei paesi europei.
Era anche rimasto l’unico a tener fuori dalle maggioranze parlamentari, magari solo per approvare una singola legge, gli eredi del nazismo. E non a caso l’hanno fatto sull’immigrazione, diventata dappertutto l’unico o principale «tema politico» su cui viene indirizzata una insicurezza sociale crescente che origina, però, da tutt’altre condizioni concrete: salari bloccati da anni (quasi venti, in Germania), potere d’acquisto in calo, precarietà occupazionale, crisi industriale colossale (l’automotive a pezzi), riduzione del welfare (anche se, certo, non nella misura in cui è stato tagliato in Italia), disuguaglianze crescenti e sfacciate, sottosviluppo dell’Est rispetto al resto del paese.
Il tutto per opera della «democrazia cristiana», ovvero la Cdu ora guidata da Friedrich Merz, che ha presentato e farà approvare – non appena avrà vinto le elezioni, da qui ad un mese – provvedimenti di drastica restrizione sia per nuovi ingressi di migranti che per la cacciata di colore che vengono considerati “indesiderabili” o semplicemente in esubero.
“Sì, potrebbe essere che l’AfD, per la prima volta, renda possibile l’approvazione di una legge necessaria”, ha detto Merz mercoledì in un acceso dibattito parlamentare. “Ma signore e signori, siamo di fronte alla scelta di continuare a guardare impotenti mentre le persone nel nostro paese vengono minacciate, ferite e uccise”, ha proseguito, “o di alzarci e fare ciò che è indiscutibilmente necessario in questa materia”.
AfD non è solo un partito chiaramente neonazista, ma ha anche recentemente ottenuto l’apprezzamento esplicito di Elon Musk, nuovo boss dei tecnomiliardari (“superare il complesso di colpa per il passato”), a sancire che il nuovo capitalismo occidentale spalanca di nuovo le porte alla dittatura genocida pur di provare a mantenere l’egemonia sul mondo.
Le giustificazioni per la scelta democristiana sono ridicole, perfettamente uguali a quelle che – in Italia o altrove – sono state sempre sollevate per operazioni simili. Il cambio di rotta di Merz per accettare tale sostegno fa infatti parte di un presunto sforzo pre-elettorale per “riconquistare gli elettori che sono passati all’estrema destra a causa della questione migratoria”.
Jürgen Hardt, un alto parlamentare della CDU, ha detto alla stampa che la mossa aiuterà a garantire che i partiti mainstream smettano di perdere voti a favore dell’AfD e potenzialmente ne riconquistino alcuni. “Ci stiamo assicurando che nessun altro si avvicini all’AfD, perché possono trovare una risposta politica alle loro preoccupazioni urgenti all’interno dei partiti democratici”.
Un po’ come Walter Veltroni che ogni tre per due sentenzia che “la sinistra si deve occupare della sicurezza”, no? Ed in effetti anche il cancelliere uscente Scholz, “socialdemocratico”, ha fatto qualcosa di simile negli ultimi giorni del suo mandato e nella prima parte della campagna elettorale in corso. Salvo indignarsi, ieri, dalla tribuna parlamentare quando questo modo di “cedere terreno” alla destra arriva contro il muro degli atti concreti.
Non ci vogliono geni della politica per capire che se ti adatti a seguire l’agenda politica fissata dall’ultradestra farai una politica di ultradestra (a prescindere da chi ci mette la faccia in un primo momento), diffonderai ulteriormente il virus autoritario, suprematista, razzista, “coccolandolo” come comprensibile, giustificato, ecc.
È interessante far notare che lo schema ideologico del vecchio nazismo tedesco si vada così riproponendo ora quasi integralmente. Semplicemente ha sostituito l’antisemitismo storico con l’odio razziale contro i migranti. Trovato il nuovo “nemico”, il resto può tornare (o forse non se n’era mai andato davvero)...
La Germania, ricordiamo, è in questo momento il paese europeo – insieme forse alla Francia – in cui la sedicente lotta all’“antisemitismo” si manifesta come divieto legale di qualsiasi critica allo Stato di Israele (dunque, in realtà, all’“antisionismo”; ad una linea politica, insomma, non condivisa peraltro neanche da tutti gli ebrei nel mondo).
Dopo aver pasticciato con le ideologie – prima dichiarandone la “fine” in nome del “pensiero unico” neoliberista (il famoso “non c’è alternativa” della Thatcher), poi equiparando tutte le ideologie non liberali come “dittatoriali” – ora l’establishment europeo e tedesco in particolare si ritrova esattamente al punto di partenza: imbarcare il neonazismo nella gestione del paese.
Tutte le contorsioni ideologiche possibili sono infatti rintracciabili nella “giustificazione” che lo stesso Merz ha voluto dare alla sua scelta: “Sì, potrebbe essere che l’AfD, per la prima volta, renda possibile l’approvazione di una legge necessaria”, ha detto Merz. “Ma signore e signori, siamo di fronte alla scelta di continuare a guardare impotenti mentre le persone nel nostro paese vengono minacciate, ferite e uccise, o di alzarci e fare ciò che è indiscutibilmente necessario in questa materia”.
Sfruttamento cinico di qualche episodio di cronaca nera (sulle cui cause concrete sarebbe magari il caso di interrogarsi), disinvoltura altrettanto cinica nell’accettazione dei “complici di strada” e solita teoria del “non si può fare diversamente”.
La crisi economica dell’Occidente neoliberista è lentamente scivolata verso la crisi di egemonia globale. Ma ora sta rapidamente degenerando in devastazione morale. Sotto la volontà di dominare il mondo, insomma, non c’è più niente. Né “democrazia”, né “valori”, né speranze di miglioramento.
Non c’è futuro, su questa strada...
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