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28/01/2025

Colombia - La risposta di Petro ai ricatti statunitensi

Il presidente colombiano, Gustavo Petro, ha risposto al messaggio inviato dal suo omologo statunitense, Donald Trump, sul ritiro dei visti a tutti i funzionari governativi colombiani e alla famiglia presidenziale e sull’aumento delle tariffe a causa del rifiuto di Bogotà di accogliere due aerei con colombiani deportati.

Nel suo account X, Gustavo Petro ha espresso la sua totale disapprovazione nei confronti della politica di rimpatri forzati dei migranti proposta dall’amministrazione Trump annunciando l’uso dell’aereo presidenziale per il rimpatrio dignitoso dei cittadini colombiani ed aggiungendo che la Colombia non ha nessuna paura delle sue sanzioni.

Poi la “deportazione” è andata avanti lo stesso (i rapporti di forza sono quelli che sono, e non si gioca sulla pelle di chi è vittima di un ricatto yankee).

Di seguito il testo integrale della risposta di Gustavo Petro a Donald Trump.

*****

Trump, a me non piace molto viaggiare negli Usa, è un po’ noioso, ma confesso che ci sono cose per cui ne vale la pena. Mi piace andare nei quartieri neri di Washington. Lì ho visto un’intera rissa nella capitale americana tra neri e i latini con le barricate, che mi sembravano stupidi, perché dovrebbero unirsi. Confesso che mi piacciono Walt Withman, Paul Simon, Noam Chomsky e Miller. Confesso che Sacco e Vanzetti, che hanno il mio sangue, nella storia degli Stati Uniti, sono memorabili e li seguo. Sono stati assassinati con la sedia elettrica, dai fascisti che sono negli Stati Uniti così come nel mio paese.

Non mi piace il tuo petrolio, Trump, perchè distruggerà la specie umana a causa dell’avidità. Magari un giorno, davanti a un sorso di Whisky, che accetto nonostante la mia gastrite, potremo parlarne francamente, ma è difficile perché voi mi considerate una razza inferiore e io non lo sono, e nemmeno lo è nessun colombiano. Quindi se conosci qualcuno che è testardo, sono io, punto. Con la sua forza economica e la sua arroganza il tuo paese può tentare un colpo di stato come ha fatto con Allende. Ma muoio nella mia legge, ho resistito alla tortura e resisto a te. Non voglio schiavisti accanto alla Colombia, ne avevamo già tanti e ci siamo liberati. Ciò che desidero accanto alla Colombia sono gli amanti della libertà. Se non puoi accompagnarmi, andrò da qualche altra parte.

La Colombia è il cuore del mondo e tu non l’hai capito, questa è la terra delle farfalle gialle, della bellezza di Remedios, ma anche dei colonnelli Aurelianos Buendía ed io sono uno di loro, forse l’ultimo. Mi ucciderai, ma sopravviverò nella mia città che è prima della tua, nelle Americhe. Siamo il popolo dei venti, delle montagne, del Mar dei Caraibi e della libertà.

Non ti piace la nostra libertà, okay. Non stringo la mano agli schiavisti bianchi. Stringo la mano agli eredi libertari bianchi di Lincoln e ai contadini bianchi e neri degli Stati Uniti, sulle cui tombe ho pianto e pregato su un campo di battaglia, al quale sono arrivato, dopo aver camminato attraverso le montagne della Toscana italiana e dopo essermi salvato io stesso dal covid.* Sono gli Stati Uniti e davanti a loro mi inginocchio, davanti a nessun altro. Fammi presidente e le Americhe e l’umanità risponderanno.

La Colombia ora smette di guardare al nord, guarda il mondo, il nostro sangue viene dal sangue del Califfato di Córdoba, la civiltà di allora, dai romani latini del Mediterraneo, la civiltà di allora, che fondarono la repubblica, la democrazia ad Atene. Il nostro sangue ha reso gli schiavi neri resistenti da te.

La Colombia è stato il primo territorio libero d’America, prima di Washington, di tutta l’America, lì mi rifugio nei suoi canti africani. La mia terra è quella dell’oreficeria esistente al tempo dei faraoni egiziani, e dei primi artisti al mondo a Chiribiquete.

Non ci dominerai mai. Si oppone il guerriero che ha cavalcato le nostre terre, gridando libertà e il cui nome è Bolívar. Il nostro popolo è un po’ timoroso, un po’ timido, è ingenuo e gentile, amante, ma saprà conquistare il Canale di Panama, che ci avete preso con la violenza. A Bocas del Toro, l’attuale Panama ed ex Colombia, giacciono duecento eroi provenienti da tutta l’America Latina, che tu hai assassinato.

Alzo una bandiera e, come ha detto Gaitán, anche se rimarrò solo, continuerà ad essere innalzata con la dignità latinoamericana che è la dignità dell’America, che il suo bisnonno non conosceva, e il mio sì, signor Presidente, un immigrato negli Stati Uniti.

Il suo bloqueo non mi spaventa; perché la Colombia, oltre ad essere il paese della bellezza, è il cuore del mondo. So che ami la bellezza come me, non mancarle di rispetto e ti donerà la sua dolcezza. DA OGGI LA COLOMBIA È APERTA AL MONDO TUTTO, A BRACCIA APERTE SIAMO COSTRUTTORI DI LIBERTÀ, VITA E UMANITÀ. Mi informano che metterai una tariffa del 50% sull’importazione dei nostri frutti del lavoro umano negli Stati Uniti, farò lo stesso anche io.

Possa il nostro popolo piantare il mais scoperto in Colombia e nutrire il mondo.

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