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28/03/2025

La Commissione Europea vara 47 progetti strategici sulle materie prime

Il 25 marzo la Commissione Europea ha adottato e reso pubblica una lista di 47 progetti strategici per l’approvvigionamento di materie prime fondamentali nell’orizzonte della competizione globale. I paesi citati in questa lista sono un totale di 13 sui 27 stati membri, e riguardano 14 delle 17 materie prime individuate dal Critical Raw Material Act (CRMA).

Questo provvedimento ha l’obiettivo di ridurre la dipendenza, per tali materiali, da filiere che non fanno capo a Bruxelles. Entro il 2030, la UE punta a raggiungerne l’estrazione autonoma per il 10% del consumo annuale, nonché a lavorarne e a riciclarne rispettiva il 40% e il 25%.

Tra le 14 materie prime interessate dai progetti vincitori, in 22 casi è coinvolto il litio, in 12 il nichel, in 11 la grafite, in 10 il cobalto e in 7 il manganese. Tutti materiali fondamentali per la catena del valore dell’elettrico, mentre il magnesio e il tungsteno assumono un ruolo centrale nelle prospettive della difesa e dell’aerospazio.

25 progetti riguardano direttamente le attività di estrazione, e molte delle nuove miniere saranno scavate nella penisola iberica. 24 delle iniziative approvate, invece, riguardano le attività di lavorazione, 10 quelle di riciclaggio e 2 quelle di sostituzione di materie prime. Sono 4 i progetti italiani a cui è stato dato il via libera, tutti riguardanti il riciclaggio.

Negli scorsi mesi, il ministro Urso aveva spinto per la ricognizione e il potenziamento delle attività italiane di estrazione mineraria con un valore strategico per la UE. Vengono ora approvati i progetti della svizzera Glencore a Portovesme, in Sardegna, della multinazionale belga Solvay a Rosignano, in Toscana, e delle italiane Itelyum Regeneration e Circular Materials, rispettivamente a Frosinone e Padova.

Il Commissario europeo all’Industria, Stéphane Séjourné, ha commentato: “non vogliamo sostituire la nostra dipendenza dai combustibili fossili con una dipendenza dalle materie prime. Il litio cinese non sarà il gas russo di domani”. Emerge in maniera esplicita la dimensione di scontro, anziché di cooperazione, con cui la UE pensa al raggiungimento di una maggiore autonomia strategica.

Affinché i 47 progetti diventino operativi, si prevede un investimento complessivo di 22,5 miliardi di euro. Secondo una fonte riportata da Euronews, l’esecutivo comunitario spera che questi progetti trovino i fondi direttamente sul mercato. Affinché questo accada, verrà dato il “supporto coordinato della Commissione, degli Stati membri e delle istituzioni finanziarie”.

Séjourné ha per ora reso noto un finanziamento di 2 miliardi che arriverà nel 2025, messo a disposizione dalla Banca Europea per gli Investimenti. La UE, dunque, dice quello di cui avrebbe bisogno per stare al passo con la competizione globale, ma allo stesso tempo rimane ligia all’idea che il suo ruolo è innanzitutto quello di contribuire ad attivare investimenti privati.

Sono infatti previsti “prestiti, o partecipazioni azionarie, o garanzie sui prestiti”, oltre alla semplificazione burocratica. È evidente che il risultato sarà quella della devastazione di interi territori per venire incontro alle mire imperialiste di Bruxelles, con l’accelerazione delle autorizzazioni che arriveranno entro 27 mesi per i siti di estrazione, entro 15 per tutti gli altri casi.

Per quanto riguarda possibili progetti in paesi terzi, sempre Séjourné ha detto che “l’analisi verrà effettuata nelle prossime settimane”. È interessante il fatto che il Commissario europeo abbia anche annunciato la volontà di inaugurare, entro la fine del 2026, un centro comune per l’acquisto delle materie prime critiche, “un po’ sul modello che abbiamo usato per i vaccini ai tempi del Covid”.

I provvedimenti che, un po’ ovunque, segnalano la frammentazione del mercato mondiale e l’inasprirsi della competizione internazionale continuano a moltiplicarsi.

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