La “Coalizione dei volenterosi” occidentali a sostegno dell’Ucraina ha confermato che le sanzioni contro la Russia non saranno revocate ma anzi, verranno probabilmente inasprite.
Il terzo vertice degli “irriducibili” dell’escalation contro Mosca tenutosi ieri a Parigi ha sciolto la riserva sull’invio dei militari: Francia e Regno Unito spingono per quella che ora viene definita una “forza di rassicurazione” in Ucraina, ma restano i dubbi di Paesi come l’Italia, che insistono su una missione che operi sotto l’egida dell’Onu.
Nel vertice di Parigi i leader europei hanno concordato su un incremento del sostegno militare a Kyev. La Francia ha annunciato un impegno di 2 miliardi di euro in supporto militare all’Ucraina, comprendente missili, aerei da combattimento e sistemi di difesa aerea.
Relativamente alle garanzie di sicurezza che Kiev chiede per arrivare a una pace duratura, si è discusso dell’istituzione di quella che adesso viene definita come una “forza di rassicurazione” per garantire la sicurezza e dissuadere future aggressioni.
Tuttavia, sono emerse divergenze tra i Paesi “volenterosi” riguardo a natura, composizione e dislocazione di tale forza. Le riluttanze di alcuni degli stati presenti al vertice irritano non poco i fautori dell’escalation, come la Polonia e i paesi baltici.
Al termine del vertice, il presidente francese Macron ha dichiarato che lui e il primo ministro britannico Keir Starmer si si sono assunti la responsabilità di “coordinare le iniziative” della coalizione occidentale a sostegno dell’Ucraina. Ci “assumeremo questa responsabilità insieme”, ha detto Macron, annunciando, inoltre, l’invio di una squadra franco-britannica per “preparare quello che sarà la struttura delle Forze armate ucraine di domani”.
“L’Europa deve assumersi la responsabilità della propria sicurezza e quella dei suoi vicini. Il nostro impegno con l’Ucraina è incrollabile e continueremo a fornire il sostegno necessario per garantire la sua sovranità. Non possiamo permettere che la Russia detti le condizioni di un futuro ordine europeo basato sulla forza e sulla paura”.
Macron ha poi aggiunto di non escludere “alcuna opzione per rafforzare la difesa dell’Ucraina. Ogni Paese presente oggi ha confermato il proprio impegno per impedire una vittoria russa e per garantire una pace duratura. Questo include una stretta collaborazione sul piano militare e strategico”. Nei piani di Macron la “forza di rassicurazione” composta da unità fornite da “alcuni Stati membri” verrebbe dispiegata in “alcuni luoghi strategici” dell’Ucraina. Ma su questo lo stesso Macron ha ammesso che “non c’è unanimità su questo punto”.
Anche il britannico Starmer al termine dei lavori ha ribadito che la volontà generale dei partecipanti europei alla “Coalizione dei volenterosi” non prevede una revoca delle sanzioni contro la Russia. “Abbiamo discusso approfonditamente su come aumentare la pressione sulla Russia attraverso ulteriori sanzioni. È chiaro che Mosca sta cercando di guadagnare tempo; non possiamo permettere che ciò accada”, ha affermato Starmer, secondo cui la futura forza europea a sostegno dell’Ucraina sarà “progettata per dissuadere” la Russia e per “mandare un messaggio a Putin”.
Zelensky, ha ribadito come un disco incantato che “Ogni contributo rafforza la nostra determinazione a difendere la nostra terra e il nostro popolo. L’Ucraina ha bisogno di più aiuti, più armi e più garanzie di sicurezza per poter affrontare questa sfida con la massima determinazione”.
Ma per ora sul tappeto restano delle evidenti divergenze sulla strategia da seguire. L’Italia, ma non solo, ha espresso seri dubbi su una missione militare di tipo europeo, qualsiasi sia la sua conformazione. Nella nota pubblicata da Palazzo Chigi al termine del vertice si ribadisce, infatti, che per quanto concerne l’Italia “non è prevista alcuna partecipazione nazionale a una eventuale forza militare sul terreno”, mentre si insiste sulla necessità di un coinvolgimento degli Stati Uniti.
Palazzo Chigi ha riaffermato che si potrebbe “ricalcare quanto previsto dall’articolo 5 del Trattato di Washington” (ossia della Nato, ndr) un’ipotesi “su cui il presidente Macron ha sollevato con interesse l’opportunità di un approfondimento tecnico”. Ma, come abbiamo già spiegato, è più una formula retorica furbesca tipica della Meloni che non un’idea realizzabile.
In questo contesto diventerà fondamentale chiarire quale sarà il ruolo degli Stati Uniti: senza la loro copertura aerea e d’intelligence elettronico-satellitare, infatti, nessuna missione, qualsiasi sia l’egida, potrà avere un grande successo, né nel monitoraggio della tregua né per fungere da concreto deterrente contro la Russia.
Sullo sfondo permangono poi le divergenze sul piano di riarmo europeo dove Francia, Italia e Spagna, si oppongono all’idea di potenziare la spesa per la difesa attraverso prestiti a basso costo. Secondo quanto riportato dal giornale statunitense Politico, questi Stati temono che l’iniziativa possa pesare troppo sul debito pubblico. La Commissione Europea, infatti, intende emettere debito comune sui mercati dei capitali per finanziare i Governi, da rimborsare nel tempo. Anche se non richiede tagli immediati, tale mossa aumenta il debito pubblico, spostando l’onere sulle generazioni future o sui futuri bilanci nazionali.
I paesi già gravati da elevati debiti pubblici, vorrebbero optare per i cosiddetti defense bonds: obbligazioni finanziate tramite un indebitamento comune dell’Ue sui mercati dei capitali, un’opzione che richiede però l’approvazione unanime dei 27 Stati membri e alla quale si oppongono i Paesi del nord Europa e la Germania, vera beneficiaria del progetto di riarmo.
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