Il 5 giugno la Banca Centrale Europea ha deciso l’ottavo taglio dei tassi dalla scorsa estate. A oggi, il tasso sui depositi scende così al 2%, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15%, quello sui prestiti marginali al 2,40%. L’elevata incertezza economica, ha detto Christine Lagarde, è stata fondamentale per questa scelta.
Il riferimento è a investimenti deboli e alle tensioni commerciali legate ai dazi statunitensi: fenomeni che possono rallentare ulteriormente una crescita già in difficoltà. Ma, stando alle parole della presidente della BCE, ora l’istituto si trova in una “buona posizione per navigare nell’incertezza che è all’orizzonte”.
Infatti, secondo le proiezioni degli esperti, “l’inflazione complessiva si collocherebbe in media al 2,0% nel 2025, all’1,6% nel 2026 e al 2,0% nel 2027”, rientrando dunque definitivamente nel target del 2% posto come valore adeguato in un’economia capitalistica. Tali analisi “riflettono le ipotesi di prezzi dell’energia inferiori e di un rafforzamento dell’euro”.
Se le proiezioni sull’inflazione sono state riviste, quelle sulla crescita sono rimaste quasi invariate: +0,9% quest’anno, +1,1% da 1,2% nel 2026, +1,3% nel 2027. Per Lagarde, la manifattura si è in parte ripresa dagli ultimi terremoti, ma “i servizi più orientati al mercato domestico stanno rallentando” e “i dazi e l’euro più forte rendono più difficile per le aziende esportare”.
Il quadro delineato è ancora critico per il modello europeo, fondato sulle esportazioni. Per questo la decisione di abbassare ancora il costo del denaro, con Lagarde che ha fatto presente che la decisione è stata presa “quasi all’unanimità”, con un solo membro del Consiglio Direttivo che si è opposto.
Non è la prima volta che dentro la BCE le opinioni su come comportarsi riguardo all’andamento dei tassi non collimano, ma questa volta anche le parole della sua presidente sembrano indicare un possibile stop ai tagli. Lagarde ha detto che siamo “alla fine di un ciclo di politica monetaria che rispondeva a degli shock che si sono sommati l’un l’altro, incluso il Covid, la guerra in Ucraina e la crisi energetica”.
La prossima riunione del Consiglio si avrà il 24 luglio e secondo molti esperti del settore la BCE potrebbe lasciare invariati i tassi, per poi riprendere con un ulteriore taglio a settembre. È evidente, però, che Francoforte voglia attendere l’esito delle trattative sui dazi tra USA e UE, considerato che il 9 luglio dovrebbero entrare definitivamente in vigore.
Gli economisti della BCE hanno sottolineato che “un ulteriore acuirsi delle tensioni commerciali nei prossimi mesi determinerebbe livelli di crescita e di inflazione inferiori a quelli dello scenario di base delle proiezioni”. Con i dazi del 20% sulle merci europee, del 120% sulle merci cinesi, e con le ritorsioni UE, il PIL dell’area euro potrebbe calare dello 0,4% quest’anno e dello 0,5% il prossimo.
La BCE ha ribadito che continuerà a muoversi incontro per incontro, decidendo sui dati, ma il passaggio delle trattative sui dazi sarà centrale per capire se davvero la politica monetaria si stabilizzerà.
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