Nell’ultimo giorno stabilito da Pechino per l’adesione all’iniziativa della Banca asiatica per lo sviluppo delle infrastrutture (Aiib), anche il governo di Taiwan ha avanzato la sua candidatura all’iniziativa ideata e coordinata dalla Repubblica popolare cinese.
Una partecipazione di importanza storica, dati i forti contrasti tra Taipei e Pechino e la mancanza di rapporti diplomatici formali. Tuttavia, come sottolineato ieri alla vigilia dell’adesione dal portavoce presidenziale Charles Chen, la partecipazione alla banca non solo inserirà l’isola nel processo di integrazione e sviluppo delle infrastrutture regionali, ma servirà per ulteriori adesioni a iniziative internazionali.
Washington non ha accolto bene né l'iniziativa cinese né l'adesione di molti suoi teorici alleati sia in Europa sia in Asia, chiedendo ai suoi parnter di "valutare con attenzione" l’adesione a una iniziativa che a suo parere mostra limiti in termini di garanzie di buona gestione e di salvaguardie ambientali e sociali.competi
Ma l'ampia adesione all'iniziativa – sia tra i fondatori sia tra gli associati – ha mostrato come pochi tra i paesi più sviluppati impegnati a giocare un ruolo internazionale siano disposti a rischiare di restare fuori da una partnership del valore iniziale di 50 miliardi di dollari e di 100 miliardi almeno a regime in un’area cruciale del pianeta. Un segnale della crescente debolezza dell'ex superpotenza unica statunitense e dell'ascesa nel mondo di nuovi poli geopolitici in competizione tra loro ma soprattutto impegnati a svincolarsi dal signoraggio di Washington e del dollaro.
Alleato degli Stati Uniti e sotto la loro tutela militare, Taiwan non è tuttavia membro degli organismi finanziari sotto forte influenza Usa, come Banca mondiale e Fondo monetario internazionale. Essere – fin all’accettazione ufficiale – parte dell’iniziativa, consentirà a Taiwan di aggregarsi agli altri 41 fondatori e membri, che includono diversi paesi europei, sudamericani e arabi.
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