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04/10/2015

Bombe italiane su Barcellona: “Roma chieda scusa”


Tra il 16 e il 18 marzo del 1938 la città di Barcellona venne martoriata dalle bombe sganciate dai caccia italiani decollati dalle loro basi nelle Isole Baleari, a poca distanza dalla costa catalana. Tre giorni di bombardamenti a tappeto contro Barcellona, dalle 22.00 del 16 marzo alle 15.19 del 18, 41 ore d'inferno per la popolazione della capitale catalana sulla quale per ordine di Benito Mussolini i Savoia Marchetti 79 italiani sganciarono 44 tonnellate di bombe.

Fu una strage di civili, soprattutto donne e bambini. Secondo i media dell’epoca - quelli internazionali, naturalmente, non certo quelli italiani - almeno seicento abitanti furono massacrati, per lo più residenti nei quartieri popolari della città repubblicana. In realtà il numero delle vittime fu almeno doppio rispetto a quello diffuso subito dopo la strage operata dall’aviazione di Benito Mussolini accorsa a sostenere il “levantamiento” franchista.

Il bombardamento italiano di Barcellona rimane una delle pagine più buie del coinvolgimento dell'Italia fascista al fianco del futuro dittatore Francisco Franco.

Eppure ben poco della verità sull’orrore scatenato dai bombardieri italiani decollati dalle Baleari con l’ordine preciso di colpire e seminare terrore è giunto alla nostra opinione pubblica. Così come, in ossequio al luogo comune – assai comodo e auto-assolutorio – degli “italiani brava gente”, poco gli italiani sanno dell’altra strage provocata dai bombardieri fascisti nella cittadina basca di Durango, presa di mira e distrutta il 31 marzo 1937: 289 i morti. E c’è da giurare che la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica del Belpaese ignori del tutto la partecipazione al bombardamento di Gernika, insieme agli Stukas germanici, il 26 aprile del 1937. In quel caso le distruzioni e la strage di abitanti arrivati nella località basca in occasione del giorno di mercato furono assai più grandi.

Contrariamente alle autorità tedesche, quelle italiane mai hanno riconosciuto la responsabilità di Roma nelle stragi indiscriminate compiute in Catalogna, nel Paese Basco, in Spagna.

A riportare la vicenda all’attenzione dell’opinione pubblica – almeno di quella parte di essa che si interessa di qualcosa – e delle autorità politiche è un documentario della giornalista Monica Uriel, presentato al Memorial Democratic della Generalitat di Catalunya a Barcellona. Il documentario non solo ricostruisce i drammatici eventi del 1938 ma dà voce alle famiglie delle vittime e ai sopravvissuti che chiedono all’Italia almeno un gesto morale che chiuda la ‘ferita’, che il governo italiano chieda ufficialmente scusa. In "Barcelona, ferida aberta" (‘Barcellona, ferita aperta’ in catalano) Monica Uriel ricostruisce con le crude immagini di archivio della Filmoteca di Catalunya, le analisi di storici e le testimonianze di una bambina ferita nel cortile della scuola e del figlio di una vittima, il calvario dei civili di Barcellona, una delle ultime sacche di resistenza all'avanzata di Franco, sostenuto da Mussolini e Hitler.

L'ordine di "martellare" la 'rossa' Barcellona, già attaccata dal vascello da guerra italiano Eugenio di Savoia nel febbraio 1937, era venuto direttamente dal duce in un telegramma inviato al generale Velardi, l’allora capo della Aviazione Legionaria di stanza a Maiorca: "Iniziare da stanotte azione violenta su Barcellona, con martellamento diluito nel tempo". Per spargere il terrore tra i civili e infliggere il numero maggiore di vittime. Per dimostrare a Hitler e a Franco che gli italiani non erano quegli inetti ‘mandolinisti’ di cui si lamentavano i comandi militari fascisti spagnoli e germanici. E così i Marchetti Savoia scaricarono le loro bombe sulla indifesa Barcellona per tre giorni, ogni tre ore. Il martellamento si interruppe solo dopo le proteste internazionali per ordine di Franco; un altro telegramma impose a Velardi: "Urgentissimo. Generalissimo ordina sospendere bombardamento".

Nel 2013 l'Audiencia Nacional di Barcellona su denuncia di una associazione di italiani che vivono nello Stato Spagnolo, AltraItalia, ha avviato un'inchiesta penale per crimini di guerra e chiesto l'aiuto della autorità italiane. Che, denunciano gli avvocati della parte civile, Newton Bozzi e Jaume Aseus, è mancato. "Nel 2015 la giustizia italiana ha ritenuto conclusa la rogatoria spagnola argomentando che il ministero della difesa 'non è in grado di fornire' la lista dei piloti dell'Aviazione Legionaria" precisa Uriel: 75 anni dopo i bombardamenti di Barcellona "l'Italia non ha ancora chiesto scusa". Il filmato si conclude con l'incontro fra Alfons Canovas, figlio di José, ucciso dalle bombe italiane, e Rosina Costa, figlia di Luigi, uno dei piloti italiani. "Si può perdonare, sussurra Canovas, dimenticare mai".

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