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20/10/2015

Libia - Tobruq boccia piano ONUpe rgoverno di unità nazionale

Il piano proposto dall’Onu lo scorso 9 ottobre per un governo di unità nazionale in Libia si sta rivelando un mezzo fiasco. Dopo le perplessità espresse dal governo islamista di Tripoli, infatti, ieri è arrivata la bocciatura anche dal parlamento di Tobruq, quello riconosciuto dalla comunità internazionale. “Una maggioranza di parlamentari è contraria alla proposta dell’Onu per cui non la voteremo” ha dichiarato all’Afp il deputato Ali Tekbali. L’indiscrezione di Tekbali è stata confermata anche dall’Agenzia stampa ufficiale Lana.

Eppure l’inviato delle Nazioni Unite in Libia, Bernadino Leon, era apparso fiducioso quando, ad inizio mese, aveva presentato la sua proposta. Per comprendere le difficoltà che ha la diplomazia nell’intervenire nello stato nord africano bisogna tenere presente che dall’anno scorso la Libia ha due governi rivali: uno islamico a Tripoli e l’altro riconosciuto dalla comunità internazionale a Tobruk. In questo contesto, è facile capire perché i tentativi di “pacificare” diplomaticamente il Paese siano estremamente complicati e si siano rivelati finora fallimentari. Eppure questa volta, nonostante lo scetticismo intorno alla squadra di governo proposta dall’inviato Onu, si sperava che il risultato potesse essere diverso e che davvero si potesse giungere alla fine delle ostilità tra Tripoli e Tobruq provando così a ricomporre (almeno parzialmente) le tensioni che lacerano il Paese devastato dalle bombe Nato e da centinaia di milizie armate più o meno islamiche.

Oltre al premier Fayyez es-Serraj di Tobruq, il piano di Leon aveva individuato tre vice-primi ministri (rispettivamente provenienti dall’est, sud e ovest del Paese) che avrebbero dovuto far parte del Consiglio di presidenza. La composizione dell’esecutivo, specchio delle divisioni che regnano in Libia, era stato accolto favorevolmente dalla rappresentante degli Esteri dell’Unione europea, Federica Mogherini, che aveva anche promesso al neo-esecutivo uno stanziamento di cento milioni di euro.

Un’intesa tra i due governi rivali resta fondamentale in un Paese dove, caduto il rais al-Gheddhafi, proliferano gruppi legati in qualche misura all’Isis (o che millantano una affiliazione al califfo al-Baghdadi) e dove il traffico di esseri umani è ormai diventato uno dei principali business delle bande e delle fazioni in lotta. Un accordo che appare fondamentale soprattutto per gli europei che gioiscono al solo pensiero di non ricevere più sulle loro coste ondate di migranti africani dalla sponda sud del Mediterraneo (già basta la grana dei rifugiati provenienti da est). Traversate rischiose durante le quali migliaia di essere umani hanno perso la vita. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) stima che dall’inizio dell’anno siano circa tremila le persone morte nel Mediterraneo in quelle che politici e stampa occidentali si ostinano a chiamare “tragedie”, quasi fossero calamità naturali e non la logica e diretta conseguenza di politiche predatorie europee e statunitensi in terra libica e, più in generale, in terra africana.

Il rifiuto di ieri del governo di Tobruq mostra per l’ennesima volta quanto sia irrilevante l’Onu in Libia perfino tra i “suoi uomini” in loco e come, di conseguenza, siano apparse esagerate, se non ridicole, le sue minacce. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva infatti promesso sanzioni a coloro che “bloccano il processo di pace in Libia”. Resta ora da capire se la comunità internazionale dalle parole passerà ai fatti o, come appare più credibile, non compierà alcun atto di ritorsione.

Mentre la diplomazia si muove con difficoltà, nel Paese si continua a morire. Cinque persone sono state uccise ieri sera da una bomba esplosa a Bengasi. A riportare la notizia sono state fonti mediche locali dell’ospedale al-Jalaa secondo le quali le vittime sono soprattutto bambini di età inferiore ai 10 anni. Sempre nella giornata di ieri, inoltre, i combattenti dello Stato Islamico (Is) hanno postato in rete un video in cui affermano di aver giustiziato due uomini nella parte orientale del Paese. Secondo il filmato, le due vittime sarebbero un cristiano del sud Sudan e un uomo che avrebbe combattuto tra le file del governo di Tobruq.

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