Saad Hariri (a sinistra) e Michel Aoun (a destra) |
di Francesca La Bella
Dopo 29
mesi di discussione e impasse governativa, il 31 ottobre il Libano ha
eletto un nuovo presidente, il cristiano maronita Michel Aoun. A
seguito della nomina, anche la carica di primo ministro è stata
assegnata e, così, a partire dal 3 novembre Saad Hariri ha iniziato le
procedure per dare vita ad un nuovo governo che dovrebbe entrare in
carica entro il 22 novembre, data significativa in quanto anniversario
dell’indipendenza del Paese. Il percorso verso la
stabilizzazione è, però, segnato da numerosi ostacoli dati sia da
problematiche interne sia dai riflessi internazionali della nomina di
Aoun.
In un Medio Oriente segnato da un’ampia
divisione tra due grandi schieramenti legati alle opposte sfere di
influenza di Iran e Arabia Saudita, l’elezione di Aoun, infatti, ha
immediatamente fatto temere alle forze vicine a Riyadh una
ricollocazione del Libano sull’asse sciita. 81 anni, ex membro
dell’esercito nazionale libanese e a lungo esule in Francia, Aoun ha una
storia politica indicativa delle numerose contraddizioni interne al
Paese. Dopo essere stato per molti anni uno strenuo avversario delle
componenti interne vicine al governo siriano, dopo il ritorno in patria,
l’ex generale ha assunto una posizione più moderata, cercando di
aprirsi alla mediazione con le forze sciite di Hezbollah.
In questo senso, l’elezione a presidente sembra aver
avuto l’appoggio di tutte le forze del Paese. La nomina di Hariri come
primo ministro e i colloqui diretti con il leader di Hezbollah Hassan
Nasrallah sembrano andare esattamente nella direzione di un processo,
ancora in fieri, di riconciliazione nazionale.
Se dal punto di vista interno, questo cambiamento
potrebbe dare nuovo input alle riforme e, con esse, veicolare la ripresa
dell’economia, a livello internazionale, il nuovo atteggiamento
del governo, ha portato ad un immediato calo della capacità di
intervento nell’area dell’Arabia Saudita. Parallelamente si è resa
evidente l’apertura del neo-presidente a Teheran: pochi giorni
dopo l’elezione, Aoun ha, infatti, ricevuto la visita del ministro degli
Esteri iraniani Mohammad Javad Zarif e tutte le maggiori cariche
iraniane, il presidente Hassan Rohani e il portavoce della guida suprema
Ali Khamenei presso le Guardie Rivoluzionarie, Ali Saeedi, in primis,
hanno espresso le proprie congratulazioni ad Aoun.
Guardando dall’Europa il piano
internazionale, considerando la parallela guerra siriana e la condizione
di disequilibrio dell’intero Medio Oriente, risulta centrale, ma osservando
più attentamente le dinamiche locali, risulta evidente che il
potenziale di questa nomina sviluppa i suoi reali effetti nel contesto
interno. Secondo molti analisti dell’area, infatti, la
ricollocazione geopolitica del Libano è frutto di un lungo processo dato
in primo luogo dall’allontanamento di Hariri dall’influenza saudita e
il taglio dei flussi di finanziamenti provenienti da Ryad verso Beirut.
La scelta di Hariri di sostenere
la candidatura di Aoun potrebbe, dunque, essere frutto della necessità
di fare fronte sia ad un crescente isolamento internazionale sia alle
numerose problematiche sociali ed economiche interne. Il Paese, negli ultimi anni, è, infatti, stato afflitto da numerose problematiche tra cui spiccano il deterioramento della situazione economica, l’aumento della disoccupazione e la dilagante corruzione.
In questo senso si leggano le parole di Aoun che, nel proprio discorso
inaugurale, ha sottolineato come le sfide socio-economiche del paese
possano essere affrontate solo attraverso l’implementazione degli
accordi di Taif del 1989, un partenariato nazionale che coinvolga tutte
gli attori nazionali ed una pianificazione economica di ampio respiro. Da
questo punto di vista, la necessità di un governo centrale solido
risulta fondamentale e la formazione dello stesso entro fine novembre sarà
il reale banco di prova di questo processo.
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