La scienza è una cosa seria. Puoi decidere se fare o no un esperimento, ma una volta presa la decisione devi fare tutto ciò che serve, e umanamente si conosce, perché quell'esperimento risponda alle tue domande. Nella storia della scienza abbiamo avuto esempi ciclopici di scienziati che, per portare a termine la ricerca nonostante la scarsità di mezzi e risorse, testavano di persona gli effetti di quanto andavano cercando, spesso lasciandoci la vita.
Ma quando si passa dall'impresa individuale nella cantina di casa alla progettazione programmata di uno Stato è obbligatorio aspettarsi che tutto avvenga a regola d'arte, investendo le migliori conoscenze esistenti e le risorse necessarie. Senza pidocchiosi risparmiucci che non cambiano granché nel budget totale, ma rischiano di mandare a ramengo anni di lavoro.
Se quello Stato è un Golem in formazione, fondato su una serie di trattati ignobili orientati dall'”austerità” – insomma: l'Unione Europea – ecco che l'impensabile diventa normalità.
La notizia è questa: la sonda spaziale europea Schiapparelli è precipitata su Marte durante l'atterraggio perché qualche deficiente incompetente ha affidato a una ditta priva di esperienza specifica i test relativi al comportamento della navicella in atmosfera. Obiettivo: risparmiare un milione di euro in una impresa che è costata 1,2 miliardi.
Enrico Flamini, planetologo e capo del team scientifico dell'Asi (Agenzia spaziale italiana), in un articolo su AirPress, ha ricostruito le ultime fasi della missione, individuando le cause del fallimento.
C'è da sapere che la missione ExoMars – di cui Schiapparelli era parte, come lander incaricato dell'atterraggio, mentre la navicella Trace Gas Orbiter restava in orbita – era ovviamente gestita dall'Agenzia spaziale comunitaria (Esa), che decideva del coordinamento tra i team dei vari paesi coinvolti e naturalmente anche della gestione dei fondi.
Il lander di fabbricazione italiana, una volta staccatosi dalla navicella madre, è sceso velocemente verso la superficie marziana (a 21.000 chilometri l'ora), frenato prima dall'atmosfera del pianeta (fino ai 1.650 kmh) e quindi dal paracadute. Tutto come nelle previsioni fino a quando il computer di bordo non deve “decidere” se accendere o meno i retrorazzi per ridurre a quasi zero la velocità al momento dell'impatto col terreno.
L'atmosfera di Marte è molto più rarefatta di quella terrestre, ma comunque attraversata da venti e tempeste di sabbia (lo si sa da qualche decennio, ormai). Dunque paracadute e lander hanno cominciato ad oscillare in tutte le direzioni mentre perdeva quota. La cosa non avrebbe dovuto avere alcuna importanza, perché l'altimetro dà la quota in modo molto preciso (la tecnologia relativa è ormai a prova d'errore, dopo decenni di sviluppo). Il problema è nato dai giroscopi, che nel vortice di oscillazioni hanno perso letteralmente la bussola: mentre l'altimetro dava correttamente i 2.000 metri di altezza, i giroscopi sono arrivati a dare... quota negativa: meno 10 metri.
Il computer ha dato retta a questi ultimi e ha spento i retrorazzi dopo soli tre secondi. A quel punto Schiapparelli è andata giù come un ferro da stiro, frenata solo dal paracadute; dunque a una velocità più che sufficiente a far distruggere il modulo contro il suolo.
Gli scienziati – in questo caso italiani – sapevano perfettamente in quali condizioni sarebbe scesa la sonda, non hanno commesso alcun errore scientifico, non hanno sbagliato alcuna previsione. Tanto che avevano chiesto fosse effettuato un test con un prototipo (un modulo delle stesse dimensioni e dello stesso peso, ovviamente senza strumenti sofisticati a bordo) per verificare il comportamento di tutti i sistemi decisivi (computer, retrorazzi e giroscopi) in una situazione analoga a quella che si sarebbe avuta su Marte.
Ci sono diverse aziende specializzate nel fare questi test stratosferici, per esempio la Swedish space corporation, consigliata da tutte le imprese che avevano partecipato alla costruzione di Schiapparelli.
Che ti combinano i ragionieri (non scienziati) che controllano i conti dell'Esa? Decidono che la Swedish è “troppo cara”, mentre la rumena Arca chiede molto, ma molto meno. I volenterosi, rumeni, però, si dimostrano ben presto inadeguati, non rispettano né i tempi, né gli standard, tanto che il test viene affidato all'ultimo momento a una società inglese. La quale, però, può eseguire solo delle simulazioni software, non un test fisico-ambientale.
Risultato: il test inglese dice che tutto funziona benissimo. In fondo, che differenza ci sarà mai tra mondo virtuale e mondo fisico? Una volta inseriti tutti i dati, è praticamente lo stesso, no?
Beh, a quanto pare Marte la “pensa” in un altro modo.
Vabbeh, abbiamo buttato un po' di soldi, ma in fondo non è mica morto nessuno...
Il problema è che i ragionieri stile Esa governano nello stesso modo tutte le funzioni dell'Unione Europea. E ragionando così, nel mondo reale di tutti i giorni, pieno di "marziani" che devono mangiare, vestirsi, curarsi, circolare, o perfino lavorare, di morti se ne fanno a mucchi...
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