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03/04/2017

La doppia assenza dell’imbroglio italo-libico-nigerino

Il 2 aprile il governo italiano – tramite l'ineffabile ministro del manganello, Marco Minniti – ha siglato un accordo con le tribù libiche del Fezzan e il Niger. Un accordo che punta a mettere sotto controllo i 5mila chilometri di frontiere meridionali della Libia, dove viene fatto passare il flusso dei migranti dell'Africa subsahariana che puntano ad arrivare in Europa attraverso il pericoloso attraversamento del Mar Mediterraneo. La maratona negoziale è stata tenuta segreta ed è durata 72 ore. Dopo la caduta di Muammar Gheddafi, nell'area si è combattuta una guerra tra la comunità Tebu e diverse tribù arabe per il controllo dei traffici transfrontalieri, che comprendono anche migranti, droga e armi. Secondo Minniti, "sigillare la frontiera a Sud della Libia, significa sigillare la frontiera a Sud dell'Europa".

Per quanto riguarda il fronte nigerino, questo è il ritratto del presidente Mamadou Issoufou, tracciato dal nostro apprezzato collaboratore a Niamey. Più chiaro di così, si muore...

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In tutti questi anni c’è qualcosa che si è andato perdendo. Quel qualcosa che costituisce l’ossatura di ogni civile convivenza e che garantisce l’onestà dei patti e dei contratti tra paesi e cittadini. Quel qualcosa si chiama VERGOGNA.

L’avete persa in Italia e l’hanno persa nel Niger grazie all’attuale Presidente della Repubblica. Lui, un cinico venditore di menzogne accompagnato dall’abituale accozzaglia di complici.

Mamadou Issoufou è stato all’opposizione per vent’anni, socialista e massone per sentito dire, ingegnere assunto dalla ditta Areva dell’uranio e soprattutto amico di François Hollande, come lui traditore della patria. E’ stato eletto la prima volta nel 2011 grazie ad un accordo coi militari al potere, e rieletto l’anno scorso nella frode più meschina. L’unico avversario è stato mantenuto in prigione durante tutta la campagna elettorale. I suoi comizi in giro erano come una campagna militare: sembrava che la guerra stesse arrivando da un momento all’altro, tanti erano i militari e le armi per proteggerlo dal suo popolo.

In tutti questi anni non ha fatto altro che viaggiare all’estero. Non casualmente è stato affettuosamente chiamato ‘Rimbo’, nome di una delle più note compagnie di trasporti. Ha ridotto il Niger alla mendicanza politico-umanitaria. Grazie a mafie complici e giri sospetti di cocaina e denaro ha potuto garantirsi il potere. Sono spariti milioni di euro dalle casse dello stato e l’intero paese è sul lastrico.

Lui, dell’Internazionale Socialista, che incontra Hollande e poi passa in Italia a raccogliere milioni e felicitazioni per il lavoro compiuto. Senza vergogna parla adesso dei migranti e delle loro vite perse nel mare, dopo aver constatato che portano soldi. Dei migranti non ha mai fatto menzione, eppure è originario di una zona che, nel Niger, è stata da sempre la più toccata dal fenomeno. Arriva con la prima dama (in realtà ce n’è una seconda), meno appariscente di quella che lo ha seguito nel viaggio. Lui e gli altri sono dei ladri matricolati della dignità del popolo nigerino, penultimo nella graduatoria dello sviluppo umano. Vergogna, si smantella la scuola pubblica e si muore all’ospedale nazionale. Nel frattempo crescono le scuole private (dove si trovano anche i suoi figli) e le cliniche gestite dagli stessi dottori che all’ospedale fanno sciopero. Non parliamo dell’economia, dell’agricoltura, della luce e dell’acqua. Averle è un privilegio.

Quanto a lui, il reddito dichiarato nel 2011 era di 805 mila euro e quattro anni dopo quello dichiarato è di 1 milione e 453 mila euro, quasi il doppio. Neppure male per un cittadino che si vanta di rappresentare il paese più povero al mondo. Il Niger, paradiso perduto e trovato per francesi (militari e uranio), americani (droni, militari e altro), cinesi (petrolio), tedeschi (militari), italiani (migranti), e poi le Nazioni Unite, l’OIM, Oxfam, Care, CRS, Cafod, Caritas e l’interminabile fila dei benefattori dell’umanità indigente permanente.

Quello dei migranti, assieme a quello delle frontiere è (per ora) l’ultimo business del Presidente. Si vendono bene sul mercato della sicurezza e, dopo aver creato le condizioni per negoziare da pari a pari con l’Europa, sono funzionali al ruolo cerniera e (finta) barriera ai migranti. Passano e passeranno, se non di giorno sarà di notte, e non basteranno griglie (Ceuta e Melilla), accordi dis-umanitari (con la Turchia) e gli ultimi con la Libia (già sconfessati) o la sabbia (il Sahel), per fermare la storia.

La doppia assenza è quella della VERGOGNA di cui l’Italia dei ‘Gentiloni’ e di Sant’Egidio che, separatamente, hanno ricevuto, vantandosene, il Presidente Issoufou. Come non sapessimo, come non conoscessimo quanto accade prima, durante e dopo gli accordi; come fossimo nati ieri, come nulla fosse, si eliminano vite, diritti, dignità e soprattutto il nostro futuro. Piovono milioni di euro sul presidente e la scorta che lo accompagna, i primi dieci entro giugno e poi a dicembre, seguiranno gli altri, a dio piacendo, a maggio e se tutto va bene a dicembre. Il totale ammonterà a 50 milioni di euro.

I migranti sono il capitale ‘sociale’ che il Niger esporta e che lo rende appetibile alle italiche viltà. Immagino che il Presidente non sia passato dal papa (forse l’incontro con Sant’Egidio era un modo per aggirare l’ostacolo) per essere politicamente corretto e soprattutto evitare rischi maggiori.

Qui, dopo i fatto di Charlie Hebdo, le chiese bruciate e i morti, e il Presidente che si dichiara ‘Charlie’, non conveniva incontrare il papa; bastano i soldi, il Quirinale e Sant’Egidio, che forse traccerà altri corridoi umanitari magari dal Niger. E intanto non cambia la politica, la mentalità, l’ipocrisia e il sistema globale di esclusione.

Manca la VERGOGNA come condizione essenziale, quella che George Orwell di ‘1984’ chiama ‘decenza’, spazzata via dagli anni di tradimento dell’italica storia di migrazioni e di una colonizzazione che avrebbe infine lasciato tracce indelebili nell’immaginario simbolico ancorché censurate per anni.

Fin troppo evidente. Hanno deciso di installare un’ambasciata a Niamey, e del tutto casualmente di questi tempi. In fondo non siamo né stupidi né straccioni, come ci veniva ricordato a proposito delle colonie. Siamo semplicemente CINICI. E la Chiesa, se tutt’ora esiste, è silente; e i profeti sono stati messi a tacere o si trovano in esilio. Ci si limita a convegni e documenti, diritti umani da rispettare, dalla nascita all’età matura, passando per le migrazioni, definite da un noto documento ecclesiale sulle migrazioni ‘segno dei tempi’.

Abbiamo permesso, accompagnato e subito quanto accaduto. L’iniqua legge Bossi-Fini, gli anni a cincischiare tra ‘accoglienze’ e ‘ospitalità’ schierandosi spesso e volentieri coi leghisti. Abbiamo permesso fosse tradita la Politica, quella che mette al centro la dignità, la responsabilità e i valori fondanti della Costituzione. I segni dei tempi sono anche i ‘tempi dei segni’ e finora non abbiamo saputo o voluto leggerli. Nel preambolo ad ogni carta costituzionale bisognerà inserire la condizione della VERGOGNA come articolo non negoziabile.

Niamey, aprile 017

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