Cerchiamo di vedere gli effetti dell’elezione di ciascuno dei due candidati su un piano internazionale e partiamo da Macron.
In una trasmissione su La7 cui ho partecipato lunedì scorso, Marta Dassù (studiosa serissima di politica internazionale che ho sempre apprezzato) faceva queste considerazioni: “Macron
è un convinto europeista per cui rilancerà alla grande il progetto
europeo, pur nella consapevolezza della necessità di rivedere i
trattati, a settembre le elezioni tedesche confermeranno la grande
coalizione europeista Cdu-Spd che si batte per continuare l’esperimento
europeo, un mese fa l’Olanda ha confermato la guida europeista; ergo:
rinascerà l’asse franco tedesco che farà ripartire il progetto europeo”. Secondo me la valente studiosa si è fatta prendere la mano dai desideri che ha scambiato per prospettive.
Infatti in questa analisi non si tiene conto di diversi fattori come
la trattativa sulla brexit, il voto inglese (che peserà in questo
senso), le elezioni italiane ecc, ma soprattutto mancano due
considerazioni: perché l’asse franco tedesco è andato in crisi e che
presidente sarà Macron.
Già, perché non è che sinora a Parigi la presidenza fosse in mano agli anti europeisti,
eppure qualcosa non ha funzionato, perché dovrebbe funzionare ora con
Macron? Forse perché la Merkel possa subire il suo giovane fascino? Non
credo. In realtà l’analisi della Dassù rimuove totalmente le ragioni
della crisi del progetto europeo e ragiona sempre in termini di “chi”
può rappresentare un pericolo per la Ue, per cui battuta la Le Pen si
torna sulla retta via. Ma non comprende (non vuol comprendere) che non è
questione di “Chi” ma di “Cosa” sta minando la costruzione europea. E,
di conseguenza, Macron vale Hollande e non cambierà nulla. Anzi, la
situazione è cambiata in peggio (e lo vedrete) perché Macron sarà un
presidente debolissimo a capo di una coalizione assai poco coesa, senza
un partito suo e con poche idee ma ben confuse. Ergo: la crisi europea
proseguirà come e più di prima. La Francia avrà una proiezione
internazionale più debole di prima anche per il peggiorare dei conti
pubblici che, se non altro, eviteranno avventure in stile Mali o Costa
d’Avorio.
Veniamo alla Le Pen. Qui il discorso si fa complesso
e per nulla tranquillizzante. Va da sé che la leader del Fn cercherà di
giocare la carta della Frenxit, anche se ha non pochi ostacoli
costituzionali su questa strada (e ne parleremo la prossima settimana).
In ogni caso sono scontate due cose: la Ue traballerà non poco e i
mercati finanziari entreranno in fibrillazione. Sin qui poco male, i
guai più seri sono quattro connessi fra loro:
a. la vittoria della Le Pen rilancerebbe tutto il fronte di destra,
dalla Lega a Afd, dagli haideriani all’Ukip ed anche Orban, Jobbik ed
Alba Dorata avrebbero di che felicitarsi, con la conseguenza di uno
spostamento a destra dell’intera Europa;
b. ad esserne beneficiati sarebbero subito Trump (che avrebbe una sua
testa di ponte nella Ue) e Putin (che peraltro avrebbe di che
ricattare la Le Pen per il fiume di soldi che gli ha versato ed altro).
Trump giocherebbe la carta per recuperare peso rispetto ai suoi apparati
ribelli che lo stanno mettendo in angolo. Di fatto il trio avrebbe la
testa politica in Putin, con effetti non particolarmente esaltanti.
L’asse franco tedesco salterebbe del tutto e la Francia potrebbe giocare
sull’appoggio americano (non disinteressato) per fronteggiare la crisi
dei suoi conti pubblici;
c. la Le Pen, anche per ragioni di consenso interno, sarebbe spinta
verso avventure internazionali cui la spingerebbero tanto Mosca quanto
Whashington, ad esempio un bell’intervento in Siria. Che ne dire?
d. ovviamente la Le Pen sarebbe spinta a fare il muso duro sulla
questione di immigrati e rifugiati, con misure che provocherebbero la
rivolta della banlieu che andrebbe incontro ad una durissima
repressione.
E vi pare che, con queste considerazioni, si possa auspicare la
vittoria della Le Pen? Certo in uno scontro fra lei e Macron non si può
dire vinca il migliore, perché il migliore non c’è, ma possiamo dire
“perda il Peggiore” ed il Peggiore è lei.
Fonte
Non sono riuscito a capire come sia finito Putin dentro questi discorsi. Ho la sincera impressione che venga tirato in ballo e soprattutto sopravvalutato molto a sproposito.
Una ipotetica asse USA-Francia-Russia, poi, non comprendo davvero da quali analisi geopolitiche possa venire fuori, soprattutto l'ipotetica spinta di Trump e Putin (che la realtà ha dimostrato avere interessi niente affatto convergenti in Medio Oriente) per un intervento francese in Siria.
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