I lavoratori Alitalia degli aeroporti milanesi hanno già bocciato l'accordo-capestro. Si attendono i risultati da Fiumicino. Secondo i dati forniti, l'affluenza nel referendum è stata molto alta, oltre il 95% delle lavoratrici e dei lavoratori è andato a votare. Dallo spoglio, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, a Milano nel seggio di Linate i risultati dei voti scrutinati sono di 698 "no" e 153 "sì", con tre schede nulle e quattro bianche. A Malpensa, invece, i "no" sono stati 278 contro 39 "sì". Le schede bianche sono due mentre altre due sono state annullate. Si attendono i dati da Fiumicino, dove operano la maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori Alitalia, ma se il buongiorno si vede dal mattino, sembra proprio che i lavoratori abbiano bocciato il piano industriale-capestro orchestrato dalla proprietà, governo e Cgil Cisl Uil. Un atto di coraggio e dignità che rilancia la contraddizione tutta tra i piedi dei suoi responsabili.
Il Consiglio di Ministri deve aver fiutato la mala parata e vede profilarsi con nettezza che adesso non potrà più deresponsabilizzarsi sul futuro di Alitalia delegando le sorti della compagnia di bandiera ad un gruppo di incapaci e avidi “prenditori” e il lavoro sporco a Cgil Cisl Uil. Gentiloni si è affrettato a convocare d’urgenza il Consiglio dei Ministri proprio sulla vicenda Alitalia dopo che in pochi giorni due ministri (Calenda e Delrio) e lo stesso Gentiloni hanno fatto le barricate – una sorta di excusatio non petita – contro l’ipotesi della nazionalizzazione avanzata finora dal sindacato di base Usb come unica soluzione praticabile.“L'unica organizzazione sindacale entrata al Ministero dello Sviluppo Economico e uscita senza firmare la pre-intesa è stata USB, perché noi il mandato l’abbiamo discusso PRIMA con i lavoratori, attraverso 7 assemblee e 4 scioperi, e non DOPO. Questa dalle nostre parti si chiama assunzione di responsabilità” scrive l’Usb in una nota diffusa alla vigilia dei risultati del referendum.
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