L’ex premier nella Striscia di Gaza Ismail Haniyeh è il nuovo leader del movimento islamico Hamas.
Eletto dalla shura di Hamas, Haniyeh rimpiazza a capo dell’ufficio
politico Khaled Meshaal che dall’estero ha guidato per due mandati il
gruppo islamista nemico di Israele e avversario di Fatah, il partito che
fa capo al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen.
Flessibile in politica e, allo stesso tempo, apprezzato e
stimato dal braccio armato di Hamas, Haniyeh, spiegano gli analisti
palestinesi, cercherà di rappresentare nel movimento un ponte tra le
correnti più radicali e quelle considerate più pragmatiche che
hanno avviato il percorso che ha portato nei giorni scorsi all’annuncio
di uno Statuto di Hamas più moderato, alla presa di distanza
dall’organizzazione-madre dei Fratelli musulmani e all’accettazione
della nascita di uno Stato palestinese (temporaneo) solo nei territori
occupati di Cisgiordania e Gaza, senza però riconoscere formalmente
l’esistenza di Israele.
Haniyeh, che a differenza di Meshaal dovrebbe restare a Gaza,
è chiamato inoltre ad avviare relazioni più distese con l’Egitto di
Abdel Fattah al Sisi che, nemico dei Fratelli musulmani, partecipa al
pesante blocco di Gaza che Israele attua da quando Hamas nel 2007 ha
preso il potere nel piccolo lembo di terra palestinese. Già nei
mesi scorsi il nuovo leader aveva avviato contatti fruttuosi con il
Cairo che avevano portato a un lieve allentamento della pressione
egiziana su Gaza. Il blocco però è sempre in vigore e solo oggi
l’Egitto ha riaperto il valico di Rafah consentendo a migliaia di
palestinesi, spesso malati gravi, in attesa da settimane se non da mesi
di poterlo attraversare in ingresso ed uscita.
Il peggioramento delle condizioni di vita per i due milioni di
abitanti di Gaza, frutto delle recenti decisioni prese da Abu Mazen, come
il taglio del 30% del sussidio offerto a decine di migliaia di ex
dipendenti dell’Anp e la fine del pagamento della bolletta energetica
della Striscia, stanno mettendo in difficoltà Hamas e Haniyeh
sarà forse costretto a venire a patti anche con il governo di Fatah a
Ramallah mentre incombe l’ombra di un nuovo conflitto armato con
Israele.
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