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04/02/2020

Gli squali abbandonano le Sardine al loro destino

Do you remember Sardine? Sembra che, passata la paura per la possibilità che il bastione Emilia Romagna finisse in mani leghiste, sia iniziata l’operazione “sgonfiamento” di un “movimento” molto mediatizzato prima ancora che nascesse e caratterizzato dall’assoluto silenzio su tutte le questioni socialmente e politicamente “divisive”.

In pochi giorni si sono sommate molte pessime notizie per Mattia Santori & co. L’ultima, di ieri, parla di una “scissione” della filiale romana – quella che aveva organizzato l’evento di Piazza San Giovanni – con il “capo-referente” Stephen Ogongo che in un comunicato afferma: “Sardine di Roma, da oggi in autonomia. Incontro con i Benetton solo l’ultimo degli errori dei fondatori bolognesi”.

“L’incontro che i fondatori delle Sardine hanno avuto con Luciano Benetton è stato sbagliato, inopportuno. Un errore politico ingiustificabile, ma solo l’ultimo degli errori che Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa hanno commesso nelle ultime settimane”.

“Da questo momento le Sardine di Roma non fanno più riferimento ai 4 fondatori di Bologna né alla struttura che stanno creando. Le Sardine di Roma ripartono da quei valori che hanno fatto della manifestazione di Piazza San Giovanni la più grande e la più partecipata delle sardine: uguaglianza, libertà, giustizia sociale. Affiancarsi agli squali, o diventare come loro, non ci rafforza ma ci indebolisce, ci rende prede inconsapevoli”.

E dunque: “Chi lotta per la giustizia sociale e per un nuovo modo di fare politica non può dimenticare il grido di dolore delle famiglie delle vittime di Genova. Per chi ha creduto nei valori espressi nelle piazze delle Sardine è stata una delusione enorme che ha minato gravemente l’integrità e la credibilità del movimento”.

Chiaro ed esplicito, davvero in stile ben poco “sardinista”. E in effetti il summit con Benetton (malamente giustificato ex post come “incontro con il fotografo Toscani sulla creatività”) sembra aver pesantemente minato la credibilità dei “promotori”. I quali sono subito apparsi in affanno e piuttosto goffi – “un’ingenuità essersi prestati ad una photo opportunity”, che per dei “maghi della comunicazione” sembra davvero incredibile.

Presentarsi al mondo per “ripulire la politica” dalle incrostazioni volgari, “populiste, sovraniste, neofasciste”, ecc, e poi incontrarsi per ore con uno dei peggiori “prenditori” del capitalismo italiano, uno di quei “capitalisti bollettari” che fanno i soldi comodamente seduti al casello autostradale e lasciano andare in malora il bene pubblico loro affidato, fino alla strage del Ponte Morandi... è uno schiaffo in faccia a chiunque sia sceso in piazza dietro di loro e credendo al loro messaggio.

Neanche Ogongo è esattamente un’anima candida della politica politicante. In fondo è pur sempre quello che quello che aveva aperto a Casapound ed era stato ripreso e aveva rettificato. Probabile, insomma, che abbia provato a dare una “spallata da destra” a una leadership ora in discussione.

Cavalcando, è chiaro, la “sofferenza” di tanti attivisti davanti a quella foto – e agli interrogativi che solleva – suscettibile di trasformarsi velocemente in volontà di smarcarsi. Non crediamo che questi tentativi avranno grande successo, perché – conoscendo piuttosto bene le dinamiche attraverso cui sorgono e muoiono i “movimenti” – sappiamo che ogni tentativo di gestire autonomamente “pezzi” di movimento in opposizione-distinzione rispetto al gruppo “fondatore-dirigente” è condannato ad esaurirsi in tempi rapidi quanto la sua esplosione.

L’inchiesta de L’Espresso

Tanto più che viene fuori ora con enorme chiarezza quel che “c’è dietro” i quattro promotori bolognesi. Non è una vera sorpresa, perché era noto – per esempio – che Mattia Santori è un “giovane economista” assunto da Alberto Clò, ossia da un ex ministro cattolicissimo da sempre al fianco di Romano Prodi, salito anche alle cronache “dietrologiche” per la famosa “seduta spiritica” da cui sarebbe uscito il nome “Gradoli” come luogo di prigionia di Aldo Moro.

Ma ora non siamo più ai “si dice”, per quanto corroborati da frequentazioni certe. Un’inchiesta de L’Espresso mette le principali carte in tavola: “Sardine benedette: per sintonia, molto prima che per strategia. Dal Vaticano a Romano Prodi, da Sant’Egidio alla Cei. Sardine che si appoggiano alle parrocchie, hanno avuto contatti con il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, e stretto relazioni con la Comunità fondata da Andrea Riccardi, già prima che tutto cominciasse: anche quando Mattia, Andrea, Giulia, Roberto gli altri non si erano ancora ritrovati a piazza Maggiore, a sorpresa, in dodicimila, il 14 novembre, ecco anche allora quei fili c’erano già.”

La ricostruzione della “filiera” è tutto sommato abbastanza semplice, e mette insieme – oltre all’associazionismo cattolico tradizionalmente “umanitario” – frange di “vendoliani” senza più leader e organizzazione, “democratici” di lungo corso e scarsa notorietà... Insomma, come chiosa la giornalista Susanna Turco, “sinistra, ecologia e libertà, ma in oratorio”.

Una chiosa finale, però, ce la permettiamo anche noi. Questo mini-scoop arriva dal Gruppo Repubblica-L’Espresso, ossia dalla centrale mediatica che fin da prima dell’inizio del movimento aveva “promosso” il protagonismo sardinista di Santori e amici, insieme a Corriere, Tg3, La7 e media minori. Impossibile che l’attuale direttore, Maurizio Damilano, abbia dato il nulla osta alla pubblicazione dell’inchiesta senza averla letta. Più probabile invece che l’abbia “commissionata”.

E siccome il direttore di un giornale è il professionista che tiene insieme “notizie” e interessi della “proprietà” del giornale stesso, siamo obbligati a pensare che “la proprietà” abbia deciso di staccare la spina, o perlomeno lasciare che “il movimento delle Sardine” provi a navigare da solo in mare aperto. Luogo in cui i banchi di sardine, notoriamente, sono molto utili a ben altri pesci o cetacei... e, non stranamente, questa operazione avviene in contemporanea alla costruzione – sempre su L’Espresso – del parallelismo tra Sardine e “movimento di Hong Kong”. Quasi un’indicazione “ideologica” per un insieme che ha vivacchiato facendo finta di non averne...

A proposito, la “proprietà” del Gruppo Repubblica-L’Espresso non è più in mano a Carlo Debenedetti, visto che è stata comprata da vecchie conoscenze del peggiore padronato italiano: FIAT, ora Fca. Vecchi squali, insomma.

Ci deve essere un senso, in questo “scarico” di Santori & co. Forse simmetrico alla “ricerca di contatto” con il gruppo Benetton, forse no... Ma un senso ci deve essere, e non c’entra molto con la “politica pulita ed educata”...

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