Come cittadina di Venezia e attivista, le elezioni comunali sono un appuntamento importante, anche se non l’unico, per pretendere una città migliore. Come ricercatrice e professionista Venezia è un caso studio emblematico per comprendere come il governo della città abbia rinunciato all’ambizione di migliorare la qualità ambientale, le condizioni di vita e di lavoro del popolo che la abita, abbandonando le scelte urbane al miglior offerente.
A Venezia si manifestano tutte le contraddizioni del nostro tempo: tra salute e lavoro, tra ambiente e sviluppo, tra storia e futuro, tra governo e democrazia.
Come membro del coordinamento nazionale di un movimento politico, Potere al Popolo, e portavoce dell’Assemblea di Venezia, sento il dovere di dire qual è la città per la quale voglio battermi.
Mentre Brugnaro sta valutando se correre per la sua ricandidatura a Sindaco con la Lega, il fronte anti-Brugnaro si sta organizzando. Il Presidente della Municipalità Martini ha già presentato la sua lista civica, forte di un buon lavoro fatto nella città insulare. Il Pd ha chiamato a raccolta il centro sinistra – tranne Martini – e le varie componenti stanno riflettendo, ma tendenzialmente d’accordo a stare insieme. Ancora prima del programma, le discussioni sono su chi presentare come candidato Sindaco. Il rettore di Cà Foscari Bugliesi, convince alcuni e altri no. Il percorso civico di “Un’altra città possibile”, che abbiamo seguito con interesse sin dal suo inizio, ha avuto un importante tappa sabato scorso. La maggioranza ha espresso di voler correre in coalizione con il Pd ed è emersa una rosa di nomi possibili per il ruolo di sindaco.
Io nel dicembre del 2017 ho scelto di stare con Potere al Popolo perché mi identifico con gli esclusi, gli ultimi della scala sociale. Non solo per le mie origini familiari, la mia esperienza nelle città Africane, dove ho toccato con mano la miseria e le discriminazioni, ma perché ho sempre creduto che la vita in sé non è giusta. Il luogo dove nasci può incidere favorevolmente o meno sul tuo destino. A noi spetta di raddrizzare questo “destino”: fare in modo che tutte e tutti noi, indipendentemente dalla nostra provenienza, dall’essere belle/i o brutte/i, geniali o normali, con o senza gambe, possiamo avere il nostro posto nel mondo.
Questo fronte anti Brugnaro, per come si è configurato finora, sta a nostro parere fallendo su due versanti. Da una parte perché non prendono in considerazione quelle persone che sono schiacciate dal sistema; dall’altra perché non delinea chiaramente un modello di città alternativo allo schema che vediamo in atto dagli anni '90. Uno schema che elimina norme, lascia campo libero a qualunque affare e sfruttamento, senza tenere conto dei devastanti impatti sociali e ambientali.
Venezia non è solo una città unica al mondo. Venezia è la casa di oltre 260.000 persone che di questa celebrità non beneficiano minimamente, anzi ne raccolgono solo gli scarti: inquinamento, innalzamento dei prezzi, espulsione dalle zone belle, lavoro dequalificato, cementificazione, taglio dei servizi pubblici.
Il governo della città ha la capacità di cambiare radicalmente la vita delle persone. È vero che ci sono questioni che dipendono da livelli regionali e nazionali ma è anche vero che, attraverso scelte coraggiose, si può dare un futuro solido a un territorio fragile come il nostro.
Come fare? Potere al Popolo ha un’idea di città che si basa tre punti semplici ma chiari:
1. Una città che è bella perché giusta.
La laguna e la nostra città vanno insieme: in quest’ottica la politica deve escogitare soluzioni lungimiranti. È necessario fermare il MoSE, non fare entrare le grandi navi nella laguna e mettere in atto azioni sistemiche per salvare Venezia dall’innalzamento dei mari. Da Pellestrina a Zelarino servono abitazioni dignitose, parchi e verde in abbondanza, spazi pubblici per la socialità e la cultura, negozi di prossimità, trasporto pubblico gratuito, piste ciclabili, aria salubre, presidi sanitari e altri servizi diffusi e accessibili a tutte e tutti. Anche Venezia deve contribuire alla riduzione delle emissioni attraverso scelte mirate nel campo produttivo, insediativo, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e della produzione di energia. Si deve costruire un territorio resiliente, che resisterà ai cambiamenti climatici e tutelerà ad ogni costo acqua, aria e suolo.
2. La ridistribuzione della ricchezza.
L’allocazione delle attività economiche, sociali e abitative deve sottostare a una distribuzione socialmente e geograficamente equa. La monocultura turistica deve lasciare il posto a settori economici e occupazionali diversificati e qualificati. È necessario prendere provvedimenti a sostegno della residenzialità e delle attività commerciali di prossimità. Servono sgravi fiscali per attività artigianali, di manutenzione del patrimonio architettonico, di ricerca sul patrimonio archivistico della città, e di turismo lento a basso impatto ambientale e sociale. Dobbiamo bonificare le terre inquinate e mettere fine alla svendita del patrimonio pubblico, mettendolo al servizio delle cittadine e dei cittadini.
3. Controllo popolare.
Venezia ha dimenticato che è stata la prima città italiana a sperimentare la democrazia diffusa con la creazione dei consigli di quartiere, all’epoca del sindaco Titta Gianquinto. Bisogna cambiare registro: restituendo i poteri e le deleghe agli organismi decentrati che Brugnaro ha sottratto e dare la possibilità a chi vive il territorio di esprimersi sulle scelte che lo investono.
Io e Potere al Popolo stiamo con gli ultimi e le generazioni che devono ancora venire. E non abbiamo perso la speranza di fare crescere un’opposizione a tutta la destra – dalla Lega, a Brugnaro al PD – che possa raccogliere questi punti per una città di tutte e di tutti.
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