L’economia cinese è cresciuta del 18,3 per cento su base annua nei primi tre mesi del 2021, il tasso più veloce di sempre, evidenziando la forza della sua ripresa dalla pandemia di coronavirus.
Il forte aumento del prodotto interno lordo è stato anche aiutato dalla debole performance dell’economia durante lo stesso periodo di un anno fa, quando la Cina ha subito una leggera contrazione per la prima volta in decenni, proprio a causa dell’epidemia che ha bloccato per due mesi Wuhan e la sua provincia (60 milioni di abitanti, la “Detroit cinese” perché lì si concentrano quasi tutte le fabbriche automobilistiche). Wuhan era stata messa in totale isolamento il 23 gennaio 2020, ma pochi mesi dopo era già in grado di ospitare eventi di massa senza pericoli per la salute.
I dati hanno sottolineato il rapido ritmo della ripresa in Cina, dove la frenesia dell’attività industriale e i bassi tassi di infezione del Covid-19 si sono combinati per spingere la crescita al di sopra dei livelli pre-pandemia entro la fine dello scorso anno, e ben oltre la performance di altre grandi economie.
Naturalmente, ogni media economico registra questa “combinazione”, senza però entrare nel merito di “come” le autorità cinesi siano riuscite a fermare l’epidemia in poco tempo, con relativamente poche vittime (4.845 morti, come il Guatemala, in pratica) e il minimo di danno economico. Pianificazione e programmazione, da queste parti, non sono concetti graditi…
Le cifre, addirittura, sono risultate marginalmente al di sotto delle aspettative degli analisti. E tutti stanno attendendo l’amministrazione di Xi Jinping che si prepara a celebrare il centenario della fondazione del partito comunista cinese, a luglio.
In vista delle celebrazioni, il partito ha ripetutamente sottolineato il suo successo nel contenere il Covid-19 e la robusta ripresa economica del paese, che segnano un confronto impietoso con i problemi degli occidentali, in particolare gli Stati Uniti.
“Siamo fiduciosi che l’attuale tendenza alla ripresa continuerà per tutto l’anno“, ha detto Liu Aihua, un portavoce dell’Ufficio Nazionale di Statistica, in un briefing.
Ma la NBS ha anche suonato una nota di cautela: “Dobbiamo essere consapevoli che l’epidemia di Covid-19 si sta ancora diffondendo a livello globale e il panorama internazionale è complicato da alte incertezze e instabilità“.
Il brusco salto in alto nel primo trimestre è stato sostenuto dalla produzione industriale: più 24,5% nel primo trimestre. Il che, insieme al boom delle esportazioni, ha aiutato a sostenere la crescita nell’ultimo anno (“solo” +14,1% su base annua).
L’espansione è stata sostenuta forse soprattutto dai consumi delle famiglie, in precedenza più moderata rispetto alla ripresa complessiva, ma che quest’anno dovrebbe giocare un ruolo maggiore. Le vendite al dettaglio come conseguenza dei continui aumenti salariali e dei progressivi sgravi fiscali sulle buste paga, hanno battuto le aspettative raggiungendo il +34,2 per cento a marzo.
Eswar Prasad, esperto di finanza cinese alla Cornell University, ha detto che anche dopo aver preso in considerazione “l’effetto fantasma” del confronto a bassa base dell’anno scorso, il dato del primo trimestre è stato “una chiara conferma della resilienza e dello slancio dell’economia cinese”.
L’attenzione in Cina si è spostata sulla politica monetaria, con segni di surriscaldamento in alcune parti dell’economia, nonostante la persistente bassa inflazione dei prezzi al consumo. Il governo sta cercando di limitare la leva finanziaria nel suo settore immobiliare, così come di tenere a freno i tassi record di produzione di acciaio a seguito di un boom edilizio.
Yue Su, dell’Economist Intelligence Unit, ha detto che tali preoccupazioni potrebbero indurre il governo a frenare le misure di stimolo agli investimenti.
“È improbabile che le autorità affrettino l’approvazione degli investimenti in infrastrutture nel secondo trimestre, anche se l’attività economica rallenta“, ha detto.
Prasad ha aggiunto: “La ripresa darà al governo più spazio per ridurre le politiche macroeconomiche stimolanti e intensificare l’attenzione sui rischi finanziari“.
Diversi funzionari di alto livello hanno messo in guardia sulla minaccia di alti prezzi degli asset negli ultimi mesi. Guo Shuqing, il massimo regolatore bancario cinese, ha detto a marzo che il paese era esposto a “bolle” nei mercati internazionali e nel proprio settore immobiliare.
La ripresa dalla pandemia ha anche aiutato la Cina a dominare il commercio globale, con esportazioni in aumento ogni mese dal giugno dello scorso anno. A marzo, le esportazioni sono aumentate del 30,6 per cento in termini di dollari rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Malgrado le cifre da capogiro su base annua, i funzionari e gli economisti hanno suonato una nota di cautela sugli aspetti della ripresa, così come il suo ritmo rispetto al trimestre precedente, rispetto al quale è cresciuto dello 0,6 per cento.
Gli investimenti in attività fisse sono aumentati del 25,6% nel primo trimestre. Il tasso di disoccupazione urbana è stato del 5,3%.
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