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04/05/2022

Combattere mesi di inflazione con 200 euro... Questi sono pazzi!

“Evviva, evviva” – gridano i servi – “il governo ci regala 200 euro a testa!”. È una delle poche voci a favore della popolazione più povera compresa nel provvedimento deciso dal governo Draghi ieri, dopo l’incontro con CgilCislUil e un lungo consiglio dei ministri trasformato nel solito assalto alla diligenza.

Meglio 200 euro una tantum che niente, certo. Ma se ci facciamo due conti della serva vediamo che questa cifra è una goccia nel mare degli aumenti che ci sta cadendo addosso in questa prima parte dell’anno (e non solo a causa della guerra, visto che l’inflazione era salita di corsa molto prima).

In pratica, con quei 200 euro una famiglia ci paga la differenza sulle bollette, tra il prezzo precedente e quello attuale. Ma una volta sola, poi si tira la cinghia.

Del resto, anche se il passo di inflazione restasse al livello raggiunto ora – 6,2% – uno stipendio o una pensione da 1.000 euro al mese perderebbero potere d’acquisto per 62 euro ogni mese, ossia 732 euro in un anno. E i prezzi, come sappiamo tutti, non tornano certo indietro. Al massimo si fermano su questi massimi... Con 200 euro una tantum, insomma, ci fai davvero poco...

Ma è la logica politica seguita dal governo Draghi a far incazzare davvero. Di fatto, si carica sui conti dello Stato una serie di “tamponature” dell’inflazione, mettendo sul piatto altri aiuti alle imprese, uno sconto temporaneo (fino all’8 luglio) di 30 centesimi sui carburanti, ecc.

Ma non si tocca affatto la dinamica per cui, davanti a prezzi in crescita per un lungo periodo, sono i salari e le pensioni a dover crescere almeno proporzionalmente per proteggere il potere di acquisto dei redditi più bassi (che sono anche la gran parte della “domanda aggregata”, al contrario dei profitti per i più ricchi).

Non è difficile capire che questo si tradurrà in un altro aumento “non virtuoso” del debito pubblico – già altissimo – che l’Unione Europea e lo stesso Draghi ci diranno poi di dover ridurre a forza di manovre lacrime e sangue.

Anche perché il famoso “rapporto debito/Pil” può migliorare solo se cresce il secondo termine. Altrimenti si tratta di fare tagli sanguinosi che, a loro volta, contribuiscono alla riduzione della ricchezza prodotta. Una spirale verso l’abisso che abbiamo già sperimentato prima della pandemia, con l’”austerità” imposta dalla UE.

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