Il ministro degli Esteri russo Lavrov, in una intervista alla tv France 1, ha chiarito quella che sembra essere la strategia della Russia nella guerra in Ucraina, affermando che la liberazione delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, riconosciute da Mosca come Stati sovrani, resta una priorità assoluta per Mosca.
“Per quanto riguarda gli altri territori dell’Ucraina interessati dall’operazione militare, gli abitanti di queste regioni dovrebbero decidere autonomamente il loro futuro”. “Ci sono persone che muoiono, ma se l’operazione militare in Ucraina è così lunga è perchè l’esercito russo ha ricevuto l’ordine di evitare a qualsiasi costo attacchi contro infrastrutture civili” ha affermato Lavrov, aggiungendo che la Russia non rifiuta la possibilità di riprendere il dialogo con l’Unione europea, ma le intenzioni di Bruxelles saranno giudicate dalle azioni concrete. “Non vogliamo dire che la strada per la ripresa del dialogo sia interrotta. Ma giudicheremo le intenzioni europee solo dai fatti pratici. Abbiamo imparato una lezione seria. In questo senso la situazione è cambiata rispetto alla fine della Guerra Fredda”, ha sottolineato Lavrov.
Il fronte militare
La situazione sul campo vede le forze russe avanzare verso il centro di Severodonetsk, nella regione di Luhansk. Il quadro viene confermato questa mattina dal governatore regionale ucraino di Luhansk, Serhiy Haidai, sul proprio canale Telegram. “Il nemico ha usato tutte le armi possibili, usa gli aerei. Tuttavia, il nostro esercito si sta difendendo fermamente per impedire al nemico di entrare nella città”, ha sottolineato il governatore.
In un videomessaggio diffuso ieri sera, il presidente ucraino Zelensky, ha dichiarato che “la leadership ucraina sta facendo di tutto per contenere l’offensiva delle truppe russe e il loro tentativo di occupare Severodonetsk, nella regione di Luhansk. A seguito degli attacchi russi a Severodonetsk, l’intera infrastruttura critica della città è stata distrutta. Il 90 per cento degli edifici è stato danneggiato. Più di due terzi del patrimonio immobiliare sono stati distrutti. Non ci sono comunicazioni”, ha affermato Zelensky.
Sempre secondo fonti ucraine l’esercito russo prosegue le operazioni offensive nella zona operativa orientale. Nella direzione di Donetsk, le truppe russe stanno concentrando i loro sforzi principali sulla conduzione di operazioni offensive per isolare le forze ucraine nelle aree di Lysychansk e Severodonetsk e bloccare le principali linee logistiche. L’esercito russo sta inoltre raggruppando le proprie truppe per riprendere l’offensiva nelle direzioni di Izyum-Barvenkovo e Izyum-Slavyansk.
A sud invece le truppe ucraine hanno tentato per due volte, ma senza successo, di riconquistare la regione di Kherson. Secondo il vicegovernatore regionale, Kirill Stremousov, negli ultimi giorni “le truppe ucraine hanno tentato due volte di sfondare la linea di difesa nella regione di Kherson vicino al villaggio di Davydov Brod, ma sono state sconfitte e hanno subito perdite molto pesanti. Hanno cercato di sfondare e impossessarsi della testa di ponte e tagliare i collegamenti con le regioni di Kherson e Zaporizhzhia”.
Zelenski a Kharkiv. Missili russi sulla città. Rimosso il capo militare
Zelensky, ieri ha visitato le sue truppe a Kharkiv ma poco dopo la sua partenza c’è un stato lancio di missili russi sulla città. Lo stesso Zelenski ha annunciato su Telegram di aver rimosso il capo della sicurezza per la regione di Kharkiv, Roman Dudin. Il motivo, ha precisato il leader ucraino, è che Dudin non si è impegnato “per la difesa della città”.
Una forte esplosione è stata invece segnalata nel centro di Melitopol, ormai sotto controllo russo, nella regione di Zaporizhzhia, provocando dei feriti. Probabilmente si è trattato di una autobomba. Secondo Vladimir Rogov, membro dell’amministrazione regionale, l’esplosione è stata un attacco terroristico, del quale “il regime di Kiev” è responsabile, senza tuttavia precisare il numero dei feriti o delle eventuali vittime.
Sulle sanzioni petrolifere nessun accordo dentro la Ue
Intanto non si registra alcun accordo nella Ue relativamente all’embargo sul petrolio russo. L’Ungheria ha mantenuto il suo veto nonostante la proposta di esenzione dall’embargo del greggio proveniente da oleodotto. E’ quanto si apprende da fonti diplomatiche a Bruxelles. Gli ambasciatori dei 27 paesi aderenti alla Ue torneranno a riunirsi questa mattina prima del Consiglio europeo ma un’intesa al momento appare improbabile. La stessa Von der Leyen nella giornata di ieri ha rilasciato una dichiarazione che ha mandato molti in confusione affermando che è meglio continuare ad acquistare il petrolio dalla Russia piuttosto che acquistarlo successivamente ad un prezzo più alto da paesi che lo acquistano dalla Russia.
La Commissione ha proposto lo stop alle importazioni via mare da fine anno e un’esenzione temporanea per l’oleodotto che rifornisce l’Ungheria. “Penso che alla fine ci sarà un accordo sul divieto di acquisto di petrolio russo. Bisognerà tenere in considerazione le condizioni di ogni Paese, ci vuole l’unanimità. Quindi ci sono state delle trattative ieri e ci saranno di nuovo questa mattina. Continueremo e lavorare e penso che nel pomeriggio potremo offrire ai capi di Stato e di Governo un accordo” ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.
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