Ormai tutti i talk sono inguardabili perché o puntano sull’ondata emozionale che provocano le scene trasmesse a ripetizione delle vittime e dei disastri della guerra (sempre e solo da un lato) oppure cavalcano ossessivamente, il tema dell’assenza di democrazia in Russia.
Ambedue gli approcci sono strumentali e molto poco credibili, perché:
1) di tutte le altre guerre come di tutte le altre vittime di guerra se ne sbattono allegramente i maroni come se ne sono sempre sbattuti;
2) Di tutti gli altri regimi ( e ce ne sono parecchi molto ma molto più tirannici e duri di quello di Putin) altrettanto non gli importa una sega. Anzi ci fanno affari miliardari.
L’unica cosa a cui mirano, ora, è la mostrificazione del nemico di turno.
Fu così con Milosevic (prosciolto post mortem, mentre si glorificavano i criminali di guerra come Tudjman e Thaci) con Saddam Hussein, con Muammar Gheddafi e con tutti gli altri.
Continuassero pure ad urlare con la bava alla bocca contro gli ospiti che non sono allineati al loro ultra-atlantismo che loro sono i “veri democratici” ed i veri paladini della “libertà” mentre gli altri sono soltanto barbari (e i conduttori a fargli da accomodanti zerbini).
Intanto, a ben vedere, il format non gli funziona granché visto che, nonostante questa martellante campagna in cui tv, giornali e partiti, dal 24 febbraio scorso, dicono tutti le stesse cose, i sondaggi, da più di un mese, dicono, invece, che più della metà del popolo italiano non crede alla nuova ed alquanto bizzarra trovata dei nuovi guerraiuoli di turno: armare per la pace.
Siamo portati sempre a credere che la gente sia stupida per definizione e che noi siamo i soli che pensano con la propria testa.
C’è, tuttavia, qualcosa che si chiama buon senso e che sta ad un invasato guerrafondaio come le scarpine da danza classica ad un elefante.
Se c’è una guerra ed un’escalation che rischia di allargare il conflitto a livello mondiale con il rischio che diventi anche nucleare, ciò che conta, ora, non è fare il processo alla democratura di Putin.
Ciò che conta ora è cosa stiamo o non stiamo facendo per arrivare ad un compromesso, ad un cessate il fuoco ed alla fine della guerra.
Altro che “vincere e vinceremo”.
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