Se il sonno della ragione genera mostri, il documento uscito dal vertice Nato di Madrid ne è la prova: un mostro proteiforme che distilla guerra da ogni parola.
Concetto strategico, ma più che concetto esibizione muscolare. La ragione è quella del soldato al servizio del Sovrano, nella sua crudele pienezza; è la ragione della forza, sfociare nella mostruosità è un attimo.
È un documento ideologico, di propaganda; ipocrita, menzognero, in alcuni passaggi persino ridicolo. Il suo oggetto è la difesa del proprio “ambiente strategico”: ovunque ci siano interessi occidentali, ossia il mondo intero.
È il documento della prepotenza. Dietro il velo di parole edificanti (libertà, democrazia) emerge un approccio arrogante al mondo: noi occidentali siamo la civiltà, gli altri sono la barbarie. In filigrana, com’è tipico dei codici segreti, si colgono i segni di una sorta di “suprematismo occidentale”.
Orgogliosamente liberale, la dottrina che guida la ragione strategica della Nato non fa sconti: tutta la sua centralità è nell’egemonia. Addio, dunque, a ogni pluralità del mondo.
Ma una dottrina che punta all’egemonia non conduce direttamente all’incubo della politica di potenza? Qualcosa di questa dottrina ha il carattere di un rito crudele, quello delle Crociate.
Ecco, dunque, il mondo: un oggetto di contesa. Ci sono gli “infedeli”, regimi autoritari che sfidano l’Occidente, e c’è la “santità” dell’Alleanza atlantica. È questo che la dottrina – mostruosa, com’è ogni dottrina che voglia il mondo a propria immagine e somiglianza – nasconde: come nelle Crociate, il significato etico e morale si precisa nella conquista di terre e risorse.
Nella notte del mondo plurale, la sfida principale, quella strategicamente più urgente, persino più degna di quella attuale contro la Russia, è esplicitata con chiarezza dal segretario generale della Nato: «La Cina rappresenta una sfida ai nostri valori, ai nostri interessi e alla nostra sicurezza». Ma qual è l’oggetto del contendere?
Per come dichiarata nel documento, la ragione strategica della Nato ha ben chiaro l’oggetto: la Cina «cerca di controllare i settori tecnologici e industriali chiave, le infrastrutture critiche, i materiali strategici e le catene di approvvigionamento. Usa la sua leva economica per creare dipendenze strategiche e aumentare la sua influenza».
La crudeltà della sfida ha cause economiche e geopolitiche. Perché, in fondo, ciò che preoccupa la Nato, e che la porta ad alzare barriere di minaccia militare, anche atomica, è l’insorgenza della Cina come potenza mondiale in grado di mettere in crisi l’egemonia occidentale, e quella statunitense in particolare.
Ecco, in sintesi, il quadro. La ragione dell’Alleanza ha generato il suo mostro: la Nato assume – con convinzione mistica, ça va sans dire – il ruolo di strumento militare atto a difendere una vecchia forma di egemonia contro il materializzarsi della nuova egemonia cinese.
E il mondo? E l’umanità che abita il mondo? Di fronte a questo scontro tra potenze, l’umanità saprà approntare una difesa adeguata, evitando che la ragione mostruosa del militarismo – democratico o autocratico, non vi è alcuna differenza – non ci conduca tutti alla catastrofe?
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