Il ministro degli Esteri ucraino Oleh Nikolenko ha criticato il deputato repubblicano statunitense Paul Gosar per aver paragonato gli ucraini alla carne da cannone. Gosar aveva affermato che: “Il mondo ha visto abbastanza morte e distruzione tra Russia e Ucraina. I paesi occidentali sembrano sprezzanti nell’usare gli ucraini come carne da cannone e sono disinteressati alla riduzione dell’escalation“.
L’agenzia Interfax Ucraina riporta la nota polemica di Nikolenko verso il deputato statuninese: “Confrontare gli ucraini con la carne da cannone del membro del Congresso degli Stati Uniti Paul Gosar è assolutamente inaccettabile”, ha scritto sulla sua pagina Facebook.
L’alto funzionario ucraino ha poi dato fiato alle preoccupazioni che da tempo stanno circolando nei vertici di Kiev sull’esito delle prossime elezioni di medio termine negli Stati Uniti: “Le imminenti elezioni non dovrebbero trasformare i politici in populisti fuori dal contatto con la realtà” e allo stesso tempo, ha sottolineato che: “Siamo convinti che le dichiarazioni dei singoli membri del Congresso non influiranno sul proseguimento del sostegno bipartisan all’Ucraina da parte degli Stati Uniti”.
Secondo un sondaggio condotto dal Washington Post, ad una settimana dal voto di metà mandato, i repubblicani sono in vantaggio di due punti sui democratici. Il 46% degli elettori che si sono registrati per votare darà il proprio voto al partito repubblicano, il 44% invece voterà per i democratici.
Seppure il margine sia ristretto, rappresenta un segnale di cambiamento: in un sondaggio simile, realizzato ad agosto dal Wall Street Journal, i democratici risultavano avanti di tre punti.
Se tra i Democratici statunitensi sembra rientrato l’incidente della lettera di trenta congressisti che chiedevano di frenare l’oltranzismo di Biden, pubblicata dal Washington Post e poi ritirata, nel fianco destro del panorama politico Usa, l’umore non è meno contraddittorio. Finora nessuno ha dichiarato apertamente la necessità di negoziare con la Russia – non per niente i Repubblicani hanno fama di “falchi” – ma si avvertono i segnali per una revisione della strategia.
Il repubblicano Kevin McCarthy, che diventerà il nuovo presidente della Camera dei Rappresentanti se i repubblicani vinceranno le elezioni di medio termine, ha minacciato di limitare l’assistenza militare all’Ucraina. In precedenza, questa idea era stata espressa anche dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dal conduttore di Fox News Tucker Carlson, due personaggi che mantengono una certa influenza nei circoli conservatori e repubblicani.
Qualche giorno poi fa aveva fatto scalpore una dichiarazione di una icona dei circoli conservatori Usa come Pat Buchanan (consigliere di Nixon, Ford e Reagan, ndr) secondo cui: “L’America non ha mai avuto un interesse vitale in chi governa a Kiev” aggiungendo poi che: “Per noi, la preoccupazione cruciale in questa guerra Ucraina-Russia non è chi finisca per avere il controllo della Crimea e del Donbass, ma che gli Stati Uniti non vengano risucchiati in una guerra con la Russia che potrebbe degenerare in una guerra mondiale e in una guerra nucleare... Chi controlla la Crimea e il Donbass, nella storia delle relazioni USA-Russia, non è mai stato un problema per giustificare una guerra tra di noi”.
Sul piano dell’opinione pubblica poi è salita al 20% la quota degli americani – intervistati dal Pew Research Center – che ritiene che gli Stati Uniti stiano dando troppo aiuto all’Ucraina. A marzo e maggio scorso erano rispettivamente, il sette e il dodici per cento.
Lo scetticismo verso il coinvolgimento degli USA nella guerra in Ucraina sta ovviamente crescendo in misura maggiore tra i repubblicani, dove il 32% dei loro sostenitori ritiene che si stia facendo troppo per l’Ucraina, mentre è solo dell’11% tra gli elettori democratici. È scesa poi dal 55% di maggio al 38% di oggi la quota di adulti statunitensi che sono estremamente o molto preoccupati per una sconfitta ucraina.
Circa un quarto (26%) afferma di non essere troppo preoccupato o per nulla preoccupato per la vittoria della Russia sull’Ucraina, rispetto al 16% di inizio anno. Un ulteriore 34% è alquanto preoccupato per questo, rispetto al 28% che lo ha affermato a maggio.
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