Detto da noi – che, di 16 o 80 anni, non siamo “gente da rave” – proprio nulla.
Alcune centinaia, o poche migliaia di ragazzi che si riuniscono per sballarsi al suono della musica (di qualità certo discutibile, ma questo è un giudizio soggettivo), senza alcun intento “contestativo”, al solo scopo di passare due o tre giorni tra alcool, droghe e altre attività “ricreative”, non può in alcun modo preoccupare un potere politico sicuro della propria solidità.
Può disturbare qualche centinaio di abitanti dei dintorni, solitamente silenziosi e poco trafficati, ma con un briciolo di intelligenza e pazienza si può risolvere anche questo...
Sul piano dei “comportamenti” non c’è peraltro alcuna apprezzabile differenza con i grandi concerti negli stadi o nelle nottate in discoteca, tranne forse che per la percentuale di “sballati”. E per la quantità dei profitti che qualche imprenditore può fare, e che magari non apprezza questa concorrenza low cost...
La differenza principale sta nell’uso – nel caso dei rave – di spazi o edifici abbandonati (principalmente capannoni industriali svuotati da anni), per cui ovviamente non si paga alcun affitto.
Abbiamo sentito in questi giorni alti lamenti sulla “proprietà privata” che sarebbe stata “violata”. Ma chiunque di noi può vedere, nelle ex zone industriali e commerciali di quasi tutte le città italiane, centinaia di capannoni deserti e in via di decomposizione, a testimonianza fisica del declino produttivo di questo paese.
“Proprietà private” di valore prossimo allo zero, per assenza assoluta e pluriennale di una “domanda”, in attesa di una improbabile demolizione, di cui ci si ricorda solo per questo uso momentaneo.
Insomma: perché il governo post-fascista ha ritenuto di dover fare di queste “Woodstock dei poveri” il proprio primo “nemico pubblico”?
In effetti, dal loro punto di vista, il “popolo dei rave” ha il pregio di non avere sponsor politici, organizzazioni o associazioni alle spalle, simpatie mediatiche. Non interessa a nessuno, così come ad ognuno dei partecipanti a quegli eventi non interessa chi comandi il mondo, né come né perché...
Dunque nessuno si opporrà – pensano a Palazzo Chigi o al Viminale – all’invenzione di un “reato” per cui viene prevista una pena massima di sei anni di carcere. Che, sia detto tra parentesi, è anche il livello che consente di mettere in atto intercettazioni telefoniche e informatiche...
Leggiamo il testo del decreto:
“Art. 434-bisSi può notare che le formulazioni sono così vaghe (“raduni pericolosi per l’ordine pubblico” o “per l’incolumità pubblica”) da lasciare totale libertà di interpretazione agli “ufficiali di piazza”, che potranno decidere senza troppi problemi se far scattare oppure no un’operazione di polizia (dipenderà probabilmente dal rilievo mediatico di un “evento” definito rave).
Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica
L’invasione per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.”
Anche le altre misure (sequestro dei mezzi e delle attrezzature, multe, “pulizie” obbligatorie, ecc.) confermano una tendenza ormai pluridecennale – adottata anche dai sedicenti “democratici” – alla “monetizzazione” della punizione.
Ma non è affatto detto che un “raduno di più di cinquanta persone”, o che “l’invasione” di un edificio pubblico, per ragioni che nulla hanno a che fare con musica e sballo, non possa essere “creativamente” ribattezzato tale da un questore o un commissario, ordinando perciò cariche e sgomberi.
Ed ecco che la “tolleranza zero” contro i ravers diventa il classico passpartout per istituire nuovi strumenti di repressione a disposizione di un personale così disinvolto da chiamare “caduta per le scale” o “atti di autolesionismo” i pestaggi dei fermati in caserma.
Ricordate i versi del pastore Niemoller?
«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano.Questa volta hanno scelto i ravers, per cominciare. Ma i “fascisti dentro” hanno in testa ben altri “nemici”. Sentono che il malessere sociale cresce, e loro non hanno risposte per nessun problema. Figuriamoci “soluzioni”.
Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare»
Sanno di essere stati beneficiati da una bolla di consensi assolutamente volatile, che prima aveva benedetto Berlusconi, poi Renzi, poi i grillini, quindi la Lega di Salvini, ma che come si gonfia poi si affloscia, in pochi mesi.
Sanno di essere una patina di vernice nera su un potere che li manovra a piacimento. E, in condizioni che non permettono alcuna riedizione del fascismo storico, fanno l’unica cosa che i fascisti hanno sempre fatto. Si inventano un nemico, naturalmente alla loro portata.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento