La prossima fine del mercato tutelato dell’energia non avrà ripercussioni pesanti solo sulle bollette delle famiglie ma anche in termini di occupazione in alcuni settori di lavoratori. A rischio ci sarebbero quasi duemila posti di lavoro nel settore delle aziende elettriche e nei servizi correlati, a partire dagli addetti ai call center.
Il motivo è presto detto. Il governo infatti ha fatto sparire dal decreto legge Energia l’articolo 26 che prevedeva la “clausola di salvaguardia”. A Taranto ha sede la società, Covisian per la quale lavorano circa 4.300 dipendenti sparsi in undici sedi sul territorio nazionale.
Al momento ha messo in cassa integrazione a zero ore oltre 200 persone che lavorano proprio nei servizi alla clientela del mercato tutelato. E potrebbe essere solo il primo di un’ondata di esuberi. Sono lavoratrici e lavoratori molto spesso con salari tra gli 800 e i 1.000 euro e altrettanto spesso con contratti part-time.
Tra le conseguenze di queste scellerate decisioni politiche, ci sono 1500 lavoratrici e lavoratori di tutta Italia, di cui 100 nella sola città di Taranto, che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro entro poche settimane, sacrificati sull’altare della riduzione del costo del lavoro, ad esclusivo vantaggio delle aziende che subentreranno nella gestione del servizio dopo il passaggio delle utenze al Mercato Libero.
Come se non bastasse, la situazione è aggravata dall’annuncio della società Covisian, fornitore del servizio nel territorio di Taranto, del possibile avvio di una procedura di licenziamento collettivo già in vista della scadenza.
Martedì scorso, a Bari si è riunito il comitato per il monitoraggio delle situazioni di crisi con la presenza delle aziende appaltatrici dei servizi per l’energia del mercato tutelato (oltre a Covisian, Network Contacts e System House) e delle organizzazioni sindacali, compresa l’USB.
La richiesta è che le istituzioni, le imprese appaltatrici, ma anche l’azienda committente (ENEL) assumano impegni concreti per la salvaguardia di tutti i posti di lavoro.
Su questo obiettivo ieri i lavoratori dei Call Center di Taranto hanno scioperato e manifestato sotto la sede della Prefettura.
Il mondo dei call center è già da tempo sotto pressione a causa del micidiale meccanismo delle gare al massimo ribasso ma anche per i ritardi nei pagamenti che hanno messo in difficoltà le aziende , le quali, a loro volta, tagliano i dipendenti.
Quello dei call center è un settore in cui lavorano oggi circa 70 mila persone, 50mila solo nel settore in bound, cioè quelli ai quali il cliente si rivolge per ricevere informazioni oppure assistenza telefonica.
Nel 2006 una circolare impose alle aziende di assumerli, ma quando i committenti hanno cominciato a fare bandi di gara a costi molto ridotti è iniziata la decimazione occupazionale. Molti lavoratori furono messi in cassa integrazione e molti altri licenziati.
Uno dei casi più noti è quello di Almaviva che solo a Roma, nel 2016, ha licenziato più di 1600 lavoratrici e lavoratori in una sola notte. E fu proprio sulla base dell’esperienza di Almaviva che venne introdotta la clausola sociale che prevede, nel caso in cui il committente decida di cambiare gestore di call center, che il nuovo gestore assuma gli operatori che lavoravano al precedente appalto.
Ma le aziende committenti hanno cercato di aggirare e depotenziare il rispetto della clausola di . E’ il caso di Ita Airways che non voleva di assumere gli oltre 500 dipendenti del call center Alitalia. E poi sta dilagando l’uso di software che sostituiscono il fattore umano nelle relazioni con i clienti.
Si tratta di quegli impersonali robot (digiti 1 se…- digiti 2 se… etc) contro i quali impazziscono gli utenti alla disperata ricerca di soluzioni ai problemi e che tanto vorrebbero invece parlare con qualcuno.
Proprio la Covisian nei giorni scorsi ha concluso l’acquisizione al 100% di Esosphera tra le prime aziende in Italia a sviluppare soluzioni proprietarie di voicebot e chatbot basate sull’Intelligenza Artificiale Conversazionale e funzionale alla cosiddetta Customer eXperience ossia l’assistenza clienti.
Ma i robot costano meno e il fattore umano sta diventando superfluo per molti servizi. Uno scenario da incubo su cui troppi stanno facendo finta di niente.
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