Trattative incagliate. I palestinesi vogliono una tregua duratura non una pausa
L’incontro al Cairo tra i mediatori egiziani e il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, non è andato bene, “si è concluso senza risultati”, ha commentato una fonte palestinese. Un altro dirigente di Hamas ha dichiarato questa mattina che la proposta di mediazione ruotava attorno a un cessate il fuoco di sette giorni in cambio della liberazione di 40 ostaggi, ma le organizzazioni della resistenza palestinese hanno risposto che “il tempo per una tregua temporanea è finito”.
Haniyeh ha detto ai mediatori egiziani che non sarà liberato nessun altro ostaggio israeliano fino a quando non ci sarà un cessate il fuoco permanente. Al Cairo oggi riprendono i negoziati e nei prossimi giorni arriverà anche una delegazione della Jihad islamica guidata dal leader, Ziad al-Nakhaleh.
Anche le dichiarazioni di Netanyahu affondano le aspettative su un cessate il fuoco duraturo. In una dichiarazione ai media, Netanyahu ha ribadito che “la guerra continuerà finché Hamas non sarà distrutto, fino alla vittoria finché tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati non saranno raggiunti: distruggere Hamas, liberare i nostri ostaggi ed eliminare la minaccia da Gaza. Tutti i terroristi di Hamas, dal primo all’ultimo, hanno solo due opzioni: arrendersi o morire”. “Continueremo la guerra fino alla fine”. “chi pensa che ci fermeremo non è collegato alla realtà” ha detto Netanyhau.
Combattimenti a Gaza e al confine con il Libano
Nonostante l’occupazione militare israeliana, da Gaza sono stati lanciati razzi verso il territorio israeliano, facendo attivare le sirene d’allarme. I lanci di questa mattina indicano il secondo attacco al sud di Israele da Gaza nella giornata di oggi dopo una pausa iniziata martedì notte e terminata dopo circa 40 ore con un attacco missilistico su Nirim, sempre vicino a Gaza.
Nella Striscia di Gaza vengono segnalati feroci scontri tra la Resistenza palestinese e le forze di occupazione israeliane nelle aree tra Jabaliya e Tal Al-Zaatar, nel nord della Striscia.
Le Brigate Al-Qassam affermano che i propri combattenti hanno preso di mira un veicolo israeliano nel quartiere di Sheikh Radwan, con sette soldati all’interno, con un proiettile Yassin 105 ed è stato completamente distrutto. Parlano inoltre di duri scontri con le forze israeliane nell’area di Saraya a Gaza City, e confermando l’uccisione di quattro soldati e il ferimento di altri.
Le fonti militari di Tel Aviv ammettono che sul campo sono morti altri tre militari israeliani, portando il totale dall’inizio dell’offensiva a 137. Ma l’agenzia israeliana Ynet fornisce 3 nomi dei caduti. Si tratta di un sergente Lavi Ghasi del 931° battaglione della brigata Nahal; del tenente Yaacov Elian del battaglione Gefen e di un altro tenente Omri Shwartz, 21 anni anche lui del battaglione Gefen. Altri otto soldati risultano gravemente feriti nelle stesse battaglie.
Ci sono stati nuovi bombardamenti israeliani su Rafah e su terreni agricoli vicino al confine egiziano con la Palestina.
L’aviazione israeliana ha lanciato un raid sul quartiere di Al-Shujaiya, a est di Gaza City dove continua ormai da mesi la resistenza di gruppi di combattenti palestinesi.
I corpi di circa 70 palestinesi sono stati recuperati nell’area di Al-Thalatheni a Gaza City dopo che le forze di occupazione si sono ritirate dal luogo.
Il gruppo di resistenza libanese Hezbollah ha dichiarato di aver bombardato l’insediamento israeliano di Kiryat Shmona con razzi Katyusha, sottolineando che non avrebbe permesso che “i nostri villaggi fossero invasi e che i civili venissero danneggiati”. Nella notte diversi razzi sono stati lanciati dal Libano verso il territorio israeliano. Secondo la televisione libanese al-Meyadeen, la città di Maroun al-Ras, che si trova vicino al confine con Israele, è stata colpita questa mattina da una raffica di 180 attacchi israeliani. Una donna è morta sotto i bombardamenti.
L’IDF ha detto di aver colpito i siti di Hezbollah come rappresaglia per gli attacchi notturni, ma senza dire dove.
Alle Nazioni Unite forse si vota oggi la risoluzione sul cessate il fuoco
Alle Nazioni Unite intanto è slittato ad oggi, per la terza giornata consecutiva, il voto sulla risoluzione che chiede “urgenti pause umanitarie” e corridoi per portare gli aiuti nella Striscia di Gaza oltre a sollecitare il rilascio immediato degli ostaggi.
Si cerca una formulazione del testo per evitare che gli Usa pongano il veto come accaduto due settimane fa. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha parlato nelle ultime ore con le delegazioni di Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Il passaggio più controverso del testo della risoluzione è quello riferito alla cessazione delle ostilità, ma un altro punto critico è anche l’ispezione dei camion di aiuti a Gaza per assicurarsi che trasportino solo beni umanitari. L’attuale bozza propone anche un ruolo centrale delle Nazioni Unite, una proposta a cui Israele si oppone frontalmente dopo aver attaccato ripetutamente il Segretario generale dell’Onu Guterres.
Negli Stati Uniti calano i consensi verso il sostegno a Israele
L’opinione pubblica negli Stati Uniti è sempre meno favorevole alla prosecuzione dell’assistenza militare a Israele. Un nuovo sondaggio pubblicato ieri dalla Quinnipiac University. ha visto scendere al 45 per cento degli intervistati dichiarare di sostenere l’ulteriore invio di “aiuti militari a Israele per i loro sforzi nella guerra” contro Hamas. Si tratta di un calo considerevole rispetto al medesimo sondaggio effettuato da Quinnipiac il mese scorso, nel quale era il 54 percento degli intervistati a sostenere la prosecuzione degli aiuti militari a Israele.
Il sondaggio, che ha coinvolto 1.647 persone tra il 14 e il 18 dicembre, ha rilevato una tendenza comune all’elettorato democratico e repubblicano: a novembre si erano espressi a favore dell’assistenza militare a Israele il 71 percento dei repubblicani e il 45 percento dei democratici. A dicembre, le percentuali sono calate rispettivamente al 65 percento e al 36 percento. Martedì un gruppo di deputati democratici ha inviato una lettera al presidente Joe Biden esortandolo a intensificare le pressioni per ottenere “un cambiamento immediato e significativo” nella strategia militare israeliana.
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