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26/12/2023

Serbia - Dopo le elezioni la Nato prova il “Maidan”

Il 17 dicembre si sono svolte in Serbia le elezioni parlamentari e locali. Secondo i dati della Commissione elettorale repubblicana del paese, la coalizione del Partito progressista serbo (SPP), al governo, con la lista “Aleksandar Vucic – La Serbia non deve fermarsi”, ha vinto le elezioni per il Parlamento della Repubblica avendo ottenuto il 48.02 % dei voti.

La coalizione dell’opposizione filo occidentale “Serbia contro la violenza” ha ottenuto il 24.23 %. Al terzo posto si colloca il Partito Socialista Serbo (già in alleanza e nel governo Vucic) con il 6,74 %. Segue NADA/ Alternativa Democratica Nazionale, altra forza di opposizione conservatrice, monarchica ed europeista, con il 5.18 %.

La vera sorpresa è stata la lista “NOI. La voce del popolo” guidata dallo stimato dottor Branimir Nestorovic con il 4.82 %, una nuova formazione che si colloca criticamente su alcuni aspetti, ma rifiuta fermamente ingerenze e pressioni per la svendita del paese a interessi stranieri e difende la sovranità nazionale. Oltre alle liste delle minoranze nazionali.

Oltre alle elezioni anticipate del parlamento nazionale, si sono svolte anche elezioni comunali in 65 città e regioni, tra cui Belgrado e la regione autonoma della Vojvodina . Al voto hanno partecipato 6.500.666 elettori registrati, quasi il 60% degli aventi diritto. Quasi ovunque i risultati hanno rispecchiato le elezioni nazionali.

Il 1° novembre il presidente serbo Aleksandar Vucic aveva annunciato lo scioglimento dell’Assemblea nazionale della Serbia e fissato elezioni parlamentari anticipate, sotto la spinta dell’opposizione legata all’occidente, che pensava ad un crollo delle forze di governo.

Molto importanti e significativi sono stati i risultati degli elettori del Kosovo, che è il cuore di tutte le problematiche statali e di politica internazionale della Serbia in questa fase. Una questione che riguarda il futuro e il destino della stessa Repubblica Serba.

La lista “Aleksandar Vucic – La Serbia non deve fermarsi” ha ottenuto il 71,56% dei voti dei serbi del Kosovo, nel 2022 aveva ottenuto il 64,04. Il secondo partito più grande tra i serbi in Kosovo, in termini di voti, è il Partito socialista serbo, che ha raccolto il 9,42% dei voti. L’Assemblea nazionale (Dveri e Oathkeepers) ha ottenuto il 2,69%, mentre la coalizione NADA, composta dal Partito della Nuova Democrazia serba e dal Movimento per la restaurazione del Regno di Serbia, ha ottenuto 3,78 voti.

La coalizione “Serbia contro la violenza” ha ottenuto il 4,36%, mentre la lista “Noi – la voce del popolo“, guidata dal dottor Nestorovic, ha ricevuto il 2,42%, ovvero 579 voti dai serbi del Kosovo. Tutte le altre liste hanno ottenuto meno dell’1% dei voti.

Maidan serbo

Subito dopo la netta sconfitta che, matematicamente, non lascia margini di dubbi, ecco che si è scatenato nella capitale, in perfetto modello Maidan, pianificato, preparato e organizzato, il tentativo violento e fascista di rovesciare gli esiti elettorali e portare la Serbia in una sorta di guerra civile e nelle braccia accoglienti di USA, UE e NATO, che senza ombre di dubbi, attraverso le loro intelligence radicate nel paese, le ambasciate e i media a loro asserviti, sono i veri burattinai.

Già lo scorso anno avevo denunciato con tanto di foto, i rapporti tra i leader dell’opposizione a colloquio con capizona locali della CIA. Non una opposizione critica ma patriottica e nazionale, presente anche nelle elezioni, con buoni risultati, ma quella finanziata, diretta e coordinata, anche in modo spudorato, dalle forze straniere e occidentali.

Con il solito schema delle “rivoluzioni colorate” natoidi, accusando di brogli, di falsificazioni e chiedendo l’annullamento delle elezioni, portano in piazza alcune migliaia di manifestanti e scatenano violenze, assalti, devastazioni, cercando vittime per poi rovesciare l’assetto istituzionale e nel caos e nella violenza cercare di assumere il controllo del paese. Ma stavolta non ci stanno riuscendo.

Il presidente legittimo della Serbia Vucic, nella notte ha parlato al paese, con un discorso netto e duro, dove ha rassicurato i cittadini serbi che “ non devono preoccuparsi perché a Belgrado non è in corso alcuna rivoluzione popolare e che lo Stato arresterà e consegnerà alla giustizia tutti i rivoltosi davanti all’Assemblea cittadina…Le scene sono drammatiche… ma non c’è nessuna rivoluzione in corso e niente di tutto questo funzionerà per loro. Stiamo cercando di non ferire nessuno dei manifestanti casuali con una reazione violenta“.

Ha aggiunto che “…da tutte le parti della Serbia, anche dal Kosovo, sono arrivate “migliaia di chiamate” di cittadini che vogliono venire a Belgrado e difenderla, ma ho detto loro di non farlo perché il Paese è forte per reagire. … Coloro che avevano giurato di lottare contro la violenza hanno dimostrato che la violenza è il loro unico modo di combattere e che vogliono distruggere le nostre città…”.

Vučić ha anche denunciato che “…tali avvenimenti provengono da un “fattore esterno”…Grazie a qualche intelligence straniera che ci aveva avvertito di cosa stava succedendo e hanno fornito informazioni al riguardo ai nostri servizi… Infatti, “stranamente”, in altre città hanno cominciato a festeggiare e a parlare della “rivoluzione vittoriosa che è in corso a Belgrado.

Il che dimostra che gli eventi di stasera nella capitale della Serbia non sono solo il prodotto di azioni e stupidità interna, ma circostanze geopolitiche molto più gravi in cui si cerca di far crollare l’indipendenza e la sovranità della Serbia. Ma queste forze sappiano che preserveremo la libertà della Serbia, perché è il nostro valore più alto.

Preserveremo l’indipendenza e la sovranità della Serbia. Difenderemo la Serbia, chiedo solo ai cittadini di preservare la pace. Non si ripeterà il 2000…State calmi, il Paese è sicuro e noi non permetteremo che lo distruggano. Preserveremo la nostra patria, lunga vita alla Serbia, lunga vita alla libertà…”, ha concluso Vucic.

Il milionario Dragan Đilas, già sindaco di Belgrado, è stato smascherato dall’FSB russo. Il Presidente serbo A. Vučić ha denunciato il suo ruolo, rivelando che i servizi russi hanno fornito precise informazioni a quelli serbi sulla preparazione degli incidenti a Belgrado già prima degli esiti elettorali, e ha annunciato che nelle prossime settimane, rivelerà i dettagli sull’ingerenza di uno stato straniero e dei suoi Servizi, nel processo elettorale in Serbia prima e dopo le elezioni nel paese.

Dragan Đilas, noto come una colonna interna dell’eurofanatismo in Serbia, è tra i protagonisti e capi delle manifestazioni violente nella capitale.

Anche la prima ministra della Serbia Ana Brnabić, ha rivelato che i servizi di sicurezza russi hanno fornito a Belgrado informazioni sulla preparazione degli scontri nella capitale, allo stesso tempo ha sottolineato che “agli occidentali non piaceranno le conseguenze…Posso solo dire grazie alla Russia, probabilmente non sarò popolare tra gli occidentali, ma soprattutto stasera sento che è importante difendere la Serbia e ringraziare i servizi di sicurezza russi che avevano queste informazioni e che le hanno condivise. con noi..”, ha detto la Brnabić alla TV Pink.

Ciò che sta accadendo a Belgrado presenta la metodologia di quella che di solito viene chiamata rivoluzione colorata o “Maidan”. Rifiuto dell’opposizione di accettare i risultati elettorali con uno sciopero della fame dimostrativo, proteste costantemente rinnovate con blocchi stradali, assedi e attacchi alla commissione elettorale con l’ostruzione ai suoi dipendenti.

Immediato sostegno ai manifestanti da parte delle ONG occidentali e atteggiamento compiacente da parte dei governi occidentali. Slogan in inglese per i telespettatori della BBC, della CNN, ecc.

Marcata campagna di propaganda contro la “dittatura” del potere, che è “controllato dalla Russia”. Abbiamo visto tutto questo più di una volta. L’attuale situazione serba è come uno standard. La prima ministra della Repubblica, Anna Brnabic, lo afferma direttamente: “Hanno pianificato un Maidan a Belgrado per arrivare al potere attraverso una “rivoluzione colorata”, ma non funzionerà…”.

Alcuni analisti hanno comunque sottolineato un aspetto che potrebbe non essere determinante, ma gravare nelle dinamiche conflittuali di questo Maidan serbo. Ed è la presenza di molte migliaia di cittadini russi ed ucraini, scappati da Mosca o dalla guerra, con forti sentimenti russofobi e filo occidentali.

Non potranno diventare i capi del “Maidan” a causa della loro scarsa conoscenza della lingua serba, ma possono fornire la scintilla che può portare ad una catena di violenza e di caos. Proprio il ruolo che l’opposizione serba sembra essere chiamata a svolgere.

Va sottolineato che la decisione di indire una votazione anticipata non era stata dettata da una situazione politica di crisi del Paese, infatti le ultime elezioni parlamentari si erano svolte nella primavera del 2022, insieme alle elezioni presidenziali. Vučić era stato rieletto al primo turno per un secondo mandato, ottenendo un numero record di voti, e il suo Partito progressista serbo (SPP), insieme al Partito Socialista Serbo e altre forze minori, avevano formato il governo del paese.

Nonostante questo, stante la delicata situazione relativa alla questione Kosovo, Vučic e il governo serbo, continuamente pressati, minacciati, ricattati sia dalle forze interne di opposizione legate all’occidente, che dai paesi occidentali, hanno deciso di soddisfare le richieste e di misurare il seguito del governo tra la popolazione con un nuovo voto. E’ evidente che un passo politico del genere viene fatto solo se si è sicuri in una vittoria.

Nella campagna elettorale, l’opposizione legata alle forze straniere, ha incentrato tutto contro la figura del presidente, con attacchi continui, anche personali e di dileggio.

Mentre, secondo gli esperti, nella vittoria del partito al potere hanno giocato un ruolo importante la politica serba nei confronti di Mosca e l’equilibrata politica estera di neutralità di Belgrado, questo ha influenzato i risultati elettorali. E’ risaputo che oltre il 75% dei serbi sostiene la Russia, per motivi politici ma anche storici e di radici comuni, culturali e spirituali.

Ricordiamo che l’opposizione aveva detto prima delle elezioni del 2022, che Vucic avrebbe introdotto sanzioni contro Mosca subito dopo la fine delle votazioni. È passato più di un anno e mezzo e questo ancora non è successo e gli elettori lo hanno rilevato, nonostante le quotidiane pressioni e ricatti.

In realtà all’occidente interessava solo raggiungere un numero sufficiente di deputati in grado di garantire poi una approvazione parlamentare per far riconoscere il Kosovo come stato indipendente. Infatti il riconoscimento del Kosovo, oltre alle sanzioni anti russe, sono la condizione principale per l’adesione della Serbia alla Ue e alla NATO. Per ora gli è andata male.

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