La Sanità pubblica è ormai vicina al collasso. I pronto soccorso sono in una condizione drammatica, i medici sono in fuga ed anche gli infermieri stanno drasticamente diminuendo.
Turni massacranti e straordinari non riescono più a coprire l’incessante domanda di cure che è aumentata anche a causa del pesante ridimensionamento della medicina territoriale che ha continuato a dissanguarsi persino durante e dopo la tragica esperienza della pandemia da covid.
Chi può prenota a pagamento perché le liste d’attesa per esami e visite alle Asl sono talmente allungate da indurre tantissimi pazienti a rivolgersi, sempre più massicciamente, agli istituti privati, sia per la diagnostica che per le cure.
Malgrado le solite promesse, il Servizio Sanitario Nazionale continua ad essere deprivato di finanziamenti e di piani di rilancio. Il recente Documento Programmatico di Bilancio prevede, come parte delle “manovra” per la sanità pubblica prevede un aumento di soli 3 miliardi con il finanziamento del SSN che passa da 131,1 miliardi a 134,7 miliardi.
Ma se si tiene conto dell’inflazione media, il finanziamento scende del 2,8% nel 2023 e scenderà, secondo tutte le previsioni, del’1,4% il prossimo anno, per un taglio complessivo del 4,2% nel biennio, ovvero, quasi la metà di quello realizzato tra il 2008 e il 2014. Il rapporto tra spesa e PIL tornerà nel 2024 al 6,4% il livello minimo raggiunto solo nel 2007 e nel 2014.
In questa situazione, per moltissimi cittadini – soprattutto per quelli piu in difficoltà – curarsi sta diventando sempre più oneroso. Le cifre di questa inesorabile tendenza a pagare di tasca propria e per intero diagnosi e cure: +46% in 6 anni, +8% nel 2023. E’ ciò che hanno speso i cittadini per motivi sanitari, nonostante ogni italiano paghi, in media,1,8 mila euro di tasse l’anno finalizzate al servizio sanitario.
Si tratta di ben 40 miliardi che sono finiti in mano ai pescecani privati del settore i quali stanno vedendo aumentare enormemente i propri profitti speculando su quello che dovrebbe essere un diritto inalienabile di tutti: quello alla salute ed alla cure.
Questo vuol dire che si sta andando rapidamente verso uno spostamento dell’offerta sanitaria dal settore pubblico a quello privato con la conseguenza che si curerà soltanto chi ha la disponibilità economica di farlo, ovvero, l’affossamento del diritto alla salute.
Nell’anno che sta volgendo a conclusione, più di 3 milioni di cittadini hanno rinunciato a curarsi per mancanza di risorse. Il 21% degli italiani, poi, risparmia denaro per poter effettuare prestazioni sanitarie mentre un italiano su quattro (23%) “drammaticamente non riesce a risparmiare denaro per far fronte alle spese sanitarie”.
E sono tornate ad affacciarsi, con campagne pubblicitarie aggressive, le grandi compagnie di assicurazioni, anche grazie al lavoro di sponda offerto dai sindacati complici: il 17% della popolazione ne ha sottoscritta una.
E pensare che, secondo molte analisi, investire nel Servizio Sanitario, sarebbe anche un fattore di crescita economica. L’esatto contrario di quanto si è fatto in Italia a partire dal famigerato governo Monti con la sua scure che, a partire dal 2012, ha inferto la prima vera ferita grave al nostro SSN. Ogni euro di risorse pubbliche impiegato in sanità ne genererebbe due di produzione in valore.
Non solo: se l’investimento pro-capite di risorse fosse pari a quello della Germania, si creerebbero 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro. Di più, è ampiamente dimostrato che i costi di una medicina completamente sbilanciata sulla ospedalizzazione sono molto piu alti di quella orientata alla prevenzione mediante un sistema di assistenza medica territoriale efficiente, guarda caso, proprio come quello tedesco.
Ma, evidentemente, anche questi solidi argomenti sono completamente – e volutamente – ignorati da una classe politica e sindacale ormai completamente al guinzaglio dei grandi gruppi finanziari che stanno marciando trionfalmente verso la totale conquista di un settore che procede speditamente verso un modello sanitario alla statunitense: paghi o muori.
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