In Europa si va facendo strada la convinzione secondo cui l’Ucraina, “a fronte di un calo significativo dell’assistenza militare da parte dei Paesi occidentali, sarà costretta ad accettare un accordo di cessate il fuoco secondo le condizioni poste dalla Russia“. A riferirlo l’agenzia Bloomberg, citando funzionari europei in condizione di anonimato.
Secondo questi funzionari, la Russia potrà far leva sul declino della capacità di combattimento dell’Ucraina per estendere il proprio controllo su ulteriori territori.
“Priva della capacità di difendersi adeguatamente, l’Ucraina potrebbe essere costretta ad accettare un accordo di cessate il fuoco alle condizioni della Russia”, hanno affermato le fonti citate da Bloomberg, la quale sottolinea anche il crescente scetticismo dell’opinione pubblica occidentale in merito al costo ingente del sostegno a Kiev, nonché i risultati deludenti della controffensiva intrapresa dalle forze ucraine la scorsa estate.
I soldati ucraini inviati a combattere in prima linea per rinfoltire i ranghi di un esercito decimato, tra l’altro, sono sempre più anziani e fisicamente provati, anche a causa della corruzione e degli abusi da parte degli uffici di reclutamento che sono sotto pressione per compensare le perdite causate da due anni di guerra con la Russia. A scriverlo è il Wall Street Journal. Il quotidiano statunitense descrive come gli ufficiali di reclutamento ucraini arrestino i passanti, e li tengano detenuti in isolamento per giorni sino a costringerli ad arruolarsi nelle forze armate. Il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato ieri che le forze armate hanno chiesto l’arruolamento di altri 500mila uomini.
Il Wall Street Journal cita “numerosi militari e analisti militari”, e scrive che il sistema di coscrizione ucraino “non sta mobilitando il personale efficacemente, né fornendo la quantità e qualità di truppe necessarie, e nemmeno distribuendo equamente l’onere all’interno della società ucraina”. A causa della corruzione e delle esclusioni di alcune categorie di cittadini, una quota sproporzionata dei coscritti sono uomini di mezza età provenienti da villaggi e piccole città. Allo stesso tempo, il quotidiano segnala episodi sempre più numerosi di scontri e colluttazioni tra coscritti e impiegati degli uffici di registrazione e arruolamento militare.
Ma anche sul fronte politico le prospettive di Kiev appaiono tutt’altro che positive. In questi giorni è stato diffuso a pieni mani entusiasmo per l’apertura formale del processo di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Ma anche su questo ci sono forti ipoteche e strettoie inevitabili.
L’Ucraina infatti non potrebbe entrare a far parte dell’Unione europea con il conflitto ancora in corso. Per portare a termine il processo di adesione servirà di conseguenza un cessate il fuoco, ma questo potrebbe ugualmente non essere sufficiente.
L’Ucraina per entrare a far parte dell’Unione Europea dovrebbe presentarsi senza questione territoriali pendenti (1). In sostanza dopo il cessate il fuoco dovrà aprire delle trattative diplomatiche con Mosca lasciando alla Russia buona parte dei territori ora occupati visto l’andamento della guerra.
Una prospettiva rigettata con sdegno da Zelensky e dai guerrafondai della Nato e della Ue anche nelle scorse ore, ma per entrare nell’Ue non sembrerebbero esserci troppe alternative.
Ma l’ingresso dell’Ucraina nella Ue diventerebbe – con la situazione attuale – un “fardello velenoso” anche per la stessa Unione Europea.
Se infatti l’Ucraina entra nell’Ue con la guerra ferma ma con ancora aperte questioni territoriali, nel caso in cui la Russia dovesse sparare un solo colpo verso il territorio ucraino, stando alle clausole di solidarietà e mutua assistenza dei Trattati europei tutti gli Stati membri – inclusa l’Italia – dovrebbero scendere formalmente in guerra al fianco di Kiev, un po’ come funziona con la Nato.
Uno scenario da incubo, da evitare a tutti i costi ma verso il quale ci sta trascinando una classe dirigente europea di avventuristi e guerrafondai.
Note
(1) lo stesso problema dell’Ucraina lo avrà anche la Moldavia che ha in pancia il contenzioso con la repubblica separatista della Transnistria
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