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26/12/2023

La Cop28 certifica la fine dell’“età della ragione”

di Francesco Sylos Labini

Abbiamo vissuto per 250 anni abbracciando i valori dell’Illuminismo, guidati dall’ideale di utilizzare la ragione per migliorare la prosperità umana.

I dati sull’aspettativa di vita mostrano che, se storicamente si aggirava intorno ai 30 anni, oggi è oltre 70 anni in tutto il mondo e supera gli 80 nei Paesi sviluppati.

Le carestie, una volta comuni, sono state drasticamente ridotte e si verificano principalmente in zone di guerra. L’estrema povertà, che colpiva circa il 90% della popolazione mondiale 200 anni fa, è oggi inferiore al 9%.

Le guerre sono diminuite, la tortura è stata ridotta, la schiavitù non è legale in nessuna parte del mondo.

Guardando questi dati sembra quindi che l’adozione degli ideali illuministici, con la ragione come guida, abbia contribuito notevolmente alla prosperità dell’umanità o almeno di una buona parte di essa.

Tuttavia, nonostante questi successi, emerge una preoccupazione generale per il futuro, in quanto tutti i Paesi, indipendentemente dal sistema politico, sembrano muoversi in maniera irresponsabile verso le sfide comuni che incombono sull’umanità.

Uno studio durato sette anni e condotto da 80 scienziati provenienti da 16 nazioni, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Science, rivela che l’attuale concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera è la più elevata degli ultimi 14 milioni di anni e si è raddoppiata dall’era pre-industriale.

Nel corso della ricerca è stata ricostruita la concentrazione di anidride carbonica degli ultimi 66 milioni di anni, evidenziando che durante il massimo termico dell’Eocene, la CO2 raggiunse le 1600 ppm, quattro volte l’attuale livello. In quel periodo, la temperatura media terrestre era di circa 12-13 °C più alta rispetto a oggi, attestandosi intorno ai 28-29 °C.

La quota di 1600 ppm venne raggiunta in un periodo di emissione protratto per circa 30/50.000 anni, con una media di emissione di 0,24 miliardi di tonnellate (Gt) di carbonio all’anno.

Questo è in netto contrasto con le attività umane attuali che emettono 35Gt/anno, un ritmo molto più accelerato.

La ricerca mette in luce il divario significativo tra i processi naturali del passato e le attività umane contemporanee, evidenziando una preoccupante accelerazione dei cambiamenti climatici.

Mentre la Terra ha sperimentato un aumento termico di circa 5 °C in 10.000 anni, oggi stiamo affrontando un aumento di 1°C in meno di 100 anni.

La velocità con cui si verificano tali cambiamenti è il motivo di seria preoccupazione, richiamando l’attenzione sulla necessità di affrontare urgentemente le questioni legate al cambiamento climatico.

Mentre le misure dell’osservatorio europeo Copernicus hanno confermato che il 2023 è stato l’anno più caldo da quando si raccolgono dati in modo sistematico, i 198 partecipanti alla conferenza Cop28 dell’Onu sul clima a Dubai hanno raggiunto un compromesso inefficace sulle azioni da intraprendere per ridurre l’utilizzo delle energie fossili, responsabili della grande parte dell’aumento della temperatura.

Infatti, non sono stati assunti impegni vincolanti per una drastica riduzione delle fonti fossili; se si auspica una “transizione fuori dal fossile”, nel documento finale non si indicano impegni vincolanti, non è stato fissato un termine entro il quale raggiungere i pur generici obiettivi indicati, né è stato stabilito chi debba controllare l’adozione di misure efficaci al raggiungimento di tali obiettivi.

I Paesi produttori di fonti fossili non sono disposti ad accettare impegni stringenti che avrebbero portato allo zero netto delle emissioni globali entro il 2050 per limitare l’aumento di temperatura al già critico limite di 1,5 gradi.

Le emissioni globali aumenteranno quest’anno di un altro 2% mentre per limitare l’aumento del riscaldamento è necessario un taglio delle emissioni di oltre il 40% entro il 2030.

Il problema insoluto, e forse insolubile, è che la crescita economica di tanti Paesi emergenti, primi tra tutti Cina e India, comporterà un aumento ancora maggiore delle emissioni, a fronte del fatto che i Paesi primi per emissioni pro-capite sono gli Stati Uniti e il Canada.

C’è infatti una relazione chiara tra Pil pro-capite ed emissioni di CO2 pro-capite che può essere modificata solo cambiando le fonti di approvvigionamento energetiche.

Quello che gli esperti hanno considerato essere un limite invalicabile è dunque già fuori portata, e ci stiamo dirigendo verso i +3 gradi per la fine del secolo. Purtroppo la Cop28 ha certificato la fine dell’“età della ragione”di cui forse è stato sempre evidenziato solo l’aspetto positivo mentre il conto finale lo iniziamo a pagare ora.

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